Ieri mattina, prima di andare a fare un giretto in piazza, mi sono messo a rastrellare le foglie intorno a casa.
Come attività è tanto banale quanto foriera di vagabondaggio per pensieri.
Se le piante sono in numero discreto, con produzione ragguardevole di fogliame, l'impresa assume contorni grotteschi con sfumature mitologiche. Più ne raccogli, di quelle vegetali perfide pellicolette auree, e più ti sembra se ne accumulino.
Dopo qualche momento, quando sei riuscito a dar forma già a svariati montarozzi criso-muschiati, cominci a sentirti una mezza via fra Ercole chiamato alla titanica impresa della pulitura delle stalle di Augia, e Paperon de Paperoni che sguazza fra rivoli di monete lucenti. Con la lieve variante che le foglie, al cambio corrente, te le valutano una beneamata.
Immerso in questo soffuso non-senso, per di più col venticello che ti rammenda di foglie fresche il pezzettino di prato testé spazzolato, non ti rimane che dar libero sfogo al pensiero, cullandolo con l'andirivieni del rastrello. Così, pensa che ti ripensa, mi sono ritrovato a riflettere sul fatto che avevo addosso svariati ammennicoli portatori di memoria artificiale.
In una tasca delle braghe, due chiavette USB che mi porto sempre appresso, una da 1 giga e l'altra da 8. Nel giubbotto, il cellulare e il lettore mp3 da 2 giga, che tra l'altro, rigorosamente appigliato tramite cuffiette ai miei timpani, forniva ulteriore supporto riflessivo.
A quel punto mi è venuta in mente una cosa sentita l’altro giorno dal barbiere.
Una persona affetta da un disturbo nervoso, che da tempo lo costringeva ad improvvisi movimenti compulsivi fuori controllo, grazie all'impianto di un'apparecchiatura direttamente connessa alla fonte cerebrale dell'impulso sghembo, riesce ora ad evitare quegli scatti involontari.
Ora, stando alla descrizione del facondo tonsore, ci si immaginava quasi che dall'intervento fosse uscito fuori un cugino di secondo grado del prode hacker Neo, pronto a rinnovare la sfida con le oscure forze di Matrix.
Ma pur prendendo la notizia col dovuto beneficio d'inventario, depurandola ben bene dell'opportuna colorita tara "barbieresca", è un fatto che l'intromissione diretta della medicina nei nostri "centri decisionali" sia ormai divenuta realtà. Tanto più quando la faccenda si ritrova ad incrociarsi con altre discipline competenti in materia, come cibernetica, robotica e simili diavolerie moderne.
Insomma, rastrella che ti ripenso, defoglia che ti rimugino fra le tasche, mi sono sorpreso a domandarmi quanto tempo passerà ancora sino giorno in cui ci ritroveremo a poter intessere un colloquio in presa diretta fra la mente e queste appendici mnemoniche, senza intermediazione operativa di altre protesi informatiche come pc o lettori elettronici vari ed eventuali.
Chissà se un giorno sarà fattibile, ma soprattutto, chissà che conseguenze avrà la cosa. Seguendo la matassa dei pensieri, mi sono divertito ad ipotizzare alcuni scenari simil-faceti.
Il nostro processore spiritual-razionale sembra funzionare con tre software principali: Io, Es, e SuperIo. La convivenza dei tre programmi però è spesso faticosa. In fondo, ognuno dei tre reparti vorrebbe andare per la sua strada.
L'Es non capisce altro che di godimento e stravizi: se prendesse in mano tutta la baracca lui, tempo due giorni e sei bollito.
Il SuperIo vorrebbe vedere ordine ovunque, e all'uopo infradicia le sinapsi di sensi di colpa. Mentre l'Io si accontenterebbe di fare la sua vitaccia regolare, sentendosi dire sempre e solo pane al pane e vino al vino.
Immaginavo allora cosa potrebbe significare ritrovarsi con la disponibilità di parcheggiare momentaneamente uno o più dei suddetti programmi su di un disco rigido esterno.
Prendiamo ad esempio un data-base stupendo che il nostro hardware si ritrova talvolta a processare: l'innamoramento. Una sensazione bellissima, ma anche molto faticosa.
A seconda che la cosa venga macinata da uno dei tre programmi, assume sfumature diverse: l'Es non si schioderebbe mai più dal letto, l'Io azzarderebbe timidamente normalissimi progetti per una serena convivenza, mentre il SuperIo si tufferebbe a pesce in una pianificazione della carriera dei quattro figlioli che come minimo esigerebbe quale frutto del solidissimo matrimonio auspicato.
Quando ciascun programma elabora l’innamoramento secondo la propria competenza, le cose sembrano non andare neanche malaccio.
I problemi nascono quando i dati entrano contemporaneamente nei circuiti integrati di tutti e tre i software. Allora si inizia a sentire la ventola psichica supplementare che ronza all’impazzata, mentre finestre mentali si chiudono senza motivo, con relativo avviso di segnalare l’inghippo a Microbrain o a Cerebrapple, dipende da che sistema avete caricato (…tanto poi di regola si sceglie sempre il pulsante “non inviare”…).
Ma in un futuro, col nostro disco esterno, forse potremo mettere in standby qualche programma senza lasciare che interferisca o crei attriti con il resto del sistema.
Metti che sei cotto/a di una tipa o di un tipo. Spunti un’uscita serale e sei già in palla perché ti prefiguri gelidi momenti di timidezza, rossori inopportuni, mancanza di argomenti nel dialogo, tonalità vocali fracchiesche, secchezza delle fauci, sudorazione copiosa, piede palmato e alluce del tennista.
Niente panico: Start/Impostazioni/Pannello di controllo/Installazione applicazioni/SuperIo/Cambia-rimuovi: e giù che l'Es e l'Io si possono sbizzarrire a più non posso, il primo dando sfogo a tutta la sua arcaica disinibizione e il secondo bullandosi da gran playboy imperiale.
Basterà avere l'accortezza di programmare per il mattino successivo la re-installazione automatica del Super-Io, per non ritrovarsi a Las Vegas con in mano un certificato di matrimonio rilasciato dal pastore della chiesa Elvis-Presleyana, sottocongregazione del Basettone Celeste Miracoloso.
Altra situazione: un "creativo finanziario" ha mandato sul lastrico migliaia di famiglie.
Dov'è il problema? Gli si disinstallano Es ed Io!
Non passa mezz’ora che è già corso all'aeroporto, biglietto alla mano per le isole Cayman (o paradiso fiscale equipollente). L’aereo ha ancora le gomme calde sulla pista d’atterraggio del cassonetto finanziario, che lui è già corso dal suo insabbiatore di fondi neri di fiducia.
Lì, si mette a far piovere bonifici congrui sui conti dei poveri truffati, vende i 10 yacht, le 40 ville, e dismette 7 bordelli ben avviati, interessandosi di persona circa un futuro lavorativo dignitoso per le ragazze neo-disoccupate. Col ricavato paga tutte le tasse evase, poi torna a casa in barca a remi condotta da sé medesimo ed accetta di buon grado la generosa offerta di lavoro alla catena di montaggio di una rinomata fabbrica di raddrizzamento banane, rigorosamente solo turni di notte.
Uhm, no eh?…Decisamente no…
Alla fine me ne sono reso conto pure io: rastrellare le foglie non fa per niente bene all’equilibrio mentale…
Come attività è tanto banale quanto foriera di vagabondaggio per pensieri.
Se le piante sono in numero discreto, con produzione ragguardevole di fogliame, l'impresa assume contorni grotteschi con sfumature mitologiche. Più ne raccogli, di quelle vegetali perfide pellicolette auree, e più ti sembra se ne accumulino.
Dopo qualche momento, quando sei riuscito a dar forma già a svariati montarozzi criso-muschiati, cominci a sentirti una mezza via fra Ercole chiamato alla titanica impresa della pulitura delle stalle di Augia, e Paperon de Paperoni che sguazza fra rivoli di monete lucenti. Con la lieve variante che le foglie, al cambio corrente, te le valutano una beneamata.
Immerso in questo soffuso non-senso, per di più col venticello che ti rammenda di foglie fresche il pezzettino di prato testé spazzolato, non ti rimane che dar libero sfogo al pensiero, cullandolo con l'andirivieni del rastrello. Così, pensa che ti ripensa, mi sono ritrovato a riflettere sul fatto che avevo addosso svariati ammennicoli portatori di memoria artificiale.
In una tasca delle braghe, due chiavette USB che mi porto sempre appresso, una da 1 giga e l'altra da 8. Nel giubbotto, il cellulare e il lettore mp3 da 2 giga, che tra l'altro, rigorosamente appigliato tramite cuffiette ai miei timpani, forniva ulteriore supporto riflessivo.
A quel punto mi è venuta in mente una cosa sentita l’altro giorno dal barbiere.
Una persona affetta da un disturbo nervoso, che da tempo lo costringeva ad improvvisi movimenti compulsivi fuori controllo, grazie all'impianto di un'apparecchiatura direttamente connessa alla fonte cerebrale dell'impulso sghembo, riesce ora ad evitare quegli scatti involontari.
Ora, stando alla descrizione del facondo tonsore, ci si immaginava quasi che dall'intervento fosse uscito fuori un cugino di secondo grado del prode hacker Neo, pronto a rinnovare la sfida con le oscure forze di Matrix.
Ma pur prendendo la notizia col dovuto beneficio d'inventario, depurandola ben bene dell'opportuna colorita tara "barbieresca", è un fatto che l'intromissione diretta della medicina nei nostri "centri decisionali" sia ormai divenuta realtà. Tanto più quando la faccenda si ritrova ad incrociarsi con altre discipline competenti in materia, come cibernetica, robotica e simili diavolerie moderne.
Insomma, rastrella che ti ripenso, defoglia che ti rimugino fra le tasche, mi sono sorpreso a domandarmi quanto tempo passerà ancora sino giorno in cui ci ritroveremo a poter intessere un colloquio in presa diretta fra la mente e queste appendici mnemoniche, senza intermediazione operativa di altre protesi informatiche come pc o lettori elettronici vari ed eventuali.
Chissà se un giorno sarà fattibile, ma soprattutto, chissà che conseguenze avrà la cosa. Seguendo la matassa dei pensieri, mi sono divertito ad ipotizzare alcuni scenari simil-faceti.
Il nostro processore spiritual-razionale sembra funzionare con tre software principali: Io, Es, e SuperIo. La convivenza dei tre programmi però è spesso faticosa. In fondo, ognuno dei tre reparti vorrebbe andare per la sua strada.
L'Es non capisce altro che di godimento e stravizi: se prendesse in mano tutta la baracca lui, tempo due giorni e sei bollito.
Il SuperIo vorrebbe vedere ordine ovunque, e all'uopo infradicia le sinapsi di sensi di colpa. Mentre l'Io si accontenterebbe di fare la sua vitaccia regolare, sentendosi dire sempre e solo pane al pane e vino al vino.
Immaginavo allora cosa potrebbe significare ritrovarsi con la disponibilità di parcheggiare momentaneamente uno o più dei suddetti programmi su di un disco rigido esterno.
Prendiamo ad esempio un data-base stupendo che il nostro hardware si ritrova talvolta a processare: l'innamoramento. Una sensazione bellissima, ma anche molto faticosa.
A seconda che la cosa venga macinata da uno dei tre programmi, assume sfumature diverse: l'Es non si schioderebbe mai più dal letto, l'Io azzarderebbe timidamente normalissimi progetti per una serena convivenza, mentre il SuperIo si tufferebbe a pesce in una pianificazione della carriera dei quattro figlioli che come minimo esigerebbe quale frutto del solidissimo matrimonio auspicato.
Quando ciascun programma elabora l’innamoramento secondo la propria competenza, le cose sembrano non andare neanche malaccio.
I problemi nascono quando i dati entrano contemporaneamente nei circuiti integrati di tutti e tre i software. Allora si inizia a sentire la ventola psichica supplementare che ronza all’impazzata, mentre finestre mentali si chiudono senza motivo, con relativo avviso di segnalare l’inghippo a Microbrain o a Cerebrapple, dipende da che sistema avete caricato (…tanto poi di regola si sceglie sempre il pulsante “non inviare”…).
Ma in un futuro, col nostro disco esterno, forse potremo mettere in standby qualche programma senza lasciare che interferisca o crei attriti con il resto del sistema.
Metti che sei cotto/a di una tipa o di un tipo. Spunti un’uscita serale e sei già in palla perché ti prefiguri gelidi momenti di timidezza, rossori inopportuni, mancanza di argomenti nel dialogo, tonalità vocali fracchiesche, secchezza delle fauci, sudorazione copiosa, piede palmato e alluce del tennista.
Niente panico: Start/Impostazioni/Pannello di controllo/Installazione applicazioni/SuperIo/Cambia-rimuovi: e giù che l'Es e l'Io si possono sbizzarrire a più non posso, il primo dando sfogo a tutta la sua arcaica disinibizione e il secondo bullandosi da gran playboy imperiale.
Basterà avere l'accortezza di programmare per il mattino successivo la re-installazione automatica del Super-Io, per non ritrovarsi a Las Vegas con in mano un certificato di matrimonio rilasciato dal pastore della chiesa Elvis-Presleyana, sottocongregazione del Basettone Celeste Miracoloso.
Altra situazione: un "creativo finanziario" ha mandato sul lastrico migliaia di famiglie.
Dov'è il problema? Gli si disinstallano Es ed Io!
Non passa mezz’ora che è già corso all'aeroporto, biglietto alla mano per le isole Cayman (o paradiso fiscale equipollente). L’aereo ha ancora le gomme calde sulla pista d’atterraggio del cassonetto finanziario, che lui è già corso dal suo insabbiatore di fondi neri di fiducia.
Lì, si mette a far piovere bonifici congrui sui conti dei poveri truffati, vende i 10 yacht, le 40 ville, e dismette 7 bordelli ben avviati, interessandosi di persona circa un futuro lavorativo dignitoso per le ragazze neo-disoccupate. Col ricavato paga tutte le tasse evase, poi torna a casa in barca a remi condotta da sé medesimo ed accetta di buon grado la generosa offerta di lavoro alla catena di montaggio di una rinomata fabbrica di raddrizzamento banane, rigorosamente solo turni di notte.
Uhm, no eh?…Decisamente no…
Alla fine me ne sono reso conto pure io: rastrellare le foglie non fa per niente bene all’equilibrio mentale…
8 commenti:
Gilly ti sei superato! va bene l'avvio non è brillantissimo, ma segue il processo, il rastrello rastrella foglie e idee e piano piano fa mucchietti, sempre più articolati e svalvolati... la scenetta di Es-Io in azione e la chiesa "Elvis-Presleyana, sottocongregazione del Basettone Celeste Miracoloso" sono favolosi. Insomma la tua mezza chimera è ilare e contenta dopo codesta lettura :)
@->Farly: grazie Farly :-) le tue parole, preziosissime come sempre, mi fanno ricredere ancora una volta sulla mie capacità di auto-giudicarmi :-)
Non ero molto soddisfatto di questo scrittino, ma se la mia metà chimera sorride, uno scopo importante è già raggiunto :-)
Ciao, Signorina in Giallo :-)
Cavolo.. da un rastrellamento di foglie ne hai fatto uscire una morale di vita... ho paura quando passerai col tagliaerba elettrico.
rastrella, rstrella... io non posso farlo, e mi servirebbe invece ad uscire dall'impasse che mi sta creando il nuovo sistema operativo. comunque, i tuoi pensieri non saranno un po' in esubero? me ne presti qualcuno?
bravo, gil, scrivi e pensi meravigliosamente!
baci sinceri
@->Antonella: ahahahahah :-) hai ragione, temo parecchio pure io quel passaggio: per il momento, non oso nemmeno avvicinarmi al decespugliatore :-)
Grazie per la simpatia :-)
@->Maria Rosaria: grazie, EmRose, sei sempre iper-carina :-) mi hai dato un'idea: quasi quasi metto su un e-bay dei pensieri: venghino, sior siori, venghino, qui non si vende ma si regala!!! Idee sfuse, pensieri strampalati e chincaglieria mentale, tutto a modico prezzo!!! :-)
eheheheh :-) ah, chiaramente a te li presto volentieri :-)
Ciao :-) Bacini :-)
Mi accodo agli altri tuoi commentatori/trici.
Dovrei anch'io rastrellare le foglie del giardino, ma la prima volta che quest'anno mi sono avvicinata, sono riuscita a cadere semi-distesa, perché erano ancora bagnate dalle varie pioggerelle dei giorni precedenti.
Mi ha salvato il rastrello, sia a livello lavorativo che a livello "esistenziale" :D
Quindi da me neanche i mucchietti ordinati, tutto come prima.....
Ciao sei sempre simpaticissimo ^__^
Lara
@->Lara: come ti capisco, Lara...le foglie zuppe sono una disdetta :-) non si smuovono neanche coi buoi :-) e poi si arrotolano tutte, si ribellano :-) speriamo in qualche giornata di sole, che asciughi un po' :-)
Ad ogni modo, ogni lavoretto campagnolo, purchè fatto senza troppo affanno e prendendosi i tempi dovuti, è sempre portatore di gustosi momenti di riflessione e meditazione.
Grazie, sei tu simpaticissima :-)
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