Cari amici viandanti per pensieri, mi è pervenuta, a commento del mio scrittino precendente, un'impegnativa chiosa da parte di Ashasysley. Nel risponderle, mi sono accorto che stavo svacc...ehm...debordando notevolmente. Così ho pensato di pubblicare qui quella mia risposta. Tenete conto che è anche frutto di quattro giorni di influenza che mi ha debilitato parecchio nel fisico, ma soprattutto nella mente già di suo fortemente minata :-)
Per cui, vi chiedo di avere più pazienza del solito riguardo alla mia fumosità eccessiva...
Riporto prima il commento di Asha, e di seguito il mio sproloquio.
Ashasysley said:
@->Asha: commento assai impegnativo, questo tuo, Asha...allora, vediamo, che cosa dire?
Il nulla, filosoficamente parlando è categoria alquanto ostica, quasi un non-sense, per alcuni.
Posto che l'essere "è" (e su questo possiamo essere tutti concordi, anche assumendo il minimo gradino di essere concepibile, col cogito cartesiano, ossia l'essere del "se stesso", dell'ego), per accordare al nulla un qualche tipo di esistenza (e già qui la faccenda puzza forte...) si dovrebbero presupporre possibili passaggi dal nulla all'essere e viceversa. Ora, questo sarebbe possibile in una prospettiva extra-razionale, metafisica e trascendente (quella concessa dalla figura di un Dio creatore, al quale nessuno ci vieta di credere, sia ben chiaro), ma nell'ambito delle possibilità filosofiche in senso stretto, la cosa cigola parecchio.
Per paradosso mi è venuto da pensare che nel corso della storia c'è stata gente che ha sofferto così tanto che, per dirla in modo folkloristico, ci avrebbe messo la firma per poter essere precipitata all'istante nel nulla.
Ma il fatto è che la cosa non sembra così facile, a quanto pare.
L'annullamento di sè, lo spegnimento di ogni desiderio, di ogni volontà, di ogni propria identità circoscritta, sta alla base della ricerca di millenni di saggezza orientale, fra le altre cose. E sappiamo tutti la complessità immensa che sta dietro a quella tradizione.
Mi sovviene a proposito di tutto ciò anche una frase sentita una volta da Gianno Vattimo, che riferiva una battuta filosofica spietatamente ironica, pronunciata da un suo collega spagnolo, il quale, proprio su questa difficoltà umana di concepire il nulla, proprio riguardo a quella pervasività invadente dell'essere che così spesso ci sentiamo leopardianamente addosso (sia nel senso metaforico di sentire come una sorta di pelle di leopardo appiccicata a noi stessi, sia nel senso dell'angoscia leopardiana, del Leopardi), parafrasò la famosa frase evangelica in siffatta guisa: «Mio Dio, mio Dio, perchè "non" mi hai abbandonato».
La frase mi colpì parecchio, perchè l'ironia sembra roba da poco, ma spesso sa cogliere aspetti di verità più profonda di quanto non sappiano fare altri ambiti conoscitivi.
Chiudo dicendo solo che sulla saggezza della verifica blogspot, non ci sono mai dubbi: blogspot "sa" sempre!
Ecco amici, come vedete non mi sono ancora bene ripigliato dall'influenza, ma prometto che la prossima volta cercherò di scrivere un po' più come mangio :-)
Per cui, vi chiedo di avere più pazienza del solito riguardo alla mia fumosità eccessiva...
Riporto prima il commento di Asha, e di seguito il mio sproloquio.
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Ashasysley said:
Credo la essere l'evento più difficile non quello di accettare il nostro mutevole essere, ma il nulla. E penso sia proprio questo che spinge le persone non a provare ciò che non si è o qualcun'altro. Ma a "provare" nel vero senso della parola. A volte il nulla ti avvolge, così stretto così forte e non riesci a liberarti. E come liberarsi dal nulla se non lo si trova. Si entra così in un'altra dimensione, chimica, nella quale si può finalmente riconoscere la propria casa fino a confondere la realtà con tutto quello che la nostra mente crea. E tutto questo diviene postosto e parallelo fino ad una totale inconsapevolezza. Il voler fuggire da ciò che si è, dalle emozioni che non si provano più, dalla monotonia di questo vivere che ad una certa età ti fa credere che non ci sia altro che ti possa entrare dentro (non di nuovo, non di nuovo). E non sei più disposto a condividere. Il piacere te lo prendi da solo, finquando si mischia. Tramutandosi in morte. Se non apparente, chimica.
(n.b. parola di verifica del commento UNREAL. Il caso non esiste...)
(n.b. parola di verifica del commento UNREAL. Il caso non esiste...)
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@->Asha: commento assai impegnativo, questo tuo, Asha...allora, vediamo, che cosa dire?
Il nulla, filosoficamente parlando è categoria alquanto ostica, quasi un non-sense, per alcuni.
Posto che l'essere "è" (e su questo possiamo essere tutti concordi, anche assumendo il minimo gradino di essere concepibile, col cogito cartesiano, ossia l'essere del "se stesso", dell'ego), per accordare al nulla un qualche tipo di esistenza (e già qui la faccenda puzza forte...) si dovrebbero presupporre possibili passaggi dal nulla all'essere e viceversa. Ora, questo sarebbe possibile in una prospettiva extra-razionale, metafisica e trascendente (quella concessa dalla figura di un Dio creatore, al quale nessuno ci vieta di credere, sia ben chiaro), ma nell'ambito delle possibilità filosofiche in senso stretto, la cosa cigola parecchio.
Per paradosso mi è venuto da pensare che nel corso della storia c'è stata gente che ha sofferto così tanto che, per dirla in modo folkloristico, ci avrebbe messo la firma per poter essere precipitata all'istante nel nulla.
Ma il fatto è che la cosa non sembra così facile, a quanto pare.
L'annullamento di sè, lo spegnimento di ogni desiderio, di ogni volontà, di ogni propria identità circoscritta, sta alla base della ricerca di millenni di saggezza orientale, fra le altre cose. E sappiamo tutti la complessità immensa che sta dietro a quella tradizione.
Mi sovviene a proposito di tutto ciò anche una frase sentita una volta da Gianno Vattimo, che riferiva una battuta filosofica spietatamente ironica, pronunciata da un suo collega spagnolo, il quale, proprio su questa difficoltà umana di concepire il nulla, proprio riguardo a quella pervasività invadente dell'essere che così spesso ci sentiamo leopardianamente addosso (sia nel senso metaforico di sentire come una sorta di pelle di leopardo appiccicata a noi stessi, sia nel senso dell'angoscia leopardiana, del Leopardi), parafrasò la famosa frase evangelica in siffatta guisa: «Mio Dio, mio Dio, perchè "non" mi hai abbandonato».
La frase mi colpì parecchio, perchè l'ironia sembra roba da poco, ma spesso sa cogliere aspetti di verità più profonda di quanto non sappiano fare altri ambiti conoscitivi.
Chiudo dicendo solo che sulla saggezza della verifica blogspot, non ci sono mai dubbi: blogspot "sa" sempre!
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Ecco amici, come vedete non mi sono ancora bene ripigliato dall'influenza, ma prometto che la prossima volta cercherò di scrivere un po' più come mangio :-)
8 commenti:
gil, mi hai fatto rotolare dal ridere! dalla prima all'ultima frase... ahahhahaha, oddio! blogspot sa sempre. ma come ti vengono? il video poi!
comunque grazie a ash... per averti fornito l'ispirazione!
ps ehmmm.. la parola di verifica che mi è uscita è prody. :-) blogspot "sa" sempre!
bacio
@->Maria Rosaria: ehehehe, grazie EmRose...e io continuo a dire che la tua gentilezza è sempre squisitissima :-) sono contento di averti fatto fare due sorrisi filosofici :-) come vedi, se vogliamo parlare di "onanismo mentale", so sempre il fatto mio :-)
Riguardo a blogspot, è vero che "sa", ma spesso è oscuro :-) prody? mah...cos'avrà voluto dire? :-D
Baci parmenidei :-)
budda usava una parola shunyata che molti traducono in "nulla". osho propone una bellissima traduzione "nessuna-cosa" e dice "perché il nulla non è semplice nulla, è tutto. Vibra di ogni possibilità. È potenziale, potenzialità assoluta. Ancora non è manifesto, ma contiene ogni cosa.
All'inizio è la natura, alla fine è la natura, perché dunque fare tanto chiasso nel mezzo? Perché preoccuparsi tanto, essere così ansiosi, così ambiziosi, nel mezzo; perché creare tanta disperazione? L'intero viaggio va dal nulla al nulla."
a me questa idea piace moltissimo, sto lì che mi sforzo al massimo per fare poco chiasso, ma finisce sempre che faccio un gran casino ... besos decerebrati
@->Farly: ma qui si tirano in ballo dei "nulla" di lusso, Farly :-) Non è valido :-)
Il nulla "orientale" (al quale ho fatto cenni indegni pure io) è roba fuggevole in modo particolare alla ragione...è difficilissimo discettarne, perchè dietro l'angolo si annida sempre l'interrogativo mistico di fondo: "Ma di che minchia stiamo parlando?" :-)
E' un nulla che va vissuto, sperimentato, più che studiato e indagato...ma non te lo devo venire ad insegnare io :-)
Però se posso aggiungere una piccola vaccata mia, mi è sempre parso che questo nulla orientale sia in realtà un qualcosa...un qualcosa che non è uguale a nessun altro qualcosa al mondo :-) ma pur sempre un qualcosa...
Riguardo al far casino, come vedi, mi unisco anch'io al tuo coro, anzi, alla nostra chimera :-)
Baci samurai :-)
uhm diciamo che codesto vuoto cosmico che noi occidentalmente (o forse accidentalmente) identifichiamo con un'assenza totale e quindi provocante crisi abbandoniche, è forse, in realtà, quel sano momento di silenzio in cui le cazzate stanno a zero e finalmente il neurone può ruttare sereno una qualche idea, finalmente, costruttiva :)
bellissimo ciò che hai scritto. Tra l'altro dell'essere è stato persino detto che " non è " nel momento in cui diviene ciò che non appare e quindi ciò che è assente, per questo l'essere che appare prepara il senso di se' attestando il proprio essere preparando la via per l'assenza e così di seguito. Ma volevo dirti soprattutto che sono contanta che tu stia meglio ( a meno che questo non prepari il terreno per il non essere contenta, ma lo vedremo in seguito)
@->Farly: concordo, Farly: quando il livello di fraseggio sul nulla sfiora i limiti dell'indencenza, occore solo tacere e lasciar riposare il neurone :-)
Bacini silenziosi :-)
@->Antonella: grazie Antonella, sto ancora così così, ma mi rimetto in carreggiata pian piano...quello che dici tu mi pare riferirsi all'illusorietà del tempo, l'istante sempre fuggevole che a ben vedere semba celare una beffarda nullità dell'essere: il passato non è più, il domani non è ancora, e il presente è continuamente superato...interessante...
Baci semiguariti :-)
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