Qualcuno mi sa spiegare come mai, in tanti spot di automobili, serpeggia spesso in sottofondo una voce di maschiaccio viriloide iper-testosteronizzato, che risalendo praticamente dal sottosuolo all’ultra-sensuale frequenza di circa 4 o 5 herz, magnifica le strabilianti doti del mezzo pubblicizzato con tonalità ed espressioni simili a quelle solitamente riferibili ad un individuo che, con estremo rispetto parlando, sembra quasi lì lì per venire?
Per quale insondabile motivazione recondita una cosa del genere dovrebbe farmi venir voglia di comprarmi un’auto?
Con ancor più rispetto parlando, sinceramente a me la cosa lascia alquanto perplesso, per non dire che mi fa approssimativamente schifo. Non fraintendetemi però, non è mia intenzione impiantare qui chissà quale crociata moralizzatrice.
Non è questo il punto del mio disappunto.
L’obiezione che sollevo è riferita invece a due ordini di considerazioni che vado di seguito ad illustrare.
In prima istanza, mi dà da pensare, e non poco, il fatto che un tizio che mi vuole vendere un’auto me la decanti come se mi stesse aprendo le porte del paradiso. Ecchè minchia sarà mai? Si tratta pur sempre di una scatola di lamiera che consente spostamenti da un punto A ad un punto B, possibilmente con la disponibilità del ritorno da B ad A, in tutta sicurezza e comfort.
Tutto il resto è noia e non venirmela a menare più di tanto, amico! Vola basso e schiva il sasso! Stattene calmo e vai sereno: se mi serve il tuo catorcio, e se c’ho i soldi, me compro. Diversamente, non venirtene per favore in casa mia a sbavare come un segugio in calore per smollarmi l’affarone: per me puoi anche godere dieci volte di fila fino a stramazzare sull’asfalto ripentendo il mantra della tua marca estasiante, che non me ne potrebbe fregare di meno.
E’ proprio vero: quella di “consumatore”, specialmente se aggravata dalla sua condizione di spettatore televisivo, è forse la dimensione sociale più bistrattata in generale. Non esiste, nell’immaginario comune un “boccalone” più esagerato, un secchiaio di frottole più vorace e capiente. Al consumatore puoi raccontare di tutto, che gli asini hanno le ali e che le auto fanno godere.
«…Va beh…» dice, «…però se fosse la voce di una donna proposta con le medesime modalità, non avresti tutte queste fisime…».
Accettando in parte l’obiezione, la rintuzzo esponendo la seconda delle due parti in cui si dipana la mia annotazione.
Ma come, siamo tutti immersi, e sacrosantamente, in un daffare tremendo per far sì che ubriachi e gente strafatta non si metta al volante, e dopo tutta questa fatica, andiamo ora a sostituire una massa di autisti etilici e sniffo-impasticcati con un’altrettanto malsicura schiera di guidatori dal bacino tremulo?
E no, scusate un po’, cari spacciatori d’auto, questa proprio non la capisco. Lo vedete anche voi com’è difficile cacciar giù dal posto guida lo sbevazzone incallito e l’amante dei paradisi artificiali. E non facciamo in tempo a liberarci di quei tizi poco raccomandabili, che subito mi volete sbattere sul sedile un accecato d’orgasmo, un pro-veniente dal tunnel piaceri, un pelvi-vibrante col piede malfermo sulla frizione. Ma che logica c’è in tutto questo?
Allora siamo d’accordo, vecchio rigattiere di ferraglia motorizzata: la prossima volta che mi vuoi rifilare un’auto, per favore, stai a busto bello dritto, schiarisciti la voce, parla chiaro, ma soprattutto lavati le mani!
Altrimenti, nel nome supremo del sergente Hartman, mi sentirò autorizzato a sbraitarti in faccia:
«…Ma Cristo d’un Dio…Palla di Lardo…ma cosa fai, stai venendo?...».
Per quale insondabile motivazione recondita una cosa del genere dovrebbe farmi venir voglia di comprarmi un’auto?
Con ancor più rispetto parlando, sinceramente a me la cosa lascia alquanto perplesso, per non dire che mi fa approssimativamente schifo. Non fraintendetemi però, non è mia intenzione impiantare qui chissà quale crociata moralizzatrice.
Non è questo il punto del mio disappunto.
L’obiezione che sollevo è riferita invece a due ordini di considerazioni che vado di seguito ad illustrare.
In prima istanza, mi dà da pensare, e non poco, il fatto che un tizio che mi vuole vendere un’auto me la decanti come se mi stesse aprendo le porte del paradiso. Ecchè minchia sarà mai? Si tratta pur sempre di una scatola di lamiera che consente spostamenti da un punto A ad un punto B, possibilmente con la disponibilità del ritorno da B ad A, in tutta sicurezza e comfort.
Tutto il resto è noia e non venirmela a menare più di tanto, amico! Vola basso e schiva il sasso! Stattene calmo e vai sereno: se mi serve il tuo catorcio, e se c’ho i soldi, me compro. Diversamente, non venirtene per favore in casa mia a sbavare come un segugio in calore per smollarmi l’affarone: per me puoi anche godere dieci volte di fila fino a stramazzare sull’asfalto ripentendo il mantra della tua marca estasiante, che non me ne potrebbe fregare di meno.
E’ proprio vero: quella di “consumatore”, specialmente se aggravata dalla sua condizione di spettatore televisivo, è forse la dimensione sociale più bistrattata in generale. Non esiste, nell’immaginario comune un “boccalone” più esagerato, un secchiaio di frottole più vorace e capiente. Al consumatore puoi raccontare di tutto, che gli asini hanno le ali e che le auto fanno godere.
«…Va beh…» dice, «…però se fosse la voce di una donna proposta con le medesime modalità, non avresti tutte queste fisime…».
Accettando in parte l’obiezione, la rintuzzo esponendo la seconda delle due parti in cui si dipana la mia annotazione.
Ma come, siamo tutti immersi, e sacrosantamente, in un daffare tremendo per far sì che ubriachi e gente strafatta non si metta al volante, e dopo tutta questa fatica, andiamo ora a sostituire una massa di autisti etilici e sniffo-impasticcati con un’altrettanto malsicura schiera di guidatori dal bacino tremulo?
E no, scusate un po’, cari spacciatori d’auto, questa proprio non la capisco. Lo vedete anche voi com’è difficile cacciar giù dal posto guida lo sbevazzone incallito e l’amante dei paradisi artificiali. E non facciamo in tempo a liberarci di quei tizi poco raccomandabili, che subito mi volete sbattere sul sedile un accecato d’orgasmo, un pro-veniente dal tunnel piaceri, un pelvi-vibrante col piede malfermo sulla frizione. Ma che logica c’è in tutto questo?
Allora siamo d’accordo, vecchio rigattiere di ferraglia motorizzata: la prossima volta che mi vuoi rifilare un’auto, per favore, stai a busto bello dritto, schiarisciti la voce, parla chiaro, ma soprattutto lavati le mani!
Altrimenti, nel nome supremo del sergente Hartman, mi sentirò autorizzato a sbraitarti in faccia:
«…Ma Cristo d’un Dio…Palla di Lardo…ma cosa fai, stai venendo?...».