venerdì 16 aprile 2010

Raimondo e le rose rosse


L’arte e la vita appartengono a due dimensioni diverse?
Datemi pure del fesso idealista o del miope ignorante, ma io sostengo di sì: arte e vita sono due faccende molto diverse.
Questo significa forse che l’arte non parla della vita?
Ma nemmeno per sogno. Probabilmente nessun’altra forma dell’espressività umana sa parlare della vita più intensamente e più appassionatamente di quanto non sappia fare l’arte.
Non c’è dunque contraddizione in tutto questo?
Assolutamente sì, ed è così che “deve” essere!
Ci dobbiamo allora arrendere di fronte all’illogicità della cosa?
Niente affatto: quanto sopra dimostra solamente che se non si è pronti ad accettare tale incoerenza essenziale, si può rinunciare fin da subito a comprendere il senso dell’arte (e forse anche della vita stessa…).

L’arte può esprimere al meglio tutte le sue potenzialità di indagine circa i “meccanismi esistenziali”, solo a patto di depurarsi fin da subito dalle componenti più “realistiche” della vita vissuta.
Vi sto forse prendendo per il culo?
Idem come sopra: ma neanche per idea!
L’arte introduce ad una dimensione che sta a metà strada fra le atmosfere del gioco ed una certa “sacralità profana”, non scevra tuttavia da possibilità di sfociare in talune sfumature pertinenti ad una religiosità tutta propria. L’arte consiste in uno “stato di sospensione del vero” innescato nel tentativo di cogliere il nucleo più intimo della “Paradossalità”, e vive di sue regole autonome.
La pretesa di far rientrare fra i territori artistici la vita reale “dura e pura”, quella “effettiva” (della quale la politica è somma espressione), risulta altrettanto ideologicamente stonato quanto l’insano gesto di quegli ultras che tradiscono l’aggressività sublimata e ritualizzata attraverso l’agonismo calcistico, tramutandola in mazzate concrete.

Per tutti questi illogici e disordinati motivi, venire a sapere di un commento (*) simile riguardo la scomparsa di Raimondo Vianello: "Un altro grande marchettaro di Silvio che se ne va, dopo il buon Mike", mi ha arrecato la stessa tristezza cagionata da quel sindaco veneto leghista (**), che ha emesso l’ordinanza di far togliere le rose rosse dalle aiuole del suo paese, perché non in sintonia con lo speranzoso colore ufficiale del proprio partito.

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(*) = Del commento, che si trovava sul blog di Attila, ho saputo dal blog di Yoss

(*) (*) = Della notizia del genio legaiolo ho saputo sul blog di Galatea



2 commenti:

farlocca farlocchissima ha detto...

ma bello, ma proprio bello, ma grazie :-) e poi:
"L’arte consiste in uno “stato di sospensione del vero” innescato nel tentativo di cogliere il nucleo più intimo della “Paradossalità”, e vive di sue regole autonome." è un bellissimo concetto... la cosa che mi spaventa un po' è che mi sembra venga costantemente applicato intorno a me, ad esempio dinsulluogodilavoro dalla maggior parte dei present :-)

Gillipixel ha detto...

Farly: ehehheheh :-) ecco, quella di cui parli te, cara Faly, è esattamente una distorsione dovuta a non comprensione del concetto di arte...la non transitabilità vale infatti anche nel senso contrario: se si porta troppa arte nella vita reale, si rischia un casino micidiale :-)
Bacini paradossali :-)