Quante frecce avrà scagliato il glorioso «Popolo degli uomini» pellirosse nello strenuo tentativo di salvare l’onore e la purezza della propria civiltà?
Al retorico interrogativo vien da pensare, per contrapposizione, non appena si consideri come invece il nostro senso civico si svenda spesso per un numero di dardi ben più esiguo.
Quattro frecce, per la precisione.
Le quattro frecce sono divenute la pietra filosofale dell’automobilista insubordinato, la panacea che tramuta in gesto dorato qualsiasi genere di stronzata “guidatoria”.
C’è la ZTL super esclusiva per sole auto “EURO 27”, che invece di benzene e CO2, è richiesto emettano dalla marmitta essenza di mughetto con leggere nuance in sottofondo alla violetta nana del Panshir?
Chi se ne frega: attacco le quattro frecce, ed entro anche con la Fiat Duna “AFRO meno 10” di mio nonno, carburatore riadattato per l’iniezione nei cilindri di uranio impoverito.
Squilla il cellulare sulla via verso il Supremo Centro Commerciale, per una fondamentale comunicazione della moglie che deve avvisare di non prendere le mozzarelle “Vaccarèll”, poco adatte per la pizza, bensì di optare per le “Bufalòn”, molto più filanti per la più alta percentuale di latte di Yak tibetano, munto nelle notti di luna piena con Saturno nei Pesci e quella vacca che se li porta?
Nessun problema: metti le quattro frecce sullo svincolo d’ingresso alla tangenziale, in curva, e puoi fermarti comodamente a rispondere.
E’ stato nello smarrimento causato da queste surreali considerazioni che io proprio io, l’individuo forse più allergico e distante dai concetti di “moda”, “voga” o “tendenza” (chi lo ha mai capito poi dove siano mai dirette queste “tendenze”?...l’unica “tendenza” che talvolta concepisco è quella della direzione verso cui, in certe situazioni ed in certi ambienti, si possa finalmente mandare tutti affanculo…ma questo è un altro discorso…), è stato dunque meditando su queste tematiche fondamentali, che io proprio io mi sono ricordato del mio amico Analfa, lo stilista che si firma con una “X”, sottoponendo a lui la questione.
Ed il genio onirico di Analfa non ha deluso nemmeno stavolta, sfornando una sfavillante creazione che sa cogliere in pieno il nesso della problematica: il nuovissimo modello di “giacca poker”.
Si tratta di una riproposizione del classico vessillo della borghesia novecentesca, la giacca appunto come tutti noi normalmente la conosciamo, integrata tuttavia dal tocco talentuoso di Analfa: quattro frecce d’automobile, applicate ciascuna su ogni spalla e polsino, con apposito impianto elettrico per il regolare lampeggiamento.
La “giacca poker” è l’ideale per l’amministratore delegato che deve operare un delicato riassetto aziendale finalizzato alla rilancio finanziario del pacchetto d’azioni societario: si presenta al consiglio dei soci, accende le quattro frecce dalla giacca, e con tre firme licenzia qualche centinaia di dipendenti, facendo impennare il titolo in borsa (*).
Anche l’annoso problema della penuria di servizi igienici pubblici, aggravato in maniera esponenziale dopo la soppressione dei vespasiani, è brillantemente risolto dalla “giacca poker”. L’impellenza urge, la capienza tracima, la reggenza vacilla? Quattro frecce e…aaahhh, liberi di liberarsi ovunque e quantunque.
Cosa aspetti dunque «uomo del mio tempo»? D’accordo, tu «sei ancora quello della pietra e della fionda», ma non esitare un attimo di più: corri nei grandi magazzini Analfa ed assicurati subito un modello di “giacca poker” nuovo di fiamma. Perché ricorda sempre: Analfa ci tira sopra una croce!
Al retorico interrogativo vien da pensare, per contrapposizione, non appena si consideri come invece il nostro senso civico si svenda spesso per un numero di dardi ben più esiguo.
Quattro frecce, per la precisione.
Le quattro frecce sono divenute la pietra filosofale dell’automobilista insubordinato, la panacea che tramuta in gesto dorato qualsiasi genere di stronzata “guidatoria”.
C’è la ZTL super esclusiva per sole auto “EURO 27”, che invece di benzene e CO2, è richiesto emettano dalla marmitta essenza di mughetto con leggere nuance in sottofondo alla violetta nana del Panshir?
Chi se ne frega: attacco le quattro frecce, ed entro anche con la Fiat Duna “AFRO meno 10” di mio nonno, carburatore riadattato per l’iniezione nei cilindri di uranio impoverito.
Squilla il cellulare sulla via verso il Supremo Centro Commerciale, per una fondamentale comunicazione della moglie che deve avvisare di non prendere le mozzarelle “Vaccarèll”, poco adatte per la pizza, bensì di optare per le “Bufalòn”, molto più filanti per la più alta percentuale di latte di Yak tibetano, munto nelle notti di luna piena con Saturno nei Pesci e quella vacca che se li porta?
Nessun problema: metti le quattro frecce sullo svincolo d’ingresso alla tangenziale, in curva, e puoi fermarti comodamente a rispondere.
E’ stato nello smarrimento causato da queste surreali considerazioni che io proprio io, l’individuo forse più allergico e distante dai concetti di “moda”, “voga” o “tendenza” (chi lo ha mai capito poi dove siano mai dirette queste “tendenze”?...l’unica “tendenza” che talvolta concepisco è quella della direzione verso cui, in certe situazioni ed in certi ambienti, si possa finalmente mandare tutti affanculo…ma questo è un altro discorso…), è stato dunque meditando su queste tematiche fondamentali, che io proprio io mi sono ricordato del mio amico Analfa, lo stilista che si firma con una “X”, sottoponendo a lui la questione.
Ed il genio onirico di Analfa non ha deluso nemmeno stavolta, sfornando una sfavillante creazione che sa cogliere in pieno il nesso della problematica: il nuovissimo modello di “giacca poker”.
Si tratta di una riproposizione del classico vessillo della borghesia novecentesca, la giacca appunto come tutti noi normalmente la conosciamo, integrata tuttavia dal tocco talentuoso di Analfa: quattro frecce d’automobile, applicate ciascuna su ogni spalla e polsino, con apposito impianto elettrico per il regolare lampeggiamento.
La “giacca poker” è l’ideale per l’amministratore delegato che deve operare un delicato riassetto aziendale finalizzato alla rilancio finanziario del pacchetto d’azioni societario: si presenta al consiglio dei soci, accende le quattro frecce dalla giacca, e con tre firme licenzia qualche centinaia di dipendenti, facendo impennare il titolo in borsa (*).
Anche l’annoso problema della penuria di servizi igienici pubblici, aggravato in maniera esponenziale dopo la soppressione dei vespasiani, è brillantemente risolto dalla “giacca poker”. L’impellenza urge, la capienza tracima, la reggenza vacilla? Quattro frecce e…aaahhh, liberi di liberarsi ovunque e quantunque.
Cosa aspetti dunque «uomo del mio tempo»? D’accordo, tu «sei ancora quello della pietra e della fionda», ma non esitare un attimo di più: corri nei grandi magazzini Analfa ed assicurati subito un modello di “giacca poker” nuovo di fiamma. Perché ricorda sempre: Analfa ci tira sopra una croce!
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(*) = espressioni para-economicistiche del tutto sparate a caso
4 commenti:
esti segnalare ad analfa che se non ci mette le casse dello stereo e la porta per l'mp3, forse non ne vende abbastanza di quelle giacche :-D
(blogspot sottolinea efolla)
ehehehhe...ma Farly, ma Analfa lavora per la fama artistica, mica per il vil denaro :-) e cosa ti credevi? :-)
murap dice blogspot: il nome dell'ultimo cliente di Analfa, un commerciante di chincaglieria molto attivo sotto il regno di Hamurabi :-)
eh, i tempi cambiano, non ci sono più gli analfa di una volta, e soprattutto le croci...
grande, gil!!!
@->Maria Rosaria: ehehehehe :-) Grazie EmRose :-) devo dire che la mia vena narrativa risente un po' della fiacca primaverile...conto di fare meglio nelle mie prossime incursioni nella surrealtà :-)
Bacini a bocciolo :-)
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