giovedì 19 agosto 2010

Madeleine gillipixiane


A volte ho l’impressione che la vita sia tutto un appiccicare pensieri e sensazioni ai vari “pacchetti” di tempo che ci ritroviamo a trascorrere. Altre volte ho altre impressioni sulla vita, ma questa ricorre spesso e non mi sembra così male.
Succede di provare certe emozioni in concomitanza con determinati eventi. Se l’associazione si ripete con una certa frequenza e regolarità, nasce quello che poi, a seconda delle esigenze, chiamiamo abitudine, o esperienza, oppure memoria, o altro ancora.

Non deve essere un concetto così balordo, se considerate che Proust, Bergson e, volendola vedere un po’ alla larga, anche lo stesso Wittgenstein, ci hanno speso intorno buona parte dei loro sforzi intellettuali e creativi.

Se non vi fidate di me (e fate bene…), sentite un po’ cosa dice ad un certo punto wikipedia:
«…Il tentativo di Bergson di andare oltre sia il realismo sia l'idealismo si concretizza nella definizione della percezione come di una forma di coscienza inglobante sia il soggettivo che l'oggettivo. L'immagine si pone come saldatura fra la materia e la memoria…».

E se non vi fidate nemmeno di wikipedia, più che lasciare la parola al diretto interessato (in questo caso Wittgenstein), non so proprio cosa fare:

«…1) Il mondo è tutto ciò che accade
2) Ciò che accade, il fatto, è il sussistere di stati di cose
3) L’immagine logica dei fatti è il pensiero.
4) Il pensiero è la proposizione munita di senso...».

"Tractatus logico-philosophicus"
Ludwig Wittgenstein - 1918

Insomma, che la giriate da una parte o dall’altra, la faccenda pare consistere sempre nell’appiccicare materiale mental-spirituale sopra al materiale spazio-temporale.
E pazienza poi se ognuno si ritrova in tasca le madeleine che si merita. Com’è successo a me, che mi sono ritrovato in tasca una “Guida Tv”.

Ma andiamo per gradi della memoria. Tutto inizia che ero ancora sbarbatello e di canali tv ce ne saranno stati due e mezzo, tutti rigorosamente di proprietà statale (…ebbene sì, cari bambini, un tempo succedevano anche queste cose, tutti andavamo a letto dopo Carosello e la mamma non poteva dire: “Fai il bravo, se no ti mando il babau mediatico”, perché non avremmo capito…).

Capitò che nelle edicole venne presentato il primo giornalino italiano dedicato esclusivamente ai programmi televisivi. Lo intitolarono «Guida Tv» (…ma vàh!...), ad imitazione dell’omologo americano “Tv guide”, del quale ricalcava anche la grafica di copertina e il formato ridotto.
Ricordo ancora il primo numero uscito, con Mike Bongiorno in copertina (e chi altri se no?) e una particolarità che nella mia permeabilità immaginifica di bambinetto campagnolesco mi regalò non poco stupore: pur essendo il primo numero, veniva battezzato come “numero zero”. Davvero non so dirvi come mai, ma questa cosa mi meravigliava da matti.

Dopo aver apprezzato questo numero sperimentale, in casa si decise di acquistare regolarmente la “Guida tv”. La pubblicazioncella si distingueva per uno stratagemma grafico semplicissimo ma efficace, escogitato per facilitare la consultazione: le pagine dedicate ad ogni giornata televisiva avevano il bordino colorato diversamente, così uno, sfogliando, poteva andare direttamente, per dire, al giovedì o al sabato, nella maniera più immediata.
Quello sfogliamento di “Guide tv” divenne per me una delle abitudini più frequenti della mia fanciullezza televisionaria, fino al punto che le giornate cominciarono ad assumere ciascuna il colore ufficiale di “Guida tv”.
E questa è la mia buffa e personale madeliene cui facevo riferimento prima, e che ancora oggi, in parte, mi porto appresso come lascito di quel periodo di formazione psico-emotiva, come mia privata «…saldatura fra materia e memoria…».

Non di rado, anche adesso, mi capita infatti di pensare ad un giorno ed immaginarmi la sua gradazione cromatica, che ovviamente corrisponde all’allora ufficiale colorazione del rispettivo bordino di “Guida tv”.
Il lunedì è di un giallo piuttosto denso, quasi arancio. Il martedì è giallo sole splendente. Il mercoledì verde. Il giovedì è blu chiaro. Il venerdì una metà via fra il rosa e il fucsia, mentre il sabato è blu, ma più scuro del giovedì.

Questi sono perlomeno i colori di “Guida tv” come li ricordo io.
Sono passati secoli da quando ho sfogliato l’ultima “Guida tv”, e forse la memoria mi inganna, ma fatto sta che ancora adesso, a volte, i giorni me li immagino ciascuno di quel colore. L’unico che non ricordo, chissà come mai, è il colore della domenica.
Quella proprio non la ricordo. Probabilmente perché per me è sempre stato un giorno smunto ed opaco, e nemmeno il fascino della “Guida tv”, con la promessa arcobaleno dei suoi tre programmi in bianco e nero, è mai riuscito a farmela vedere con un minimo di colorito in volto.


2 commenti:

farlocca farlocchissima ha detto...

allora queste cose si chiamano ancoraggi mnemonici :-) scelta musicale spettacolare... bacini vacanzieri

Ps. tiè pure in diminutivo omeopatico ti ci ho messo

Gillipixel ha detto...

@->Farly: eheheheh :-) questo è un super commento, Farly :-) hai sfidato l'allergia per i diminutivi, e lo ritengo un grande regalo :-)
Bacini ancorati a questo evento speciale :-)