Se la nostra nazione fosse una democrazia di senso compiuto, la sua Costituzione dovrebbe iniziare così: Articolo 1: «L’Italia è una repubblica fondata sulla possibilità di non vedere anima viva prima delle undici di mattina».
Badate che ho scritto “possibilità”, non diritto, né dovere. Semplicemente dovrebbe essere garantita a ciascuno la facoltà di poter scegliere di non vedere nessuno prima del ripristino completo di una dignitosa presentabilità “post-dormitoria”.
Il ritorno dal mondo del sonno è una faccenda seria.
Dormire vuol dire anche un po’ addentrarsi in una sorta di metamorfosi di noi stessi. Siamo degli “altri”, quando dormiamo, la nostra identità normalmente riconosciuta viene meno, per lasciare spazio ad un’altra più misteriosa, intima, remota rispetto alle dimensioni della fase di veglia.
E sul corpo, soprattutto sul viso, le tracce di questa metamorfosi rimangono visibili, ma molto più indelebili sono i segni lasciati dentro l’animo, dal sonno.
Dando come sottinteso che si considerino solo casi di “normo-dormitori” (lasciando dunque in sospeso il discorso per chi ha disturbi ad accedere a quel regno così importante per le umane distribuzioni d’energia vitale), si può dire che il sonno è l’altra metà di noi. E’ un concetto così bizzarro che solitamente non ci si pensa, ma ogni volta che incontriamo una persona dovremmo sempre ricordare che in qualche modo l’essere che ci troviamo dinnanzi è incompleto, è dimezzato, perché l’altro fondamentale 50% di sé l’ha lasciato nel suo letto, la mattina quando si è svincolato dall’abbraccio di Morfeo.
Il “sé” addormentato è fragile ed indifeso, è la nostra identità messa fra parentesi, è il nostro spirito uscito per qualche ora dalla vita per addentrarsi in un ignoto che anche agli occhi della scienza conserva tuttora mille ed una sfumatura ancora inspiegate.
L’atto dell’addormentarsi livella l’umanità: da un bastardo figlio di mignotta trapela il medesimo candore di una brava persona, quando sono immersi nel sonno.
Stare in presenza di una persona non ancora ben sveglia, specularmente al presentarsi per forza di cose non ancora ben svegli agli altri (fenomeno che capita a ciascuno, quasi tutti i giorni, entrando nel posto di lavoro, a scuola, sul treno, sul bus, ecc.), sono atti di profanazione dell’epilogo di un rito sacro che dovrebbe essere di pertinenza esclusiva dell’intimità del singolo.
Per dirla in termini assai più prosaici, è un po’ come cacciare fuori a calci un tizio dal cesso, con ancora le braghe e le mutande calate a mezza gamba.
L’eventualità di vedersi con ancora i segni del sonno siglati sul corpo e nell’animo, dovrebbe essere prerogativa solo degli amanti, perché solo la vastità dell’amore o la vertiginosa magia di una profondissima passione fisica e spirituale, contemplano il lusso di riuscire a ritrovare bellezza anche nella vulnerabilità dell’altro e nell’effrazione dei suoi pudori.
Già l’amicizia, in questo senso, si rivela “leggermente più impotente”: vedere l’amico o farsi vedere dall’amico coi postumi del sonno indosso, mette un po’ a disagio, crea imbarazzo, oppure può fare anche malinconia, per il disinganno che soggiace al constatare disvelata la “delicatezza aggredibile” di una personalità che si pensava più integra, più tetragona ed inattaccabile.
Per questo, una democrazia moderna che a testa alta intendesse chiamarsi tale, dovrebbe garantire ad ognuno la possibilità di ritrovarsi attorniato solo da gente perfettamente sveglia, agli orari debiti.
Dovrebbe garantite tutto ciò…se solo non fosse che questa era soltanto un’altra stravagante favola raccolta andando per pensieri…
Badate che ho scritto “possibilità”, non diritto, né dovere. Semplicemente dovrebbe essere garantita a ciascuno la facoltà di poter scegliere di non vedere nessuno prima del ripristino completo di una dignitosa presentabilità “post-dormitoria”.
Il ritorno dal mondo del sonno è una faccenda seria.
Dormire vuol dire anche un po’ addentrarsi in una sorta di metamorfosi di noi stessi. Siamo degli “altri”, quando dormiamo, la nostra identità normalmente riconosciuta viene meno, per lasciare spazio ad un’altra più misteriosa, intima, remota rispetto alle dimensioni della fase di veglia.
E sul corpo, soprattutto sul viso, le tracce di questa metamorfosi rimangono visibili, ma molto più indelebili sono i segni lasciati dentro l’animo, dal sonno.
Dando come sottinteso che si considerino solo casi di “normo-dormitori” (lasciando dunque in sospeso il discorso per chi ha disturbi ad accedere a quel regno così importante per le umane distribuzioni d’energia vitale), si può dire che il sonno è l’altra metà di noi. E’ un concetto così bizzarro che solitamente non ci si pensa, ma ogni volta che incontriamo una persona dovremmo sempre ricordare che in qualche modo l’essere che ci troviamo dinnanzi è incompleto, è dimezzato, perché l’altro fondamentale 50% di sé l’ha lasciato nel suo letto, la mattina quando si è svincolato dall’abbraccio di Morfeo.
Il “sé” addormentato è fragile ed indifeso, è la nostra identità messa fra parentesi, è il nostro spirito uscito per qualche ora dalla vita per addentrarsi in un ignoto che anche agli occhi della scienza conserva tuttora mille ed una sfumatura ancora inspiegate.
L’atto dell’addormentarsi livella l’umanità: da un bastardo figlio di mignotta trapela il medesimo candore di una brava persona, quando sono immersi nel sonno.
Stare in presenza di una persona non ancora ben sveglia, specularmente al presentarsi per forza di cose non ancora ben svegli agli altri (fenomeno che capita a ciascuno, quasi tutti i giorni, entrando nel posto di lavoro, a scuola, sul treno, sul bus, ecc.), sono atti di profanazione dell’epilogo di un rito sacro che dovrebbe essere di pertinenza esclusiva dell’intimità del singolo.
Per dirla in termini assai più prosaici, è un po’ come cacciare fuori a calci un tizio dal cesso, con ancora le braghe e le mutande calate a mezza gamba.
L’eventualità di vedersi con ancora i segni del sonno siglati sul corpo e nell’animo, dovrebbe essere prerogativa solo degli amanti, perché solo la vastità dell’amore o la vertiginosa magia di una profondissima passione fisica e spirituale, contemplano il lusso di riuscire a ritrovare bellezza anche nella vulnerabilità dell’altro e nell’effrazione dei suoi pudori.
Già l’amicizia, in questo senso, si rivela “leggermente più impotente”: vedere l’amico o farsi vedere dall’amico coi postumi del sonno indosso, mette un po’ a disagio, crea imbarazzo, oppure può fare anche malinconia, per il disinganno che soggiace al constatare disvelata la “delicatezza aggredibile” di una personalità che si pensava più integra, più tetragona ed inattaccabile.
Per questo, una democrazia moderna che a testa alta intendesse chiamarsi tale, dovrebbe garantire ad ognuno la possibilità di ritrovarsi attorniato solo da gente perfettamente sveglia, agli orari debiti.
Dovrebbe garantite tutto ciò…se solo non fosse che questa era soltanto un’altra stravagante favola raccolta andando per pensieri…
4 commenti:
Secondo me in quella crema di funghi che hai mangiato ieri sera qualcuno ha infiltrato un "messicano" che non ti ha fatto niente bene.
Fai attenzione a scegliere il verduraio di fiducia.. ahahhhaha
p.s.
se condividi il risveglio con qualcuno, amico o amante che sia condividi anche il tuo aspetto mattutino che non dovrebbe avere nessun effetto sull'amico in questione.
Se invece questo compromette il suo giudizio, allora non è un amico!
@->Marisa: ehehehehhe :-) grazie del consiglio, Mari, cambierò ortolano :-) oppure mi servo da questo solo quando voglio fare l'alternativo :-)
Ad ogni modo, non intendevo dire che un amico assonnato non è più un amico...cambiano solo le prospettive dell'amicizia, tutto qui :-)
Le cose che scrivo non andrebbero prese troppo in conformità al "senso comune"...anzi, posso quasi affermare che l'attività dell'andarperpensieri più genuina, è in un certo senso una dichiarazione di guerra continua verso il “senso comune” :-)
Il che non significa sparare fandonie a vanvera (o almeno spero, nel mio caso :-), ma cercare sensi inediti alla realtà :-)
Che questo riesca più o meno bene, è tutto da opinare :-)…ma vuoi mettere il divertimento? :-)
be' conoscevo gente che la mattina sembrava gozzilla, guai a dirgli qualsiasi cosa... in quei casi ero ben lieta di aver mediamente a che fare con quel, assai più civile, 50% da sveglio/a :-D bacetti sognanti
ps bella scelta musicale come al solito
@->Farly: lo vedi, Farly? :-) Se fosse stata in vigore la mia Costituzione, non avresti avuto quelle difficoltà, perchè i Godzilla li avresti incontrati solo se presentavano il certificato di completa svegliatura :-)
Bacini a elica :-)
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