"...She left me roses by the stairs,
surprises let me know she cares...".
Blink 182 - 1999
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Io sono un grande sognatore.
No, no, non dico nel senso figurato del termine. Non sto parlando stavolta per metafore o simili infingimenti “scenografico-concettuali”. Non c’entrano certi idealismi o altre svagate escursioni fra le vaporose nubi di futuri vagheggiati.
Parlo proprio del sognare vero e proprio, del sognare fisico, materiale, pratico. Del mettersi lì a ronfare e lasciarsi passare tutte quelle immagini e sensazioni fantastiche davanti agli occhi e attraverso l’intero corpo.
Ogni volta che mi corico nel letto per la periodica immersione nel “mondo ad occhi chiusi”, non solo ritrovo la gioia della serenità e pregusto il piacere del riposo, magari dopo giornate faticose. Ma ciò che assaporo è anche una sorta di entusiasmo simile a quello provato dallo spettatore, mentre fa il suo ingresso nella sala ovattata di velluto del cinema, o nell’invaso sonoro e denso di un accogliente teatro.
Mettermi a dormire è come accettare l’invito ad una bellissima festa. So già che durante la notte potrò ricevere la mia porzione di bellezza, sottoforma di bagliori visivi ed altre fantasmagorie emotive usualmente non disponibili nel limitato panorama dei “cinque sensi vigili”.
Quando sogno, i sensi, come se si avventurassero dentro una “casa degli specchi emotivi”, si amplificano e si riverberano a vicenda, per ritrovarsi alla fine in numero ben superiore di cinque. Quando sogno, sento di divenire io stesso “sensorialità” pura, percezione vitale amplificata.
A volte ho sentito dire, da alcuni amici o conoscenti, che loro sognano poco o niente. Me ne sono dispiaciuto di cuore.
Perché io invece sono affetto da “ipertrofia onirica” e so che è un bell’essere affetti. Sogno a valanga, per tempi lunghissimi, storie complicate, trame ramificate, vicende intricate come il sottobosco di una foresta pluviale tutta penzolante di suggestioni, atmosfere, sapori, suoni, luci, colori, sensazioni.
L’«Istituto Luce», «Teche Rai», l’archivio della «Paramount», gli scantinati degli «Universal Studios», i solai della «R.K.O.», mi fanno un baffo. Certe mattine trasudo talmente sogni, che mi basta girare il fianco ed è come cambiare canale, come passare da un racconto all’altro, da un’ambientazione ad una successiva che ne è il continuo, oppure anche ad un’altra scena totalmente nuova.
Sogno sogni intensi, poetici, drammatici, buffi, ridicoli, teneri, grotteschi, bizzarri, eccitanti, lussuriosi, vergognosi, spudorati, oltremodo intimi, indicibili, epici, avventurosi, angoscianti, sereni, liberatori, opprimenti, esaltanti, redentori.
Sogno da maschio e da femmina; sogno da infante e da vecchio; sogno umanamente ed “animalmente”; sogno così tanto che il corpo si infrange nell’anima, e viceversa.
Tra l’altro, non dev’essere un caso il fatto che un certo “attrezzo corporale” dalla morfologia cangiante (ad esclusivo appannaggio virile, precisiamo…), normalmente dedito a scandire le ore di veglia con la sua pendula ordinarietà di “virgola” seriosa e defilata, passi invece a sottolineare le migliori beatitudini oniriche ergendosi nella ben più lussureggiante sagoma di “punto esclamativo” capovolto (ma guarda un po’ che capriole allegoriche tocca fare, pur di non mettere l’avviso di blog contenente “materiale adulto”…che a dire il vero, tutte le robe che scrivo io alla fin fine non sono né adulte, né minori: forse sono solo per passare cinque minuti senza sentirsi nessuna età sul groppone…).
Sarà dunque stato per queste e chissà quali altre motivazioni oniriche che, quando ho letto il seguente brano, il mio animo epifanico di lettore ha gioito e goduto smisuratamente:
«…Chi di notte, dormendo, sogna, conosce un genere di felicità ignota nel mondo della veglia: una placida estasi e un riposo del cuore che sono come il miele sulla lingua. Sa anche che la bellezza dei sogni è la loro atmosfera di libertà infinita: non la libertà del dittatore che vuole imporre la sua volontà nel mondo, ma la libertà dell’artista privo di volontà.
Il piacere del vero sognatore non dipende dalla sostanza del sogno, ma da questo: tutto quello che accade nel sogno non accade solo senza il suo intervento, ma fuori del suo controllo. Si creano spontaneamente paesaggi, vedute splendide e infinite, colori ricchi e delicati, strade, case che non ha mai visto e di cui non ha mai sentito parlare. Compaiono degli sconosciuti che sono amici o nemici, benché chi sta sognando non abbia mai fatto nulla per loro né contro di loro.
L’idea della fuga e l’idea dell’inseguimento tornano sempre, nei sogni, entrambe ugualmente estasianti. Tutti dicono cose piene d’intelligenza e spiritose. E’ vero che, cercando di ricordarle, durante il giorno, paiono sbiadite e senza senso perché appartengono a un’esistenza diversa; ma appena il sognatore si sdraia, la notte, il circuito si riallaccia e i sogni tornano a sembrargli stupendi.
Una libertà immensa, una beatitudine ultraterrena circola dentro di lui come l’aria e la luce: è un essere privilegiato, è l’uomo che non ha obblighi, l’uomo per la cui ricchezza e il cui piacere sono chiamate a raccolta tutte le cose: i re di Tarso gli porteranno i loro doni. Trovandosi in mezzo ad una grane battaglia o ad un ballo prova il lieto stupore di potervi partecipare stando sdraiato.
Solo quando si comincia a perdere la coscienza della libertà, quando l’idea della necessità mette piede nel mondo, quando c’è, come che sia, fretta o sforzo, una lettera da scrivere, o un treno da prendere, quando si è costretti a lavorare, a spronare i cavalli del sogno o a premere il grilletto del fucile, il sogno decade e si trasforma in incubo, che appartiene alla categoria meno ricca e più rozza dei sogni…»
“Out of Africa”
Karen Christentze Dinesen, baronessa von Blixen-Finecke –
Per gli amici: Karen Blixen – 1937
No, no, non dico nel senso figurato del termine. Non sto parlando stavolta per metafore o simili infingimenti “scenografico-concettuali”. Non c’entrano certi idealismi o altre svagate escursioni fra le vaporose nubi di futuri vagheggiati.
Parlo proprio del sognare vero e proprio, del sognare fisico, materiale, pratico. Del mettersi lì a ronfare e lasciarsi passare tutte quelle immagini e sensazioni fantastiche davanti agli occhi e attraverso l’intero corpo.
Ogni volta che mi corico nel letto per la periodica immersione nel “mondo ad occhi chiusi”, non solo ritrovo la gioia della serenità e pregusto il piacere del riposo, magari dopo giornate faticose. Ma ciò che assaporo è anche una sorta di entusiasmo simile a quello provato dallo spettatore, mentre fa il suo ingresso nella sala ovattata di velluto del cinema, o nell’invaso sonoro e denso di un accogliente teatro.
Mettermi a dormire è come accettare l’invito ad una bellissima festa. So già che durante la notte potrò ricevere la mia porzione di bellezza, sottoforma di bagliori visivi ed altre fantasmagorie emotive usualmente non disponibili nel limitato panorama dei “cinque sensi vigili”.
Quando sogno, i sensi, come se si avventurassero dentro una “casa degli specchi emotivi”, si amplificano e si riverberano a vicenda, per ritrovarsi alla fine in numero ben superiore di cinque. Quando sogno, sento di divenire io stesso “sensorialità” pura, percezione vitale amplificata.
A volte ho sentito dire, da alcuni amici o conoscenti, che loro sognano poco o niente. Me ne sono dispiaciuto di cuore.
Perché io invece sono affetto da “ipertrofia onirica” e so che è un bell’essere affetti. Sogno a valanga, per tempi lunghissimi, storie complicate, trame ramificate, vicende intricate come il sottobosco di una foresta pluviale tutta penzolante di suggestioni, atmosfere, sapori, suoni, luci, colori, sensazioni.
L’«Istituto Luce», «Teche Rai», l’archivio della «Paramount», gli scantinati degli «Universal Studios», i solai della «R.K.O.», mi fanno un baffo. Certe mattine trasudo talmente sogni, che mi basta girare il fianco ed è come cambiare canale, come passare da un racconto all’altro, da un’ambientazione ad una successiva che ne è il continuo, oppure anche ad un’altra scena totalmente nuova.
Sogno sogni intensi, poetici, drammatici, buffi, ridicoli, teneri, grotteschi, bizzarri, eccitanti, lussuriosi, vergognosi, spudorati, oltremodo intimi, indicibili, epici, avventurosi, angoscianti, sereni, liberatori, opprimenti, esaltanti, redentori.
Sogno da maschio e da femmina; sogno da infante e da vecchio; sogno umanamente ed “animalmente”; sogno così tanto che il corpo si infrange nell’anima, e viceversa.
Tra l’altro, non dev’essere un caso il fatto che un certo “attrezzo corporale” dalla morfologia cangiante (ad esclusivo appannaggio virile, precisiamo…), normalmente dedito a scandire le ore di veglia con la sua pendula ordinarietà di “virgola” seriosa e defilata, passi invece a sottolineare le migliori beatitudini oniriche ergendosi nella ben più lussureggiante sagoma di “punto esclamativo” capovolto (ma guarda un po’ che capriole allegoriche tocca fare, pur di non mettere l’avviso di blog contenente “materiale adulto”…che a dire il vero, tutte le robe che scrivo io alla fin fine non sono né adulte, né minori: forse sono solo per passare cinque minuti senza sentirsi nessuna età sul groppone…).
Sarà dunque stato per queste e chissà quali altre motivazioni oniriche che, quando ho letto il seguente brano, il mio animo epifanico di lettore ha gioito e goduto smisuratamente:
«…Chi di notte, dormendo, sogna, conosce un genere di felicità ignota nel mondo della veglia: una placida estasi e un riposo del cuore che sono come il miele sulla lingua. Sa anche che la bellezza dei sogni è la loro atmosfera di libertà infinita: non la libertà del dittatore che vuole imporre la sua volontà nel mondo, ma la libertà dell’artista privo di volontà.
Il piacere del vero sognatore non dipende dalla sostanza del sogno, ma da questo: tutto quello che accade nel sogno non accade solo senza il suo intervento, ma fuori del suo controllo. Si creano spontaneamente paesaggi, vedute splendide e infinite, colori ricchi e delicati, strade, case che non ha mai visto e di cui non ha mai sentito parlare. Compaiono degli sconosciuti che sono amici o nemici, benché chi sta sognando non abbia mai fatto nulla per loro né contro di loro.
L’idea della fuga e l’idea dell’inseguimento tornano sempre, nei sogni, entrambe ugualmente estasianti. Tutti dicono cose piene d’intelligenza e spiritose. E’ vero che, cercando di ricordarle, durante il giorno, paiono sbiadite e senza senso perché appartengono a un’esistenza diversa; ma appena il sognatore si sdraia, la notte, il circuito si riallaccia e i sogni tornano a sembrargli stupendi.
Una libertà immensa, una beatitudine ultraterrena circola dentro di lui come l’aria e la luce: è un essere privilegiato, è l’uomo che non ha obblighi, l’uomo per la cui ricchezza e il cui piacere sono chiamate a raccolta tutte le cose: i re di Tarso gli porteranno i loro doni. Trovandosi in mezzo ad una grane battaglia o ad un ballo prova il lieto stupore di potervi partecipare stando sdraiato.
Solo quando si comincia a perdere la coscienza della libertà, quando l’idea della necessità mette piede nel mondo, quando c’è, come che sia, fretta o sforzo, una lettera da scrivere, o un treno da prendere, quando si è costretti a lavorare, a spronare i cavalli del sogno o a premere il grilletto del fucile, il sogno decade e si trasforma in incubo, che appartiene alla categoria meno ricca e più rozza dei sogni…»
“Out of Africa”
Karen Christentze Dinesen, baronessa von Blixen-Finecke –
Per gli amici: Karen Blixen – 1937
11 commenti:
hai ragione: il sogno è essenziale e in ogni caso una esternazione della proprio emotività. Ora ti do un suggerimento riguardo alle modalità per sognare di più e più intensamente. l'ho letto in un libro specializzato. Dopo che ghai dotrmito e sognato una notte, non alzarti dal letto e cerca di dormire ancora tutta la mattina ( non mentre lavori, naturalmente) quel che sarà il dormiveglia ti regalerà dei sogni migliori e più intensi. Io ho provato ed è vero
... è troppo buffa l'idea che cambi sogno ogni volta che ti rigiri nel letto come fosse un canale della tv...
p.s.
quando ti leggo ho l'immagine di te come di un'anima candida quasi fanciullesca un po' distante dalle mere questioni di tutti i giorni che affanna noi altri e ogni tanto invidio la tua serenità.
Probabilmente tu affronti il blog con uno spirito leggero e lo vivi come un luogo di evasione mentre il mio blog sembra quasi uno sfogatoio. :o)
@->Antonella: grazie mille per il suggerimento strategico-onirico applicato, Anto :-) Un po' lo avevo già intuito, questo meccanismo che mi dici...al mattino si accumulano i momenti di sogno più intensi, perchè essi arrivano a quell'ora, nella fase del sonno detta REM, acronimo di "Rapid Eye Movement", ossia un sonno "di superficie" durante il quale gli occhi sembrano guizzare ben pasciuti nel guanciale delle palpebre chiuse :-)
Invece durante il sonno profondo, pare che non si sogni...
Ad ogni modo, promesso: mi applicherò nell'esercizio da te suggerito :-)
Sognare tanto secondo me aiuta poi a riassettare le magagne dello spirito, gli intoppi della coscienza...è molto importante...
Grazie ancora tante del bel commento, e bacini REM :-)
@->Marisa: è vero, Mari, probabilmente sono portatore di un tasso di candore ed ingenuità superiore alla media delle persone :-)
Ma come ho già raccontato a sprazzi altre volte qui sul blog, non scrivo di cose "leggere" perchè non mi interessino quelle serie...
Magari mi sbaglio, ma la mia convinzione è che scrivere di cose "belle", affrontare temi che implicano riflessioni sulla "bellezza", seppur visti da un'ottica scanzonata e disimpegnata, possa essere di aiuto in primis a me che scrivo, e poi forse anche a chi mi legge, per vedere il mondo con occhio migliore...
Insomma, non è che io viva in una parentesi ovattata senza problemi e tutto latte e miele, non è che non veda tutta la bruttura, tutto il male che c'è intorno a me...solamente che la mia "battaglia" la combatto con le armi della bellezza :-) o almeno cerco di fare in modo che sia così :-)
Il tuo modo di considerare gli argomenti, sul tuo blog, lo trovo altrettanto nobile e degno di ammirazione...
Non so se alla fine il mio metodo abbia una qualche efficacia, ma è quello che sento a me più congeniale...
Ah...il telecomando onirico con rigirata nel letto, te lo consiglio :-) è ottimo, un'esperienza da provare :-)
In ogni caso, bacini sopraffini :-)
Credo che seguirò anch'io il suggerimento di Antonella.
Comunque la tua "ipertrofia onirica" è una grande fortuna.
Se mi sveglio, senza ricordare nessun sogno, ci rimango male...
Ciao Gill, buona giornata!
Lara
@->Lara: quello succede quasi sempre anche a me, Lara...difficilmente mi ricordo le trame dei sogni...quando capita è piacevole, perchè poi li ripercorro mentalmente come un territorio familiare e al tempo stesso molto bizzarro...però, anche quando non li ricordo, la sensazione che mi hanno suscitato, mi rimane, come un piacevole retrogusto :-)
La cosa più importante, secondo me, è che i sogni svolgano la loro funzione di spazzini dei brutti pensieri :-)
Allora siamo d'accordo: tutti a provare la tecnica dell'Anto :-) E buone sognate a tutte e a tutti :-)
Grazie, Lara, buona giornata a te,
bacini sognanti :-)
cara metà chimera il sogno con zapping è cosa pregevole, se scade la qualità, zompo altrove... suprema libertà dell'andarsene... bel post davvero bacini traslucidi
Ps. hai visto inception? (a proposito di sogni)
@->Farly: grazie sempre per la tua gentilezza commentatoria, half a kimer of mine :-) hai sottolineato un altro aspetto fondamentale, non basta fare il continuo cambio di sogno, è necessario anche che le tame siano di discreta qualità, se non tanto vale andare giù a bersi un tè :-) La definirei la legge di Pennac per ronfatori :-)
Dvo dire però che mi capita di rado di fare sogni per cui non valga la pena di lasciare le terga poggiate sul materasso :-) Per cui la legge onirica di Pennac la applico poco :-)
Inception non lo conosco...dovrò provvedere con imminente visione :-)
Su tematiche para-oniriche conosco invece Strange days, di Katherin Bigelow...chissà se un giorno inventeranno una specie di ipod dei sogni come si vede in quel film :-)
Bacini attuali :-)
sì, sì, sì!! anch'io sono un'indefessa sognatrice ad occhi ben chiusi. hai rappresentato il tutto proprio come desidererebbe un'amante dell'onirico illustrare. sai, gil, io quando mi metto a letto mi dico: "chissà cosa mi regalerà morfeo a 'sto giro?"
e pensa che a volte anche gli incubi hanno il loro fascino. bello questo post... fa sognare! ehm... la descrizione del pistolino, poi...
baci supini
ah, vorrei aggiungere che quando non li ricordo al mattino appena sveglia, i sogni mi tornano chiari e presenti quando mi reinfilo nel letto...
@->Maria Rosaria: grazie, Em Rose, per il tuo commentare sempre garbato e simpatico :-)
Che ci sia una certa relazione fra l'essere forti sognatori e poi anche piuttosto timidi e indecisi? :-) Chissà...
E' strana questa cosa che dici riguardo alla ripresa del ricordo di certi sogni dimenticati :-) Io ancora non ho capito come succede che certi rimangono impressi e altri invece svaniscono via...
A volte quello che rimane è una sensazione, un sapore...e anche se i dettagli sono persi, è comunque bello...
Anche i sogni "drammatici", è vero, hanno una loro importanza...
Mi fa piacere poi che ti sia piaciuto il mio proseggiare di pistolini sognanti :-)
Mi son permesso di accennare a quel fatto, perchè è naturale come la pioggia che cade o il sole che scalda :-)
Ecco, quello è un altro aspetto dei sogni per me molto misterioso e affascinante...e dire che non capita solo con certe tematiche "osè", sognate...capita regolarmente con ogni argomento...forse alla fine questo significa che nell'uomo, questa reazione non è solo connessa alla eccitazione erotica di per sè, ma si manifesta anche come espressione di gioia pura :-)
Chi lo sa...
Bacini in dream-color :-)
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