Ad essere un campagnolo timido, con la voce bassa e la testa fra le nuvole, a volte ci si guadagna.
Ad esempio: avete presente quelle persone che quando imbastiscono un dialogo sono convinti di emanare dalla propria bocca le sentenze più sopraffine, le verità più incontestabili ed imprescindibili, quasi fossero novelli ciceroni o un Demostene redivivo?
Quelli che il verbo “ascoltare” lo hanno cancellato dal proprio vocabolario, se mai un tempo ne avevano colto il significato.
Quelli che scambiano il concetto di dialogo con una sbirciatina verbale all’indirizzo di un individuo fatto specchio, che poi sarebbe l’interlocutore, il cui compito è esclusivamente quello di riflettere le loro preziosissime parole…
Ecco, se sei un campagnolo timido, disponi della naturale difesa per stanare i peggiori fra questi individui. L’unica cosa da fare è cercare di inserirsi nel dialogo col proprio flebile tono vocale.
Se dall’altra parte vengono concessi spiragli attraverso cui poter introdurre anche qualche proprio ragionamento, vuol dire che ci troviamo di fronte ad una persona meritevole della nostra compagnia. In quel caso si sente la disponibilità al dialogo, sintomo di ben più vaste aperture d’animo della persona in questione.
Se invece il granitico muro della favella erige inesorabilmente la diga insormontabile dell’egocentrismo oratorio del tizio che ci troviamo di fronte, non resta altro che lasciar sfogare la marea, pensando fra sé e sé «…dai su, vecchio idiota, finisci alla svelta il tuo comizio…», e chi s’è visto s’è visto.
L’operazione riesce meglio al campagnolo spensierato “ipotonale” (ossia non dotato di timbro particolarmente stentoreo).
Nel primo caso infatti, se chi abbiamo di fronte è disposto a concedere ascolto persino ad un siffatto esemplare di bizzarra umanità, significa che è veramente persona degna di approfondimento amicale.
Nel secondo caso invece, il “blablatore” mono-direzionale impegnato ad infarcire il medesimo campagnolo con la sua sapienza suprema, non si accorgerà di nulla, visto il rintronamento causato nella sua scatola cranica dal concettoso tramestio senza via di fuga che ivi vi alberga.
Ma non era questo ciò di cui vi volevo parlare oggi. O meglio, la svagatezza campagnola c’entra sempre, ma applicata ad un altro tipo di discorso.
Il campagnolo sempre perso fra i suoi vacui pensieri infatti può anche godere del piacere degli stupori rurali, con molta più efficacia di quanto non capiti agli altri abitanti delle lande agricole.
Andando infatti sempre dietro al proprio peregrinare concettuale, il campagnolo fluttuante fra le idee finisce per non guardarsi troppo intorno, quando si aggira nel suo habitat campagnolesco. Così va a finire che un bel giorno, si accorge con meraviglia che su una pianta in giardino, ben fissata al suolo con le proprie radici da almeno 30 anni, si è manifestata una sorpresa vegetale per lui inedita.
«…Cosa sarà mai?...» si domanda con giocosa sospensione del giudizio il rannuvolato campagnolo, interrompendo per alcuni istanti il proprio naturale labirinteggiare nei meandri della propria bacata immaginazione. «…Possibile aver avuto sotto il naso tale espressività arborea tropicaleggiante e non essersene mai avveduti in tutto questo lasso di tempo? Si tratterà forse di uno sbango, di una sbabaya, di un frutto della pensione?».
Per essere bizzarra, la curiosa protrusione fruttifera in questione, è bizzarra senz’altro. Si può dire che sia dotata di squame, ma non squame qualunque: praticamente squame leggermente grassottelle ed uncinate. Quella piccola espettorazione di rossicci confetti che presenta sulla punta, suggerisce poi quasi un effetto speciale cinematografico studiato per un nuovissimo film di fantascienza prossimamente sugli schermi: «Alien contro i contrabbandieri di M&M’s».
«…Ma che frutto sarai mai, insomma…Sarà una noce di porco, sarà uno sbananas, oppure un magistrado? (Aahhahaah…teribbile questa!!!) …».
«…Ma no…» realizza dopo alcuni istanti lo stupefatto campagnolo, «…è semplicemente una pigna della cara e vecchia magnolia. Stai a vedere che pure io mi sono comportato con lei come fanno quei conversatori monodirezionali che criticavo in apertura: mi ha parlato per anni con questi suoi variopinti discorsi discreti, e io non l’ho mai ascoltata…».
Ad esempio: avete presente quelle persone che quando imbastiscono un dialogo sono convinti di emanare dalla propria bocca le sentenze più sopraffine, le verità più incontestabili ed imprescindibili, quasi fossero novelli ciceroni o un Demostene redivivo?
Quelli che il verbo “ascoltare” lo hanno cancellato dal proprio vocabolario, se mai un tempo ne avevano colto il significato.
Quelli che scambiano il concetto di dialogo con una sbirciatina verbale all’indirizzo di un individuo fatto specchio, che poi sarebbe l’interlocutore, il cui compito è esclusivamente quello di riflettere le loro preziosissime parole…
Ecco, se sei un campagnolo timido, disponi della naturale difesa per stanare i peggiori fra questi individui. L’unica cosa da fare è cercare di inserirsi nel dialogo col proprio flebile tono vocale.
Se dall’altra parte vengono concessi spiragli attraverso cui poter introdurre anche qualche proprio ragionamento, vuol dire che ci troviamo di fronte ad una persona meritevole della nostra compagnia. In quel caso si sente la disponibilità al dialogo, sintomo di ben più vaste aperture d’animo della persona in questione.
Se invece il granitico muro della favella erige inesorabilmente la diga insormontabile dell’egocentrismo oratorio del tizio che ci troviamo di fronte, non resta altro che lasciar sfogare la marea, pensando fra sé e sé «…dai su, vecchio idiota, finisci alla svelta il tuo comizio…», e chi s’è visto s’è visto.
L’operazione riesce meglio al campagnolo spensierato “ipotonale” (ossia non dotato di timbro particolarmente stentoreo).
Nel primo caso infatti, se chi abbiamo di fronte è disposto a concedere ascolto persino ad un siffatto esemplare di bizzarra umanità, significa che è veramente persona degna di approfondimento amicale.
Nel secondo caso invece, il “blablatore” mono-direzionale impegnato ad infarcire il medesimo campagnolo con la sua sapienza suprema, non si accorgerà di nulla, visto il rintronamento causato nella sua scatola cranica dal concettoso tramestio senza via di fuga che ivi vi alberga.
Ma non era questo ciò di cui vi volevo parlare oggi. O meglio, la svagatezza campagnola c’entra sempre, ma applicata ad un altro tipo di discorso.
Il campagnolo sempre perso fra i suoi vacui pensieri infatti può anche godere del piacere degli stupori rurali, con molta più efficacia di quanto non capiti agli altri abitanti delle lande agricole.
Andando infatti sempre dietro al proprio peregrinare concettuale, il campagnolo fluttuante fra le idee finisce per non guardarsi troppo intorno, quando si aggira nel suo habitat campagnolesco. Così va a finire che un bel giorno, si accorge con meraviglia che su una pianta in giardino, ben fissata al suolo con le proprie radici da almeno 30 anni, si è manifestata una sorpresa vegetale per lui inedita.
«…Cosa sarà mai?...» si domanda con giocosa sospensione del giudizio il rannuvolato campagnolo, interrompendo per alcuni istanti il proprio naturale labirinteggiare nei meandri della propria bacata immaginazione. «…Possibile aver avuto sotto il naso tale espressività arborea tropicaleggiante e non essersene mai avveduti in tutto questo lasso di tempo? Si tratterà forse di uno sbango, di una sbabaya, di un frutto della pensione?».
Per essere bizzarra, la curiosa protrusione fruttifera in questione, è bizzarra senz’altro. Si può dire che sia dotata di squame, ma non squame qualunque: praticamente squame leggermente grassottelle ed uncinate. Quella piccola espettorazione di rossicci confetti che presenta sulla punta, suggerisce poi quasi un effetto speciale cinematografico studiato per un nuovissimo film di fantascienza prossimamente sugli schermi: «Alien contro i contrabbandieri di M&M’s».
«…Ma che frutto sarai mai, insomma…Sarà una noce di porco, sarà uno sbananas, oppure un magistrado? (Aahhahaah…teribbile questa!!!) …».
«…Ma no…» realizza dopo alcuni istanti lo stupefatto campagnolo, «…è semplicemente una pigna della cara e vecchia magnolia. Stai a vedere che pure io mi sono comportato con lei come fanno quei conversatori monodirezionali che criticavo in apertura: mi ha parlato per anni con questi suoi variopinti discorsi discreti, e io non l’ho mai ascoltata…».
6 commenti:
Ecco cos'è!!! Mi sembrava di averla già vista da qualche parte :)) Comunque mai con le bacche rosse...
Devo essere diventata proprio una campagnola forte...
Ciao Gill, auguro un Felice Anno Nuovo a te ed ai tuoi cari!
Lara
@->Lara: ehehehehe :-) grazie, Lara, la tua campagnolità è sempre graziosa e dotata di grande classe, è un piacere riceverne periodico dono attraverso il tuo blog...
Ricambio gli auguri di tutto cuore! Per un Buon 2011, sempre circondata dall'affetto e dal calore umano di chi più ti sta a cuore :-)
Bacini campagnoli :-)
Molto strana davvero quella pigna, non avevo mai visto prima d'ora quella escrescenza floreale e devo dire che mi fa un po' senso.
Preferisco la magnolia sbocciata, però se mai dovessero realizzare il film Aien contro i contrabbandieri di M&M's vado di corsa a vederlo e magari ti ci porto insieme e dopo a cena a mangiare un'insalata di magistrado (buffissimo)
Bacini pignoleschi.
@->Marisa: infatti, Mari, è molto curiosa è anche un po' impressionante :-) A questo punto, credo che un simile fenomeno della magnolia si verifichi per poco tempo all'anno, per questo è così poco notato...ma chi lo sa? :-)
La similitudine con Alien mi è venuta proprio in base a questa bizzarria "escrescenziale" che evoca la pigna con questi semini di fuori :-)
Di sicuro è preferibile il suo bel fiore candido, che emana un profumo stupendo, fra l'altro :-)
Per il film, d'accordo, appena esce ci andiamo :-) Per dopo, però, consiglierei macedonia di sbabaya, sbango e magistrado :-)
Questi frutti sono più gustosi se in abbinamento :-)
Macedonia di bacini :-)
pian pian mi metto in pari, vedi. la magnolia, fa come te: un passo alla volta, un giorno dopo l'altro, alla fine si fa vedere/ascoltare al meglio di sé :-)
scelta video strepitosa
bacetti in blu
@->Farly: troppo carina, dear Farl :-) prendere spunto dalla natura è sempre buona cosa...non so se sarò mai in grado di competere con la magnolia, ma almeno ci si prova :-)
Bacini naturalistici :-)
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