giovedì 19 febbraio 2009

Parola di Peato

(Fotomontaggio di Gillipixel)*

Ragionavo (…o sarebbe più corretto dire “sra-gionavo”…) sulle “specificazioni esistenziali” che ci sono capitate fra capo e collo in qualità di umani (noi esseri con recapito pianeta Terra, via Lattea, dimensione spazio-tempo, ecc.), e devo dire che c’è parecchio da ricavarne stupori, per una mente adusa a frequentare ambienti concettuali lietamente fuori di melone.

Aspetta, aspetta, aspetta, oh lettore irrequieto!!!…non mandarmi immantinente “al diavolo” (leggi “a fare in c…”) con un’altera sferzata di mouse: dammi almeno un secondo per cercare di spiegarmi.
Cosa sarebbero dunque queste “specificazioni esistenziali”?

Mah…sono un po’ tutto l’insieme di confini qualitativi e quantitavi entro i quali la nostra vita può avere luogo: una temperatura atmosferica grosso modo compresa fra i – 20 e i +40 gradi; il respirare ossigeno ed espirare CO2; il muoverci ad una velocità massima autonoma di circa 30 km./h. sulle superfici solide, rimanendovi attaccati e senza sprofondare fra i loro atomi; l’essere dotati di organi che ci consentono di accedere a 5 sensi e non di più (6 se si conta la propriocezione, via, mi voglio rovinare…); la ricerca di un altro essere simile e di sesso opposto, o uguale, o entrambi, per una propria “completezza affettuos-emotiva”; e così via.

Penso a queste cose e mi guardo una mano, ad esempio. Oppure, penso a queste cose e considero una bella donna. Presa nell’intervallo di “specificazione esistenziale” umana, la mia mano può sembrare un qualcosa di discrete proporzioni e forse anche elegante (ma non sta a me dirlo, ovvio), e a maggior ragione, sempre nel medesimo intervallo, una bella donna è forse la massima espressione relativa a quello “specificarsi esistenziale” ben preciso.

Ma usciamo un attimo dall’ottica “esistenzialmente specificata” umana, e guardiamo invece la mia mano o una bella donna dal punto di vista della “specificazione esistenziale” di un Peato (in onore di “paroleincerca”, il bloghetto di Farlocca, Rosalux e mio, ho pescato un vocabolo senza senso dalla verifica visiva blogspot per “battezzare” questo ipotetico esserino immaginato).

Il Peato respira metano ed espira ossigeno, a 387 gradi non gli viene nemmeno l’ombra di una goccia di sudore, si muove rotolando a palla (anche perché “è” una palla) fino a 522 km./h, possiede 16 sensi (i 10 suoi in più rispetto a noi umani non ve li so descrivere, altrimenti non sarei un uomo, bensì un Peato pure io, non vi pare?), può far passare le sue molecole attraverso la materia come in un setaccio (evitando di spiaccicarsi contro un muro se questo ad esempio intralcia la sua corsa), fa l’amore esclusivamente da solo per riprodursi, e non può tollerare la presenza di un suo simile nel raggio di 17 miglia marine.

Ora mi domando: come appariranno ad un Peato la mia mano o una bella donna? Io dico che nella migliore delle ipotesi potrebbe dichiararsi indifferente, o nel caso più pessimistico, potrebbe rimanere particolarmente schifato (non conoscendolo bene di persona, non posso garantire per i suoi gusti).

Ecco, alla fine di questo mio delirio, ci sarà chi si domanda: “…Embè?...E con questo?...”. No, niente, e con questo niente.
Volevo semplicemente condividere con voi un piccolo “esercizio di relatività”, per la prossima volta che ci sentiremo così orgogliosi e trombonescamente fieri di rappresentare esemplari di quel nobilissimo essere che passa sotto il nome di Uomo: ricordate solo che al Peato facciamo schifo!

(*) = Precisazione doverosa: il fotomontaggio è scherzoso, come di consueto, ma non vorrei essere frainteso: ci tengo a sottolineare che è escluso categoricamente ogni qualsivoglia intento derisorio riguardo al soggetto in sottofondo, la sublime Grace Kelly, a mio parere l’essere umano esteticamente “più perfetto” che sia mai esistito al mondo. All’uopo, gustatevela qui sotto in tutta la sua nitida meraviglia…lei sì, sarebbe piaciuta pure al Peato.

9 commenti:

Rosa ha detto...

Sentinella
di Fredric Brown


Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame e freddo ed era lontano cinquantamila anni-luce da casa.

Un sole straniero dava una gelida luce azzurra e la gravità, doppia di quella a cui era abituato, faceva d’ogni movimento una agonia di fatica.

Ma dopo decine di migliaia di anni quest’angolo di guerra non era cambiato. Era comodo per quelli dell’aviazione, con le loro astronavi tirate a lucido e le loro superarmi; ma quando si arrivava al dunque, toccava ancora al soldato di terra, alla fanteria, prendere la posizione e tenerla, col sangue, palmo a palmo. Come questo fottuto pianeta di una stella mai sentita nominare finché non ce lo avevano sbarcato. E adesso era suolo sacro perché c’era arrivato anche il nemico. Il nemico, l’unica altra razza intelligente della Galassia….crudeli, schifosi, ripugnanti mostri.

Il primo contatto era avvenuto vicino al centro della Galassia, dopo la lenta e difficile colonizzazione di qualche migliaio di pianeti; ed era stata la guerra, subito; quelli avevano cominciato a sparare senza nemmeno tentare un accordo, una soluzione pacifica.

E adesso, pianeta per pianeta, bisognava combattere, coi denti e con le unghie.

Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame e freddo, e il giorno era livido e spazzato da un vento da un vento violento che gli faceva male agli occhi. Ma i nemici tentavano di infiltrarsi e ogni avamposto era vitale.

Stava all’erta, il fucile pronto. Lontano cinquantamila anni-luce dalla patria, a combattere su un mondo straniero e a chiedersi se ce l’avrebbe mai fatta a riportare a casa la pelle.

E allora vide uno di loro strisciare verso di lui. Prese la mira e fece fuoco. Il nemico emise quel verso strano, agghiacciante, che tutti loro facevano, poi non si mosse più.

Il verso e la vista del cadavere lo fecero rabbrividire. Molti, col passare del tempo, s’erano abituati, non ci facevano più caso;ma lui no. Erano creature troppo schifose, con solo due braccia e due gambe, quella pelle d’un bianco nauseante, e senza squame.

Gillipixel ha detto...

Grazie Rosa, mai citazione fu più azzeccata, dire :-) è perfetta :-) Il mio Peato però è un pacifista...un po' introverso, ma non farebbe male a nessuna specie in qualsiasi modo specificata :-)
Grazie ancora!!!
Excessin, dice blogspot :-) e ognuno immagini quel che significa, a questo punto :-)))

farlocca farlocchissima ha detto...

meravigliosa citazione la condivido, ma a me il peato evoca una creaturina gassosa, sì, ma molto riconoscibile per la sua puzza... sì insomma hai capito :-)

farlocca farlocchissima ha detto...

oddio mi hai contagiato! ho usato un diminutivo...

Gillipixel ha detto...

AHAHAHHAHA :-) Farly, non volevo spiegarlo io, che poi faccio la solita figura del campagnolo...ma dove pensavi che il buon Peato prendesse la forza propulsiva per raggiungere i 522 km orari? :-))
Eh già, la diminutivite è malattia grave e contagiosa, sì, sì :-)

farlocca farlocchissima ha detto...

comunque ti cito un altro brandello di fantascienza, è un libro intero questo, Mio caro nemico (Enemy Mine, 1979) di Barry Longyear. ci hanno fatto anche un bel film....

Gillipixel ha detto...

grazie, amice carinissime per tutte le vostre citazioni perfette...ad onor del vero però, quando ho scritto questa roba non avevo in mente per nulla la fantascienza, anche se in effetti questo è un "luogo letterario" tipico di quel genere...
io mi riferivo più propriamente ad una possibile estraniazione mentale dalle nostre prospettive esistenziali consuete :-) ma il bello dell'andaperpensieri è che non sai mai quello che salta fuori :-)

farlocca farlocchissima ha detto...

be' ma la fantascienza è luogo ideale per queste operazioni di estraniazione, non ci sono vincoli, l'autore può abbandonare il "verosimile" ed avventurarsi anche nel paradosso senza temere nulla, potendosi permettere estrapolazioni arditissime che poi, si possono anche trasformare in realtà. hai presente i romanzi di p.k. dick o ancora più indietro 1984... sono spazi di insegnamento, riflessione etc. che in altro contesto letterario non sarebbero mai potuti esistere :-) mings dice blogspot... avrò esagerato?

Gillipixel ha detto...

il buon filippo dick lo conosco un po' di nome e per via di blade runner, ma una volta ho affrontato un suo libro ("Scorrete lacrime, the policeman said") e non sono riuscito ad entrare bene nell'atmosfera...1984 mi piacque moltissimo, è stato una delle mie letture preferite di sempre...
non esageri, non esageri, Farly :-) mings mi fa venire in mente una versione cinesizzante della favola del regnino piccolino :-)))

la cosa che volevo dire io però è più semplice e più complicata al contempo: guardarsi una mano (o altra parte del corpo) e vederla come oggetto estraneo, privo di qualificazioni umane: quando si riesce, è una sensazione molto strana...non so se mi spiego, insomma...feepti, tanto per concludere :-)