Raramente ho letto altrove una sintesi suprema di siffatta bellezza. Un tentativo così felice di cercare una spiegazione della nostra continua ed imprescindibile relazione con l'insondabile mistero di ciò che possa definirsi bello, giusto e buono.
«...la filosofia non possiede il suo oggetto, ma lo cerca. [...]...Ciò è connesso con il momento dell'espressione: essa vuole esprimere con il concetto ciò che non è propriamente concettuale.
Se la famosa frase di Wittgenstein afferma che bisogna dire solo ciò che si può esprimere chiaramente, ma sul resto si deve tacere, direi allora che il concetto di filosofia significa precisamente l'opposto, e che la filosofia è lo sforzo permanente e quanto si voglia disperato di dire ciò che a rigore non può essere detto.
[...]...il concetto della filosofia non coincide affatto o non coincide senz'altro con il concetto della verità, in ogni caso con il concetto della verità nel suo uso prefilosofico o extrafilosofico...[...]...quando incominciai a occuparmi di filosofia non mi interessava affatto di trovare quella famosa verità; volevo invece essere in grado di esprimere le mie intuizioni ed esperienze più essenziali intorno al mondo...[...]...in questo senso la filosofia è legata assai profondamente al momento dell'espressione, al momento che nella Dialettica dell'illuminismo Horkeimer ed io abbiamo definito come mimetico.
[...]...Se la filosofia cerca una verità, questa non consiste primariamente nell'adeguazione di proposizioni o giudizi o pensieri a stati di fatto dati e precostituiti, ma si tratta assai di più del momento espressivo. Posso esprimermi solo in questa forma così vaga; ma è meglio esprimere un concetto in modo vago e onesto e adeguato, che in modo preciso, se la precisione significa falsità.
[...]...Vi prego caldamente di non biasimare questa mancanza di precisione, ma di cercare invece di vedere se anche voi non avete un'esigenza simile - il bisogno di dire; nel Tasso goethiano si dice che se l'uomo nel suo tormento tace, un dio gli ha concesso il dono di dire il suo dolore. Questo è ciò che ispira piuttosto la filosofia; si potrebbe quasi dire che essa vuole tradurre il dolore nel linguaggio del concetto.
[...]...La verità è sempre e senza eccezione qualcosa di eccezionalmente fragile, e lo stesso vale anche per il concetto di filosofia a cui vi ho accennato. Essa non deve per altro essere intesa come una sorta di pensiero dilettantistico, a ruota libera, variabile secondo i bisogni accidentali e individuali.
[...]...Il problema o la legge di movimento della filosofia è come questo tentativo di espressione, che attraverso i suoi mezzi, e cioè i concetti, avanza pur sempre la pretesa di una validità obiettiva, come questo tentativo di espressione possa andare al di là della mera accidentalità della notificazione di ciò da cui uno è mosso.
[...]...Che qualsiasi esperienza sia mediata dal soggetto che la compie è ovvio per tutti; ma è altrettanto vero il fatto a cui di solito gli uomini pensano meno, anche se sicuramente non è meno evidente, che ogni esperienza è anche mediata dal suo oggetto. Senza qualcosa a cui riferirsi, senza un sostrato, non ci sarebbe nessuna esperienza affatto. Il cammino della filosofia...[...]...potrebbe essere chiamato l'oggettivazione di quelle esperienze originarie.
[...]...penso che di fronte all'enorme preponderanza del mondo reificato, il mezzo con cui possiamo sfuggire all'apparenza che questo mondo sclerotizzato, prefabbricato ci impone, consista effettivamente[...]...,vorrei quasi dire, nel fatto che noi conserviamo un momento di ingenuità. Si dà così questo paradosso che la filosofia, che è in primo luogo l'esigenza di considerare il fenomeno senza ingenuità, d'altro lato è anche l'esigenza dell'ingenuità, nel senso che non ci si lascia gabbare, non si prende per buono quello che il mondo dice, ma si insiste, si tiene fermo a quello che si è visto coi propri occhi, vorrei quasi dire con l'ostinazione del bambino.
[...]...la filosofia, in quanto espressione nel senso che ho indicato prima, rappresenta nello stesso pensiero ciò che non è concetto, che non è un principio di ordine, di organizzazione logica. In questo senso la filosofia - ed è ciò che la distingue costitutivamente dalla scienza - ha effettivamente una sorta di affinità con l'arte...».
"Terminologia filosofica" Theodor W. Adorno - 1973
«...la filosofia non possiede il suo oggetto, ma lo cerca. [...]...Ciò è connesso con il momento dell'espressione: essa vuole esprimere con il concetto ciò che non è propriamente concettuale.
Se la famosa frase di Wittgenstein afferma che bisogna dire solo ciò che si può esprimere chiaramente, ma sul resto si deve tacere, direi allora che il concetto di filosofia significa precisamente l'opposto, e che la filosofia è lo sforzo permanente e quanto si voglia disperato di dire ciò che a rigore non può essere detto.
[...]...il concetto della filosofia non coincide affatto o non coincide senz'altro con il concetto della verità, in ogni caso con il concetto della verità nel suo uso prefilosofico o extrafilosofico...[...]...quando incominciai a occuparmi di filosofia non mi interessava affatto di trovare quella famosa verità; volevo invece essere in grado di esprimere le mie intuizioni ed esperienze più essenziali intorno al mondo...[...]...in questo senso la filosofia è legata assai profondamente al momento dell'espressione, al momento che nella Dialettica dell'illuminismo Horkeimer ed io abbiamo definito come mimetico.
[...]...Se la filosofia cerca una verità, questa non consiste primariamente nell'adeguazione di proposizioni o giudizi o pensieri a stati di fatto dati e precostituiti, ma si tratta assai di più del momento espressivo. Posso esprimermi solo in questa forma così vaga; ma è meglio esprimere un concetto in modo vago e onesto e adeguato, che in modo preciso, se la precisione significa falsità.
[...]...Vi prego caldamente di non biasimare questa mancanza di precisione, ma di cercare invece di vedere se anche voi non avete un'esigenza simile - il bisogno di dire; nel Tasso goethiano si dice che se l'uomo nel suo tormento tace, un dio gli ha concesso il dono di dire il suo dolore. Questo è ciò che ispira piuttosto la filosofia; si potrebbe quasi dire che essa vuole tradurre il dolore nel linguaggio del concetto.
[...]...La verità è sempre e senza eccezione qualcosa di eccezionalmente fragile, e lo stesso vale anche per il concetto di filosofia a cui vi ho accennato. Essa non deve per altro essere intesa come una sorta di pensiero dilettantistico, a ruota libera, variabile secondo i bisogni accidentali e individuali.
[...]...Il problema o la legge di movimento della filosofia è come questo tentativo di espressione, che attraverso i suoi mezzi, e cioè i concetti, avanza pur sempre la pretesa di una validità obiettiva, come questo tentativo di espressione possa andare al di là della mera accidentalità della notificazione di ciò da cui uno è mosso.
[...]...Che qualsiasi esperienza sia mediata dal soggetto che la compie è ovvio per tutti; ma è altrettanto vero il fatto a cui di solito gli uomini pensano meno, anche se sicuramente non è meno evidente, che ogni esperienza è anche mediata dal suo oggetto. Senza qualcosa a cui riferirsi, senza un sostrato, non ci sarebbe nessuna esperienza affatto. Il cammino della filosofia...[...]...potrebbe essere chiamato l'oggettivazione di quelle esperienze originarie.
[...]...penso che di fronte all'enorme preponderanza del mondo reificato, il mezzo con cui possiamo sfuggire all'apparenza che questo mondo sclerotizzato, prefabbricato ci impone, consista effettivamente[...]...,vorrei quasi dire, nel fatto che noi conserviamo un momento di ingenuità. Si dà così questo paradosso che la filosofia, che è in primo luogo l'esigenza di considerare il fenomeno senza ingenuità, d'altro lato è anche l'esigenza dell'ingenuità, nel senso che non ci si lascia gabbare, non si prende per buono quello che il mondo dice, ma si insiste, si tiene fermo a quello che si è visto coi propri occhi, vorrei quasi dire con l'ostinazione del bambino.
[...]...la filosofia, in quanto espressione nel senso che ho indicato prima, rappresenta nello stesso pensiero ciò che non è concetto, che non è un principio di ordine, di organizzazione logica. In questo senso la filosofia - ed è ciò che la distingue costitutivamente dalla scienza - ha effettivamente una sorta di affinità con l'arte...».
"Terminologia filosofica" Theodor W. Adorno - 1973
6 commenti:
laidiel dice l'oracolo, ma io sono troppo ignorante per esprimermi bacio di buon we gilly :*
uhm...non me la conti, Farly :-)
ad ogni modo, non so, devo essere strano io che mi esalto con queste cose, ma ammetto comunque che Adorno non sia propriamente Topolino :-D
ma prego :-)
bisou
@->Linda: :-)
mi si è "incartato" il cervellino....
l'oracolo dice "zolynont", che indica forse il nome di qualche farmaco sperimentale per combattere la dipartita delle cellule cerebrali...
visto che ogni lunedì me ne ritrovo sempre meno, se continuo di questo passo e qualche genio non si sbriga ad inventare il modo di rigenerarle, forse mi potrò candidare alle prossime elezioni...
AHAHAHAHAHA :-D
No, dai Maffy...sembrano cose astruse quelle citazioni, ma a leggerle piano e senza lasciarsi prendere dal panico :-) se ne traggono degli spunti notevoli...
magari posso provare a fare piccole spiegazioni a modo mio, in prossime puntate...mi hai dato un'idea :-)
nessfo, mi dice: faccio il nesso
:-)
se ti candidi, io ti voto: ministro alla sapienza fotografica :-)
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