mercoledì 11 agosto 2010

Walt Gilliarmpitman


«...Rovistando fra il perfido ghiaietto e l'erbaccia arcigna,
vi rinvenni solo soletto un piccolo cucciolo di pigna...».

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“Aprile è il più crudele dei mesi”, ci metteva in guardia T.S. Elliot.
Ed anche se poi non ce l'ha mai detto altrettanto chiaramente, son certo che anche lui s'era accorto che agosto è invece il più ingannevole. Se giugno e luglio sono un po' come “i mesi del villaggio”, per atmosfere ed aspettative goderecce di cui sono carichi, agosto è la domenica dei mesi.
Agosto ha un sapore post-orgasmico ed è un frutto troppo maturo. Ha ancora la buccia bella tesa e in questo modo salva le apparenze, ma sotto, la polpa è già un po' fradicia e foriera del rivivificante marcimonio tardo estivo, che aprirà le porte ai letarghi autunnali e alle loro germinazioni sotterranee.

Per la tribù Lakota (“Popolo degli Uomini” - Pellerossa nativi americani) Agosto era “la luna in cui le ciliege diventano nere”, e detto questo potrei anche smettere di scrivere qui, perché quando la bellezza del dire è perfetta, nessuno dovrebbe osare più turbarla con altre parole.

«...Divine am I inside and out, and I make holy whatever
I touch or am touch'd from.
The scent of these arm-pits aroma finer than prayer,
This head more than churches, bibles, and all the creeds..».

«...Sono divino all'interno e all'esterno, e santifico ogni
cosa che tocco o da cui sono toccato.
L'odore di queste ascelle è un aroma più soave delle preghiere,
E questa testa vale più delle chiese, e delle bibbie, più di tutte le fedi...».

Song of Myself – Leaves of grass
Walt Withman – 1855

Agosto è anche il mese che fa la muta degli odori.
Me ne sono ricordato stamattina, sempre con la mia zappa in mano, sul sentierino ghiaiato, constatando come “the scent of these arm-pits” non risultasse poi così tanto “aroma finer” di un bel niente.
Agosto ha un odore dolciastro e camuffato, ricorda quelle dame o quei cicisbei seicento-settecenteschi che si sommergevano di ciprie, unguenti e belletti aulenti, ricacciando le proprie puzze sotto la coltre di vesti e palandrane, come la polvere sotto al tappeto (ah...per la cronaca, io, finito di zappettare, mi sono lavato, eh...).

Ma prima di lavarmi, fra la siepe e il sentierino, ho fatto in tempo a veder sbucare una pigna bambina.
Chissà, pure lei un tempo avrà sperato, ancora aggrappata a “mamma Pina”, di diventare un giorno capostipite di una progenie di maestosi pini, ma ha poi incontrato l'agosto della sua vita, e si è dovuta limitare a lasciar sfiorire la sua bellezza, giungendo a smuovere solo l'immaginazione d'uno sfaccendato zappatore per sentieri.

Così ho pensato di donare alla pignetta un piccolo risarcimento estetico: l'ho posata in mezzo al fulgore cromatico floreale, tanto che nella composizione risultante si faticava a capire chi riceveva grazia e chi la donava.

E fra un fotogramma e l'altro, un pensiero mi ha folgorato, palese palese: «...Ah Gillipì ma che sta' a fa'? Ah Gillipì ma che sta' a dì?...'Na pigna è 'na pigna...e agosto è solo un mese!...».



2 commenti:

farlocca farlocchissima ha detto...

ehm la sensazione che ricevo è che a te agosto sta un po' sulle palle... però la pigna bambina tra i fiori è tenerissima e la scelta musicale sopraffina :-) baci tardo estivi

Gillipixel ha detto...

@->Farly: ehehehheh, ehm :-) mah, non ci sei andata taanto lontano, Farly :-) però debbo dire che imparando un po' a conoscerlo, mi dispiace meno di tanti anni fa :-) o meglio, forse sto imparando che bisogna cercare di prendere i vari periodi dell'anno per quello che la loro essenza ci può regalare, siano cose piacevoli, oppure un po' meno :-)
Bacini raschiatori dei barili di stagione :-D