venerdì 27 novembre 2015

Le muse di Kika van per pensieri: “Donna con la colomba”, T.F. Grabon (fine XIX secolo)



Le muse di Kika vanno oggi per pensieri inseguendo un altissimo ideale, sempre di stretta e purtroppo drammatica attualità, per quanto viene ignorato e disatteso. Parliamo infatti nientemeno che della pace fra gli uomini. Il quadro e l’autore scelti da Kika sono stavolta più che sconosciuti: dell’autore si sanno solo cognome e iniziali, T.F. Grabon; l’opera viene attribuita a una non meglio specificata scuola francese, con generica datazione intorno alla fine del XIX secolo. L’importante però è che in compagnia dell’imprescindibile soggetto femminile (necessario a Kika per le sue magie di moda), compare il simbolo per antonomasia della pace, la colomba bianca. L’opera s’intitola per l’appunto “Donna con la colomba” (“Femme à la colombe”).

Vista la particolarità dell’opera, non mi addentro oggi in nessuna avventura critica e nemmeno intendo affrontare l’argomento della pace, troppo complesso e variegato per poterne parlare in poche righe (e che tra l’altro ci porterebbe lontano dai temi artistici più consoni alla rubrichetta). Farò invece un piccolo excursus storico di opere d’arte in cui la colomba ha avuto un qualche ruolo simbolico-figurativo più o meno importante. E’ un piccolo elenco, molto parziale; una mini-ricerca che mi sono divertito a fare.

La colomba è fin da tempi molto antichi l’emblema della purezza e della spiritualità, ma come vedremo, ha finito per assumere altre più enigmatiche sfumature, via via “laicizzandosi”, per così dire, soprattutto con l’avvicinamento all’epoca moderna.

Fra le testimonianze più lontane che ho trovato, c’è questo delicato particolare musivo presente nel mausoleo di Galla Placidia a Ravenna, risalente al V secolo, nel quale sono raffigurate due colombe abbeveranti (Foto 1). Interessante notare il sentimento prevalente trasmesso da questo delicato dettaglio, ossia una sorta di “armonia con gli elementi”. Il richiamo all’acqua è importante, per i riferimenti al sacramento del Battesimo, di cui parlerò fra breve.

 Foto 1
In un altro mosaico sempre del V secolo (Foto 2), la colomba in volo, simbolo dello Spirito Santo, viene raffigurata per la prima volta come protagonista del racconto dell’Annunciazione. Questa scena si può ammirare nell’Arco Trionfale della chiesa di Santa Maria Maggiore a Roma. Qui per la prima volta la figura della colomba compare nel “racconto visivo” di un’annunciazione. Da notare che nella Bibbia, la manifestazione dello spirito sotto forma di colomba si ritrova solo nei vangeli, esclusivamente nell’episodio del battesimo di Cristo (Marco 1, 9-11; Matteo 3, 13-17; Luca 3, 21-22) e in nessun altro brano (l’abbinamento con l’annunciazione è dunque probabilmente tutto legato a tradizioni popolari, che l’arte ha poi accolto di buon grado).

Foto 2
Per l’esempio successivo che sono riuscito a scovare bisogna aspettare alcuni secoli, e spostarci nel XV. Ma l’opera vale tutta l’attesa, perché a mio avviso è quella in cui il simbolo della colomba viene trattato nel modo più geniale di tutti i tempi. Mi riferisco alla celeberrima “Trinità” di Masaccio (1401-1428), affresco realizzato fra il 1425 e il 1427, in una cappella laterale della chiesa di Santa Maria Novella a Firenze (Foto 3 e 4). Si tratta di un vero capolavoro di sintesi teologi-filosofi-geometri-figurativa. Anche qui, il niveo pennuto rappresenta la terza figura della trinità, ma lo fa nel modo più velato e impalpabile, come si conviene appunto a un entità fatta di spirito puro: la colomba quasi si confonde infatti nello spazio fra la barba del Padre Eterno e l’aureola di Gesù, formando una presenza del tutto evanescente.

Foto 3

Foto 4
Praticamente coeva è la “Madonna della colomba” (Foto 5), un dipinto a olio su tavola di pioppo (87x58 cm), realizzato tra il tra il 1490 e l'inizio del XVI secolo da Piero di Cosimo (1461-1522), e conservato nel Louvre di Parigi (titolo in francese: “Vierge et l'Enfant à la colombe”). L’atmosfera generale del quadro è improntata alla tenerezza. A un’attenta osservazione, si noterà tutta la serie di rimandi visivi (tra sguardi, tocchi fugaci, carezze) che fanno dell’architettura compositiva di questa scena un vero meccanismo di precisione della delicatezza.


Foto 5
Tradendo un po’ l’ordine cronologico, vi propongo tre piccoli passi indietro, con altri mirabili esempi di “chiamata in causa” del nostro simpatico candido animaletto.

Siamo ora in pieno ‘400, con questa stupenda “Annunciazione Doria”, tempera su tavola (118 × 175 cm) di Filippo Lippi (1406-1469), datata tra il 1445 e il 1450, conservata nella Galleria Doria Pamphilj a Roma (Foto 6). Anche questo quadro, dal punto di vista compositivo, è una vera gioia per gli occhi, che vengono trascinati a vagare da una meraviglia all’altra, in un perfetto gioco di equilibrismo visivo.

Foto 6
Cosa dire poi della clamorosa bellezza del successivo quadro che vi propongo? Il tema è di nuovo quello del disvelamento a Maria del proprio destino soprannaturale: si tratta infatti della “Annunciazione” del Perugino (1488-1490), nota anche come “Annunciazione di Fano”, un dipinto a olio su tavola (212x172 cm), databile intorno al 1488-1490 circa e conservato nella chiesa di Santa Maria Nuova a Fano (Foto 7).  A parte l’eleganza sconfinata che pervade l’intera scena, trovo in questo caso davvero stupefacente come l’artista abbia immaginato tutto il “dispositivo annunziante”, del quale la nostra cara colomba è protagonista fondamentale. E’ bellissima questa idea di una sorta di “rotore” di angeli, gravitante intorno alla figura del Padre Eterno, che in un suggerito movimento orbitale, sembra quasi fiondare fuori il delicato guizzo dell’ineffabile volatile. Meraviglia delle meraviglie! Se la realtà storica non fosse così incontrovertibile e assodata, sarei disposto a lasciarmi convincere che si tratti di una magia fumettistica ideata da Stan Lee, oppure dal grande disegnatore di Alan Ford, Roberto Raviola in arte Magnus.

Foto 7
Chiudiamo col botto il capitolo del ‘400, con un ritorno alla stretta fedeltà filologica verso le scritture, proposto da un altro pezzo da novanta. Questo è infatti il “Battesimo di Gesù” di Piero della Francesca (1416/17-1492), dipinto a tempera su tavola (167x116 cm) datato 1445, e conservato alla National Gallery di Londra (Foto 8). Qui il gioco visivo (al quale la nostra immancabile colomba prende parte attiva) è tutto impostato sulle linee ortogonali (un lontano rimando alla croce?), rotte qua e là da alcune oblique “spariglianti”. Quasi inutile anche in questo caso, sottolineare la perfezione di tutto l’impianto compositivo.

Foto 8
Con un nuovo balzo, ci ritroviamo adesso in pieno Ottocento. Abbandonati i temi sacri cristiani, la nostra fedele colomba si presta a gigioneggiare con la sensualità e si riscopre capace di reggere il confronto anche con la mitologia greca. Il quadro in questione è “Venere che scherza con due colombe” (modella del ritratto, fu la ballerina Carlotta Chabert), dipinto nel 1830 da Francesco Hayez (1791-1882), e conservato nel Palazzo delle Albere di Trento, sede trentina del Mart di Rovereto (Foto 9). Mai come in questo caso, possiamo dire che l’opera parla da sola: è un vero e proprio promemoria anti-magrezza, un inno alla gioia delle curve, una sconfinata dichiarazione di meraviglia “deretanica”, il proclama per eccellenza dell’assolutezza “sederiale”.

Foto 9
Gli ultimi esempi di figuratività imperniata sul tema della colomba, ci fanno approdare infine al ‘900, con altri tre artisti. Ve li illustro brevemente.

La prima opera, che ci porta ancora ad atmosfere sensuali, è di Tamara de Lempicka (1898-1980), e ha lo stesso titolo della nostra opera-guida di oggi: “Femme à la colombe” (Foto 10).

Foto 10
Una sequela colombofil-surreale ci viene proposta invece da Renè Magritte (1898-1967), che ha affrontato il tema della colomba in ben tre quadri, declinandolo nel clima evocativo riservato dai misteri dell’inconscio. Le opere sono rispettivamente: “Il ritorno” (1940) (Foto 11), “La grande famiglia” (1963) (Foto 12), “Uomo con cappello e colomba” (1964) (Foto 13).

Foto 11

Foto 12

Foto 13
Concludiamo infine il nostro piccolo, ma interessante volo della colomba attraverso i secoli dell’arte, con un altro grandissimo del Novecento, Pablo Picasso (1881-1973). Il maestro del Cubismo e di altri mille rivoli di correnti artistiche, si confrontò con la colomba in due occasione (perlomeno da quanto ho potuto appurare nella mia ricerca). In un caso abbiamo un’opera giovanile, “Bimba con colomba” del 1901 (Foto 14). L’altra celeberrima immagine ha finito invece per rappresentare il vero e proprio simbolo grafico della Pace: si tratta di un semplice disegno dell’artista (davvero una mirabile economia di tratti), adottato come logo ufficiale del “Congresso mondiale della pace”, tenutosi a Parigi fra l’aprile e il maggio del 1949.

Foto 14

Foto 15
Prima di chiudere, ancora alcune righe per l’indagine fisiognomica di oggi, che è stata poco fruttuosa, devo ammetterlo. Ma si sa, il detective fisiognomico, in qualche modo il risultato lo deve portare a casa. Ho pensato a due volti già utilizzati in altre occasioni. Di più non ho potuto, stavolta.

Il primo è di un’attrice inglese:


La bravissima Emma Thompson.
Il secondo volto è di un’altra attrice, ma stavolta di casa nostra:


Si tratta di Cecilia Dazzi (come detto, l’avevo già “convocata” per altre somiglianze).

Concludiamo la puntata, con il consueto invito a visitare il blog di Kika, che ci aspetta per proporre le sue magie di moda ispirate oggi alla dama con la colomba.

4 commenti:

Kika ha detto...

Parto a commentare dal gioco fisiognomico, che sarebbe il "meno" di questa puntata (un vero e proprio excursus nella storia dell'arte!). Emma Thompson è la mia preferita, è di una somiglianza impressionante! Ma come al solito non ci avevo pensato! :)
Belli i particolari che hai fatto notare nelle opere (il rotore di angeli è troppo forte :))
Anni fa sono andata a visitare il mausoleo di Galla Placidia e ancora ricordo bene la bellezza di quel luogo, da lasciare senza fiato... l'accuratezza dei dettagli... e le colombe sono proprio uno dei soggetti che avevano colpito di più me ed i miei compagni di viaggio.
Speriamo che le colombe bianche non si estinguano mai, come il desiderio della pace.
A proposito, ma tu sai perchè ad essere simbolica è la colomba femmina e non il maschio? Non si parla mai di "colombo bianco", però esiste pure lui, poverino! :)

Gillipixel ha detto...

@->Kika: grazie Kika :-) è stato divertente fare questa ricerchina...il rotore angelico è stupendo :-) che scoperte si fanno sempre nell'arte :-)

Nel mausoleo di Galla Placidia c'ero stato :-) di quella gita ricordo con evidenza anche la basilica di San Vitale, perché la stavamo studiando con cura sul mitico Argan :-)

Emma Thompson l'avevo già citata in un'altra somiglianza :-) ma qui calza bene, davvero :-) grandissima attrice...la rivedo sempre con grande piacere in una sua mirabile interpretazione, nel film "Quel che resta del giorno", tratto dall'altrettanto stupendo libro di Ishiguro :-)

Proprio non saprei rispondere al tuo quesito sul colombo :-) potrei cavarmela con una battuta da prima media, dicendoti che essendo Colombo un ispettore di polizia, di solito gira armato e quindi non può rappresentare in pieno un simbolo di pace :-))))) ma il livello di gelo che c'è in queste notti è già sufficientemente intenso, per aggiungere anche freddure del genere :-)

Grazie cara collega di blog :-)

Bacini colombofili :-)

Kika ha detto...

Ma sai che la prima associazione di idee che ho avuto scrivendo "colombo" è stata esattamente il tenente Colombo? :))) a formulare una freddura però non c'ero arrivata, nonostante la materia prima abbondante (l'aria gelida appunto!) :)) Buona nottata ghiacciata, a presto!

Gillipixel ha detto...

@->Kika: Ehehehe 😊 tra l'altro il tenente Colombo non ci azzecca nemmeno tanto con la moda 😊 quel suo impermeabile stazzonato 😊

Bacini che "devo dirlo a mia moglie" 😊