mercoledì 26 novembre 2008

Consumo e felice

(Fotomontaggio di Gillipixel)

Ohi ragazzi, ma voi avete cominciato?
No, dico, lo sapete che ci dobbiamo mettere di buzzo buono ed attaccare a darci dentro coi consumi come dei dannati, vero?
Io non credo di essere mai stato un cittadino modello, ma stavolta ho deciso che era ora di riparare alle mancanze del passato. Così, mi sono armato di tutto il mio senso civico e adesso voglio consumare.
Lo pretendo, è un mio diritto-dovere.
Prima cosa, sto tenendo i termosifoni accesi a palla 24 ore su 24, e nel frattempo porte e finestre rigorosamente spalancate. In questo modo, posso permettermi il lusso di continuare a rimanere vestito invernale di tutto punto, consumando così cappotti e scarpe anche in casa.
Le porzioni di cibo ora le calcolo almeno tre volte tanto rispetto a quello che mi sento di mangiare: stanti questi ponderati calcoli, si determina un meccanismo virtuoso di consumi tale per cui i due terzi avanzati passano nella ciotola del gatto, e da qui, il terzo finale che non riesce a superare l’arduo scoglio del vaglio felino, a gatto strasatollo finisce direttamente nella pattumiera.
Che ci volete fare, noi in famiglia siamo fatti così: quando sono in gioco l’utilità sociale ed il dovere civico, anche il gatto è della partita.
E se, cammin consumatorio facendo, nell’angolino più remoto della coscienza si farà umilmente strada il siffatto velato interrogativo: “…cosa ne sarà poi di quelle 30 camice nuove che intasano l’armadio, delle 42 cravatte fiammanti, dell’ultimo modello di tosa erba SUV cabrio gommato antineve, di quel paio di raddrizza-banane firmati Dolce&Gabbana stipati in garage, del grattugia-struzzi turbo regalato agli amici per l’anniversario di matrimonio?...”, non disperate perché immantinente si leverà consolatorio il pensiero di aver gloriosamente contribuito ad innalzare il Prodotto Interno Lordo di uno straccio infinitesimale di punto, e alla fine potremo far festa tutti insieme organizzando un bel party a base di panini imbottiti di fette di PIL.
Non sia mai che ci rimangano sulla coscienza 400mila nuovi disoccupati per non aver avuto, noi, il buon cuore di sbattere un po’ di soldi giù per il cesso. Noi gente comune senza scrupoli, noi orrendamente ostinati a non lasciarci guidare dal preclaro esempio di solidarietà umana offerto da banchieri, grandi finanzieri e simili.
Tanto, staremo mica a guardare il capello? Qualcuno ci crede ormai così assuefatti a prenderlo nel di dietro in andata e ritorno, da considerarci anche completamente illusi che i soldi, per la proprietà transitiva, vengano fuori proprio da quel di dietro medesimo.

Nota:
So che il titolo scelto (solo perché mi piaceva l’assonanza con la nota canzone di Carmen Consoli) risulta sgrammaticato, e a parte magari vederlo un po’ come una sorta di anacoluto tirato per il ciuffo, non ha in fondo un granché senso.
Ma cos’è? Forse che l’immunità per le stronzate è riservata ai soli politici? Il lodo Alfano ha allungato fino a questo punto i suoi tentacoli?

3 commenti:

Vanessa Valentine ha detto...

Bello!
Rimbocchiamoci le maniche e salviamo la patria!

farlocca farlocchissima ha detto...

questo mese causa conguaglio fiscale la mia busta paga è dimezzata... che dite posso addurla come scusa per non comprare un tubo o sarò messa al muro per alto tradimento? :-)
ps. ma vi siete telefonati voi due?

Gillipixel ha detto...

@-> VaneVale: ehehehehhehe, grazie!...pensa poi che noi, in qualità di pigri matricolati, e come tali più sensibili ed ostili alle imposizioni, patiamo doppiamente questo regime del consumo forzato :-)
@-> Farly: sarai esentata dalla schiavitù del consumo solamente se acquisterai esattamente ciò che hai dichiarato: un tubo...ne trovi a bizzeffe nelle migliori tuboteche :-)))...no, non ci siamo messi d'accordo: è solamente l'onda spontanea del pigrismo dilagante che sta invadendo pian piano il mondo, fino ad imporre un giorno la rivoluzione di velluto del divano :-))