domenica 14 dicembre 2008

Accrosso lo univvesso mònno

(Foto di Gillipixel)

Con ritardo notevole rispetto alla sua uscita nelle sale dei cine (nel 2007, credo), mi sono visto il bellissimo musical "Across the universe". Non sto qui a tessere le strameritate lodi del film, perchè chissà in quanti altri siti o blog sarà già stato fatto. Per altro, questo è uno degli svantaggi del vedersi le opere cinematografiche a distanza di tempo: rimani un po' fuori dalla discussione nel momento in cui questa è più vivace.
Ma in questo caso devo proprio dire: per fortuna che me lo sono visto a casa da solo. Avessi dovuto condividere infatti la visione con una sala di spettatori al cine, sarebbe stato alquanto imbarazzante. Infatti, ho pianto come un idiota per quasi metà del tempo. Ma non si è trattato di commozione con sfumature meste, almeno credo. E' stata più un'emozione scaturita dall'incapacità di trattenere dentro me la smisurata bellezza che sentivo fluire in tutto il corpo e in tutto lo spirito.
Ho avuto la conferma del fatto che, pur non capendo fino in fondo il come, nè il perchè , nè in seguito a quale origine del fenomeno, i Beatles mi scorrono nel sangue, le loro note sono incastonate nel mio DNA emozionale.
Le loro canzoni sono semplici e spesso proprio per questo anche parecchio snobbate. Ma credo si tratti di un grande equivoco: la magia di quelle musiche sta proprio in quella disarmante semplicità, capace di fare in modo che dentro di esse si ritrovino dimensioni estetiche che a ciascuno sembrano essere esistite "da sempre" nelle profondità del proprio cuore e della propria anima.
Come giustamente dice l'arrangiatore delle musiche per questo film, Elliot Goldenthal, ciascuna canzone dei Beatles è un "piccolo sistema solare".
L'unico appunto da fare al film (ma solo in senso affettuoso) è il fatto di durare soltanto 2 ore e 8 minuti.

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