Mi sono già indebitamente magnificato qualche tempo fa, metaforizzandomi come il Superman dei blogger (leggete però qui per intendere il vero senso della cosa).
Ma oggi mi voglio proprio rovinare. Dunque aprite bene le orecchie perché stavolta la sparo ben grossa: non solo mi aggiro nei meandri del web sotto le mentite spoglie del mite Clark Kent, ma spennello anche articoli a destra e a manca come il Pontormo della blogosfera.
“…E’ andato…” penseranno i miei tre lettori, “…ce lo siamo giocati una volta per tutte, ed era quasi ora…stava soffrendo troppo nella sua prometeica follia…” (l’ultimo aggettivo è messo totalmente a caso, ci tengo si sappia).
No…è che mi sono reso conto di essere un blogger molto di “maniera”. Manierista, in poche parole. Infatti, non solo qui si va per pensieri, ma spesso son pensieri avvoltolati su se stessi, è un pensare rintorcinato attorno all’atto pensatorio medesimo.
Tutto questo mi offre lo spunto per parlare, ancora una volta manieristicamente, del Manierismo.
Si tratta di una dimensione artistica notevole, ma spesso viene erroneamente sminuita in seguito a populistici fraintendimenti. Dire di un artista che realizza opere in un ambito espressivo “di maniera” viene spesso inteso nel senso più ordinario della locuzione. Il manierista viene scambiato per una sorta di “copione”, uno che non ha una propria posizione originale nel discorso artistico, uno che non sa fare di meglio che “andar dietro la suonata” di un Maestro, ripetendo fino alla noia il suo stile, la sua “maniera” appunto.
D’accordo, in termini banali, manierista è anche questa roba qui. Ma il Manierismo nel senso più vero della parola è ben più nobile cosa. Il termine è stato coniato ad indicare il periodo immediatamente posteriore al Rinascimento, con la cui coda in qualche modo si confonde. Tuttavia, con qualche beneficio d’inventario, lo “spirito manieristico” può calzare a pennello per tutti i periodi storico-artistici di crisi e di transizione (mi viene in mente ad esempio la fase “ellenistica” nella lunga avventura del pensiero greco).
Quello manieristico è un atteggiamento di ripiegamento del pensiero su se stesso.
Le fasi “classiche” dell’arte assumono come proprio oggetto privilegiato la realtà come “dato di fatto esterno”, e ne trattano i temi illuminandoli con l’apollineo bagliore della ragione. Nelle fasi manieristiche invece, l’arte tende ad elevare se stessa e le proprie problematiche come oggetto del proprio discorso. Manierismo è quando l’arte si mette a parlare d’arte. Quando i toni chiaroscuri prevalgono sulla luce, e non è tanto insolito spaziare nei territori più bui dell’anima.
Da qui si può intuire tutta la portata di modernità e raffinatezza intellettuale implicata da tale atteggiamento estetico.
La riflessione da esso condotta è infatti votata all’interiorità, all’indagine psicologica, ai contorcimenti mentali più fini e minuziosi. Per questo la trattazione manieristica può apparire a tratti claustrofobica, labirintica, persino oziosa.
Il mondo del teatro contemporaneo attesta in pieno la modernità del manierismo: non sono un gran frequentatore, ma praticamente tutti gli spettacoli ai quali ho assistito negli ultimi tempi, in grado più o meno marcato, si misuravano col tema del “personaggio in cerca d’autore”, ossia con la riflessione del teatro su se stesso.
Pontormo (Jacopo Carucci - Pontormo, 1494 - Firenze, 1557), fra i manieristi, fu forse uno di quelli dotati della più stramba genialità. Un tipo che mi sarebbe piaciuto conoscere, se non fosse che fra noi manieristi la socialità non va tanto per la maggiore. Già il Vasari lo aveva inquadrato come un tipo schivo, introverso, propenso alla malinconia e alla bizzarria. Le sue sperimentazioni pittoriche introdussero ragionamenti artistici rivoluzionari per quei tempi. Come tanti geniacci della storia dell’arte, era probabilmente omosessuale.
Ci sarà dunque un motivo se io sono così tonto, ma per altri versi apprezzo tantissimo, nella sua accezione metaforizzata, il noto tubero giallognolo importato dalle americhe per essere gustato fritto, lessato o al forno.
Il parallelo fra il mio scrivere e la figura di Pontormo non ha infatti nulla a che vedere con la sua genialità artistica (absit iniuria verbis).
Il tratto d’unione sta invece nel diario giornaliero tenuto dal pittore. L’artista era solito annotare minuziosamente microavvenimenti quotidiani, con una pignoleria ossessiva che rifletteva tutto il suo vivere in un mondo quasi esclusivamente mentale. Ne parlò Vittorio Sgarbi in una sua trasmissione, e ricordo ancora un passaggio buffissimo citato dal critico d’arte. Pontormo scriveva una nota del tipo: “…sto cucinando un uovo sodo, mentre bussano alla porta…deve essere il Bronzino (suo allievo)…Cosa vorrà? Sarà bene aprirgli?...No, forse meglio fare finta di non essere in casa…” (non è una citazione letterale, solo un ricordo vago al quale ho forse aggiunto particolari miei, ma era per far intendere l’atmosfera della cosa).
Ecco dunque come le mie piccole incursioni periodiche a caccia di pensieri si dipanano di volta in volta in pieno spirito “pontormesco”, perché è così che mi piace fare. Perché pure io faccio flanella concettuale, cincischio le idee, mi inviluppo in spirali di pensiero e arrotolo lana riflessiva torno torno all’onfalo mentale.
Ma oggi mi voglio proprio rovinare. Dunque aprite bene le orecchie perché stavolta la sparo ben grossa: non solo mi aggiro nei meandri del web sotto le mentite spoglie del mite Clark Kent, ma spennello anche articoli a destra e a manca come il Pontormo della blogosfera.
“…E’ andato…” penseranno i miei tre lettori, “…ce lo siamo giocati una volta per tutte, ed era quasi ora…stava soffrendo troppo nella sua prometeica follia…” (l’ultimo aggettivo è messo totalmente a caso, ci tengo si sappia).
No…è che mi sono reso conto di essere un blogger molto di “maniera”. Manierista, in poche parole. Infatti, non solo qui si va per pensieri, ma spesso son pensieri avvoltolati su se stessi, è un pensare rintorcinato attorno all’atto pensatorio medesimo.
Tutto questo mi offre lo spunto per parlare, ancora una volta manieristicamente, del Manierismo.
Si tratta di una dimensione artistica notevole, ma spesso viene erroneamente sminuita in seguito a populistici fraintendimenti. Dire di un artista che realizza opere in un ambito espressivo “di maniera” viene spesso inteso nel senso più ordinario della locuzione. Il manierista viene scambiato per una sorta di “copione”, uno che non ha una propria posizione originale nel discorso artistico, uno che non sa fare di meglio che “andar dietro la suonata” di un Maestro, ripetendo fino alla noia il suo stile, la sua “maniera” appunto.
D’accordo, in termini banali, manierista è anche questa roba qui. Ma il Manierismo nel senso più vero della parola è ben più nobile cosa. Il termine è stato coniato ad indicare il periodo immediatamente posteriore al Rinascimento, con la cui coda in qualche modo si confonde. Tuttavia, con qualche beneficio d’inventario, lo “spirito manieristico” può calzare a pennello per tutti i periodi storico-artistici di crisi e di transizione (mi viene in mente ad esempio la fase “ellenistica” nella lunga avventura del pensiero greco).
Quello manieristico è un atteggiamento di ripiegamento del pensiero su se stesso.
Le fasi “classiche” dell’arte assumono come proprio oggetto privilegiato la realtà come “dato di fatto esterno”, e ne trattano i temi illuminandoli con l’apollineo bagliore della ragione. Nelle fasi manieristiche invece, l’arte tende ad elevare se stessa e le proprie problematiche come oggetto del proprio discorso. Manierismo è quando l’arte si mette a parlare d’arte. Quando i toni chiaroscuri prevalgono sulla luce, e non è tanto insolito spaziare nei territori più bui dell’anima.
Da qui si può intuire tutta la portata di modernità e raffinatezza intellettuale implicata da tale atteggiamento estetico.
La riflessione da esso condotta è infatti votata all’interiorità, all’indagine psicologica, ai contorcimenti mentali più fini e minuziosi. Per questo la trattazione manieristica può apparire a tratti claustrofobica, labirintica, persino oziosa.
Il mondo del teatro contemporaneo attesta in pieno la modernità del manierismo: non sono un gran frequentatore, ma praticamente tutti gli spettacoli ai quali ho assistito negli ultimi tempi, in grado più o meno marcato, si misuravano col tema del “personaggio in cerca d’autore”, ossia con la riflessione del teatro su se stesso.
Pontormo (Jacopo Carucci - Pontormo, 1494 - Firenze, 1557), fra i manieristi, fu forse uno di quelli dotati della più stramba genialità. Un tipo che mi sarebbe piaciuto conoscere, se non fosse che fra noi manieristi la socialità non va tanto per la maggiore. Già il Vasari lo aveva inquadrato come un tipo schivo, introverso, propenso alla malinconia e alla bizzarria. Le sue sperimentazioni pittoriche introdussero ragionamenti artistici rivoluzionari per quei tempi. Come tanti geniacci della storia dell’arte, era probabilmente omosessuale.
Ci sarà dunque un motivo se io sono così tonto, ma per altri versi apprezzo tantissimo, nella sua accezione metaforizzata, il noto tubero giallognolo importato dalle americhe per essere gustato fritto, lessato o al forno.
Il parallelo fra il mio scrivere e la figura di Pontormo non ha infatti nulla a che vedere con la sua genialità artistica (absit iniuria verbis).
Il tratto d’unione sta invece nel diario giornaliero tenuto dal pittore. L’artista era solito annotare minuziosamente microavvenimenti quotidiani, con una pignoleria ossessiva che rifletteva tutto il suo vivere in un mondo quasi esclusivamente mentale. Ne parlò Vittorio Sgarbi in una sua trasmissione, e ricordo ancora un passaggio buffissimo citato dal critico d’arte. Pontormo scriveva una nota del tipo: “…sto cucinando un uovo sodo, mentre bussano alla porta…deve essere il Bronzino (suo allievo)…Cosa vorrà? Sarà bene aprirgli?...No, forse meglio fare finta di non essere in casa…” (non è una citazione letterale, solo un ricordo vago al quale ho forse aggiunto particolari miei, ma era per far intendere l’atmosfera della cosa).
Ecco dunque come le mie piccole incursioni periodiche a caccia di pensieri si dipanano di volta in volta in pieno spirito “pontormesco”, perché è così che mi piace fare. Perché pure io faccio flanella concettuale, cincischio le idee, mi inviluppo in spirali di pensiero e arrotolo lana riflessiva torno torno all’onfalo mentale.
8 commenti:
e così facendo migliori di post in post :-) bella evoluzione o convoluzione questa... io più prosaicamente maniereggio guardando starsky e hutch che potremmo definire manieristico rifacimento della mia serie preferita di quando ero piccola (o quasi)... buona serata
:-) ma grazie Farly, sei gentilissima sempre...di starsky e hutch nuovo ho visto giusto due scene anche io ieri sera, ma Ben Stiller capellone era inguardabile...te-rib-bi-le :-) troppo kitsch anche per un manierista inveterato come me :-) ben altra cosa i telefilm originali...forse questo è uno dei pochi casi in cui non ammetto "maniera" :-)... e buona giornata a te :-)
era veramente divertente e tanto ben stiller nun se po' guardà comunque per quanto è caricaturale :-) un rifacimento davvero di maniera ma con un'ironia in più notevole. A parte c'ho era perfetto per la lobotomia pre-nanna...
dovevo avere più pazienza e non giudicare dopo due fotogrammi...ad ogni modo, ormai la tele, comunque vi gironzoli, è lobotomista su tutti i fronti :-)
oddio non so più l'italiano!!! (matita rossa errori da bocciatura) :-(
ma noooo :-) era italo-farlocchese, linguaggio a me ben noto, avevo capito ogni cosa :-)
...succede spesso anche a me di digitazzare di fretta un commento e poi vedere un sacco di errori sfuggiti dentro...poi dopo riguardo e mi sembra che mi sia caduto il portafogli nel fiume e penso: "...va beh, spero che chi lo ripesca si gusti quello che c'è dentro..." :-)
dimenticavo... se hai un momento vai su Bloggoanchio che MMax ha messo un video di celestini bellissimo!
grazie della segnalazione, Farly...mi è piacuto molto, purtroppo...nel senso che fa sorridere con tanta amarezza...i comici a volte sono filosofi eccezionali, sanno fare analisi della realtà tanto spietate e cristalline, quanto sconsolanti nella loro cruda effettività...grazie allora, l'ho visto volentieri :-)
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