martedì 10 marzo 2009

Lo spirito del gonghista


“…Sincerità-ha-ha-hà
un elemento imprescindibile
Che fa una puzza incalcolabile
puntando alla gassosità…”

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Andar per pensieri è un passatempo divertente, che consiglio a tutti.
Va beh, c’è di meglio, intendiamoci.
Ma metti che uno (o una) si trovi momentaneamente a corto di libri; metti che si trovi senza un bel letto molleggiato e la sua donna (o il suo uomo) nei paraggi; senza un cinema, un ristorante, una trattoria, una bisca clandestina, una “sala tombola”, un’edicola, oppure senza un cantiere di lavori in corso in tutto il rione; ecco allora che, a patto che gli siano rimaste almeno un po’ di fantasia e di voglia di giocare, quel tale (o quella tale) può svagarsi con soddisfazione al modico prezzo di due neuroni, andando allo stato brado dietro i suoi pensieri, facendo associazioni bislacche fra idee e creandosi le sue “cause-effetto concettuali” fatte in casa.

La cosa bella poi, è che il vero “viandante per pensieri”, come usa nella miglior pratica maialesca, del suo materiale pensato non butta via proprio nulla: neanche una frenata ad una rotatoria alle porte della città, andando verso il lavoro.
Questa rotatoria sta su un lungo rettilineo principale, con una sola strada meno trafficata che si immette da sinistra. Son quelle rotatorie che di solito vai lungo senza badare troppo a chi sopraggiunge. Ossia, ci badi, ma un po’ con l’occhio fluttuante ed il piede passerino sull’acceleratore, perché tanto l’ultima precedenza che hai dato lì ti è successa 6 mesi fa.
Stamattina evidentemente erano scaduti i 6 mesi, perché un furgoncino verde si è arrotondato bel bello tutto a mancina, ed una frenata decisa (anche se non stridente) si è resa necessaria.
Ed ecco che due secondi dopo aver levato il piede dal freno, mi ha folgorato l’idea dell’«essenza del gonghista».
Ora non so se nella realtà dei fatti sia o si chiami veramente così (più in generale dev’essere il “percussionista”).
Fatto sta che nel mio immaginario il gonghista è quell’orchestrale che se ne sta per tutta la suonata buono buono col suo martelletto cotonato in mano, fedelmente a fianco della gran patacca bronzea penzolante. Non emette uno straccio di nota, non muove un sopraciglio, ma ad un certo punto, magari proprio sul finire della gran sviolinata, è chiamato a piazzare la sua stoccata sonora, precisa e implacabile come il mezzogiorno in una mensa aziendale.
Lo stesso che la mia frenata nella rotonda semi-rettilinea.
Ora, se ci pensate un attimo, l’«essenza del gonghista» è un’immagine che metaforizza niente male certi frangenti esistenziali.

Sbooonnnggg - Fine primo tempo




Sbooonnnggg - Secondo tempo

Continuando da qui in avanti ad andar di pensiero in pensiero, mi è venuto allora da ricapitolare tutte le volte in cui nella mia vita mi è toccato confrontarmi con lo spirito del gonghista.
Ho dovuto così constatare che in tante occasioni, invece di un gong di stentorea e roboante precisione, mi è successo di rilasciare un cacofonico “rintronìo” asincrono di stoviglie, come se avessi dato una mazzata sulla pignatta di rame della nonna.
Di certo è successo all’esame di maturità.
Un tema dovevo fare. E un’interrogazione. Mica domare un leone, dovevo.
Il milleduecento - ventiquattresimo tema e la settecento - quarantaduesima interrogazione, dopo una serie ininterrotta di sufficienze guadagnate nel corso ordinario della mia vista scolastica.
Ma invece di fare “gong”, mi è uscito uno “sfuff” ammaccato nel tema ed un timido “ding” nell’interrogazione.

Quelli come me sono stati spesso gonghisti anche e soprattutto nei contatti con le gentili rappresentanti del femmineo emisfero dell’umanità.
Le donne vanno matte per il gonghista. Anzi, si può forse dire che nel tipo umano del gonghista risieda il carattere ideale del loro uomo dei sogni.
Magari sei una bravissima persona, ti ammazzi di lavoro dieci ore al giorno in fonderia, sei giorni su sette, fai volontariato, sei stimato e ben voluto da chi ti conosce bene, aiuti le vecchiette ad attraversare sulle strisce, hai donato 100 quintali di sangue all’Avis.
Vedi la ragazza che ti piace in discoteca, e sei lì che ti arrovelli sulla frase ad effetto che potresti dirle per attaccare bottone, quando ti passa davanti un “interdetto” che ha pagato il biglietto d’entrata coi soldi truffati a suo nonno, ha parcheggiato in terza fila il suo SUV smarmittato “Euro meno 2” con il bollo scaduto, ed è fresco fresco reduce da una pisciata fiume nei cessi della disco senza essersi lavato le mani.
E’ lì che il losco individuo sfodera davanti alla tua sempre meno ipotizzata preda (sul cui sguardo vedi nel frattempo crescere l’equivalente di una dichiarazione di amore eterno verso quel greve paradigma personificato di «interdizione umana») una battuta sfavillante che è un colpo di gong di rara efficacia seduttiva, con un riverbero di siffatta malia e pienezza armonica che non si sentivano da quella volta in cui il gonghista imperiale Minch Su’on Li Gong diede l’estremo rintocco all’ultimo “Gong supremo” della dinastia Ming, tre tonnellate circolari di oro massiccio, da allora in poi trasferite nella collezione di corte come esclusivo pezzo da museo.
E a te a quel punto cosa rimane da fare? Solo ordinare il secondo Negroni, meditando sul vantaggio di poter continuare con pochissimi patemi d’animo a portare i tuoi corti calzini bianchi senza mai sollevare la tavoletta del water, tanto la dura verità è che gonghisti si nasce, non si diventa.



7 commenti:

farlocca farlocchissima ha detto...

sì è un attacco di demenza... scusa ma che ci faresti tu con una che va in discoteca? ;-)

Gillipixel ha detto...

infatti non parlavo di me, Farly, ma di uno che fa 10 ore al giorno in fonderia :-)
in discoteca ci andavo spesso, non molto temo fa...ma più per ragioni di indagine antropologica :-D
axemours dice blogspot, come un sospiro indirizzato alle incongruenze amorose :-)

Rosa ha detto...

ho molto riso, gillipix! Comunque guardati intorno: non vorrei che fossi tu a farti attrarre dalle amanti dei gonghisti: mica son tutte così, eh...

Gillipixel ha detto...

ehehehehehehe...son contento Rose se hai Ris :-) minchia, sono un comico nato, quasi quasi mando il curriculum a Zelig :-D ...ahahahaha
Lo so, cara Rose, che non sono tutte così, anzi...quelle che dicevo qui sono una minoranza sparuta e ripensandoci, mi sa che nel secondo tempo ho sparato solo una serie di luoghi comuni...ma va beh, era per fare 2 sorrisi, appunto...
oh, non ci crederete: stamattina, nella solita rotonda, alla quale io mi affacciavo con la fiducia di poter attendere altri sei mesi per una nuova precedenza, è sbucato invece lo stesso furgoncino verde di ieri, e quasi quasi facciamo gong...miiiihhh, la nemesi storica :-)))

e poi, se ci si mette pure quell'impunito di blogspot: culaccet mi dice, ma come si fa?
:-D

farlocca farlocchissima ha detto...

ciao gilly, dopo una giornata demenziale, torno a trovarti. Deduco dall'ultimo commento che hai ancora ottimi riflessi... blong al suono del gong dichiaro apprezzamento per il primo tempo del film... insomma ma davvero andavi in discoteca? che bello un gatto balleriano!! :-D

Gillipixel ha detto...

Avevo quasi intuito, Farly, che il dopo gong non ti aveva gustato molto :-) ...lo so, è colmo zeppo di luoghi comuni sul rapporto di donna-uomo, ma la cosa era abbastanza consapevole e scherzosamente voluta, per fare due sorrisi, forse tirati, ma sempre due sorrisi :-)...non penserai mica che mi sono ingrettito così tanto da credere a simili vaccate, vero? :-)
Sì, sì, ci andavo in disco...qualche volta ti racconto :-)

farlocca farlocchissima ha detto...

in effetti me stavo a preoccupà... :-)