Ritorno sul concetto di "epifania del lettore", che mi è molto caro ed al quale ho dedicato diversi scritti qui su, in diverse varianti e con diverse modalità, dettate di volta in volta dallo stato d'animo del momento e da come minchia mi pigliava.
E' stato anche l'argomento di inaugurazione di codesto blog frattaglioso, nel lontano giugno 2008.
Ci ritorno perchè ho scoperto che l'epifania del lettore, quando ti succede, non solo può procurare un sommo piacere misto ad un senso di "illuminazione".
Non solo può trasmetterti la sensazione che ti sia appena stato rivelato un pensiero che avevi già da sempre nella mente ma al quale non eri mai riuscito a dare una forma precisa.
Non solo tutto questo, insomma.
Ma ho scoperto pure che l'epifania del lettore può darti la misura della tua limitatezza espressiva.
Mi è successo leggendo un passo del bellissimo libro di James Hillman, "Il codice dell'anima".
Fra le sue pagine ho scovato l'epifania del lettore più intensa in rapporto alla concisione di parole con la quale è espressa: solamente 2 termini.
Ora, io mi sono diverse volte arrabattato per cercare di cogliere le distorsioni del modello consumistico che ci permea le vite.
Non ho badato a spese dandoci dentro di ironia, di prese per i fondelli, di strali umoristici scoccati contro ipermercati, outlet, automobili, passioni insensate come il tifo sportivo portato ai suoi più folli estremi, stili di vita coatti e così via.
Ho sbeffeggiato Grandi Fratelli, Fattorie e Talpe assortite, Marie de Filippi e Filippi de Maria.
Ho stigmatizzato il conformismo mercificatore di esistenze, l'esasperazione produttivistica, la folle ed insensata accelerazione temporale applicata a tutti gli ambiti della vita.
Ma ogni volta, invece di sentirmi come uno che coglie nel segno il significato da trasmettere, alla fine mi sono sentito come un cagnetto tignoso avvoltolato nella polvere, intento a mordere ringhiosamente l'illusione di un osso succulento che si rivelava invece poco più di un bastone rinsecchito.
Se lo avessi saputo che tutta quella roba si poteva dire con due parole, le avrei dette subito.
Ma c'è stato bisogno di leggere "Il codice dell'anima", perchè altrimenti io non sarei io e James Hillman non sarebbe lui.
C'era bisogno insomma dell'uomo della collina per sapere che bastava dire:
"...iperattiva passività..."
Il codice dell'anima
James Hillman - 1996
E' stato anche l'argomento di inaugurazione di codesto blog frattaglioso, nel lontano giugno 2008.
Ci ritorno perchè ho scoperto che l'epifania del lettore, quando ti succede, non solo può procurare un sommo piacere misto ad un senso di "illuminazione".
Non solo può trasmetterti la sensazione che ti sia appena stato rivelato un pensiero che avevi già da sempre nella mente ma al quale non eri mai riuscito a dare una forma precisa.
Non solo tutto questo, insomma.
Ma ho scoperto pure che l'epifania del lettore può darti la misura della tua limitatezza espressiva.
Mi è successo leggendo un passo del bellissimo libro di James Hillman, "Il codice dell'anima".
Fra le sue pagine ho scovato l'epifania del lettore più intensa in rapporto alla concisione di parole con la quale è espressa: solamente 2 termini.
Ora, io mi sono diverse volte arrabattato per cercare di cogliere le distorsioni del modello consumistico che ci permea le vite.
Non ho badato a spese dandoci dentro di ironia, di prese per i fondelli, di strali umoristici scoccati contro ipermercati, outlet, automobili, passioni insensate come il tifo sportivo portato ai suoi più folli estremi, stili di vita coatti e così via.
Ho sbeffeggiato Grandi Fratelli, Fattorie e Talpe assortite, Marie de Filippi e Filippi de Maria.
Ho stigmatizzato il conformismo mercificatore di esistenze, l'esasperazione produttivistica, la folle ed insensata accelerazione temporale applicata a tutti gli ambiti della vita.
Ma ogni volta, invece di sentirmi come uno che coglie nel segno il significato da trasmettere, alla fine mi sono sentito come un cagnetto tignoso avvoltolato nella polvere, intento a mordere ringhiosamente l'illusione di un osso succulento che si rivelava invece poco più di un bastone rinsecchito.
Se lo avessi saputo che tutta quella roba si poteva dire con due parole, le avrei dette subito.
Ma c'è stato bisogno di leggere "Il codice dell'anima", perchè altrimenti io non sarei io e James Hillman non sarebbe lui.
C'era bisogno insomma dell'uomo della collina per sapere che bastava dire:
"...iperattiva passività..."
Il codice dell'anima
James Hillman - 1996
4 commenti:
lo leggerò.... mi hai incuriosito...
non amo di solito consigliare libri, perchè poi le impressioni personali sono sempre tanto differenti...posso solo dire che questo per me è molto bello :-)
non vorrei averti depistato, in quanto il tema specifico dell'epifania presente è piuttosto accessorio rispetto a quello vero del libro, che volendo è ancora meglio :-)
Ah...per onore di verità, devo poi aggiungere che a questo libro sono giunto grazie all'ottimo consiglio di Farlocca :-) cosa che aggiunge molti altri punti a favore della sua lettura :-)
a lui gliene bastano due di parole, hai visto che mente eccelsa!!? oh, ma sei un adulatore... ;-) ciao amichetto di penna (blogspot dice echex... baresemente!)
Hillman è grande, Farly :-)
io che adulo? dici? :-D
womed dice blogspot raffreddato, salutando in inglese tutte le donne :-)
ciao a te, amichetta di penna :-)
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