martedì 15 settembre 2009

Are you ready to Rock and roll?




«…A’ p’llattikin…A’ p’llattikin…giunbàghi…papappapa…».

Le sonorità della lingua inglese mi hanno affascinato praticamente da sempre.
Tutto venne molto ma molto prima di conoscere il significato di una singola sillaba che fosse una dell’alieno idioma britannico. Avrò fatto circa la prima o la seconda elementare, quando fra gli altri bimbetti e sbarbatelli assortiti si sparse la voce rigorosamente infondata che io sapessi l’inglese.
Per farvi capire quanto questo corrispondesse al vero, mi basta riportarvi qui di seguito la vera frase che all’epoca intendevo tradurre in fonemi con quell’accozzaglia di suoni disarticolati che ho riportato in apertura:

«…I feel like a king…I feel like a king in my buggy… papappapa…».

I frequentatori più assidui degli ultimi 10 lustri di rassegne d’essai quali festival di Venezia, Cannes, Berlino, Lugano e CasalSpussone, avranno sicuramente riconosciuto, anche solo da queste scarne battute, l’immortale poetare degli immensi maestri della musica da film, i fratelli Guido e Maurizio Delli Olivieri Cipolla (Oliver Onions), nella fattispecie citati in una delle loro composizioni più preclare, “Scarafone sabbiatore” (“Dune buggy”), indimenticabile commento melodico a quella pietra miliare della cinematografia mondiale interpretata dai sublimi Terenzio Illo e Buddha Spenzieri, e che va sotto il titolo di “Otherwise we’ncass ourselves”.

La lingua inglese aveva per me il pregio di riassumere due pregi.
Prima cosa, era l’esperanto del rock e del pop, forma di musica suprema assorbita fin dalla più tenera età insieme alla nebbia, il latte e il torchiato di lambrusco .
Due: l’inglese non lo capivo (e tutt’oggi la capisco ancora con parecchie imbarazzanti lacune).
Era il mix perfetto di cui avevo bisogno: poter giocare con le parole come se fossero pallette di pongo e avendo per di più la possibilità di modellarle sull’inconsistenza figurativa della plasticità melodica rock e pop.
Insomma, fin da bambino dentro me si è sempre celato un piccolo Nando Mericoni farcito di ritmi sillabici rock'n'rolleggianti.

Per tanti anni a seguire poi, la storia è andata avanti su questo tono e anche adesso non è cambiata di molto. L’inglese del rock tanto più mi affascinava quanto meno lo comprendevo.
In questo modo le parole valevano quanto la musica, nel senso della più assoluta libertà di giungere al mio orecchio entrambe come significante puro non inquinato dall’intralcio concettuale di significati scassa-minchia (anche se, immagino, non sarà propriamente in questi termini che si espresse Ferdinand de Saussure, nel suo «Corso di linguistica generale»).
La parola diventava musica, e viceversa.
Per questo mi è sempre piaciuta un sacco la lingua inglese, per il suo valore sonoro puro, impreziosito da quella parentela musicale primigenia.
E sempre per questo, anche dopo aver inquinato quella mia ideale condizione originaria di ignoranza fanciullesca con l’apprendimento di 4 vocaboli, nondimeno seguito ad esaltarmi quando mi imbatto in una di quelle espressioni inglesi spettacolari (come titoli di opere narrative, o film, o versi di canzoni) dotate di una sonorità a mio avviso ineguagliabile.
Mi viene in mente ad esempio la possente, desertica spiritualità evocata da «Ask the dust» (John Fante, «Chiedi alla polvere»); oppure la tonante, biblica devastazione che risuona in «Grapes of wrath» (John Steinbeck, «Furore», ma letteralmente «Uve di odio»).
L'argomento si fa poi vieppiù fascinoso se si spulcia un po' il tema della traduzione (e per uno che sa tre parole d'inglese, ci vuole pure un becco di ferro, ma questo è un dettaglio).
Con tutto il rispetto per il mestiere del traduttore (una delle figure più sottovalutate nella "filiera artistica", in proporzione alla sua importanza) mi succede spesso di provare grosse delusioni per come viene maltrattata la grazia originaria di certe espressioni.
Uno dei casi più clamorosi in cui sono incappato è la deturpazione completa del fantastico «Even cowgirls get the blues» (Tom Robbins), burocraticamente ingessato nel pessimo «Cowgirls: il nuovo sesso».
Altre volte, mi pare che la frase originale e la sua resa italica gareggino testa a testa.
Ma è poi spesso la locuzione english che strappa la mia preferenza sul filo di lana. Fu così che la timbrata di «Uomo bianco va' col tuo Dio» sul candido foglio del mio senso dello stupore, venne subito messa in ombra dal suo carattere di stampa più fedele, «Man in the wilderness».

Come non concludere poi con un solo, lapidario verso, forse il più potente, dell'immenso repertorio rock, che vale per tutti gli infiniti da me plasmati con la mia interminabile fantasia maturata attraverso l' ultradecennale militanza nel nandomericonismo più puro?

«Weird scenes inside the gold mine» (...«Ride the highway west, baby...my only friend, the end»).

Oppure è filologicamente molto più corretto riprendere da dove tutto era iniziato:

«…A’ p’llattikin…A’ p’llattikin…giunbàghi…papappapa…».



36 commenti:

Rosa ha detto...

a' plakketing! :-D sei impagabile gil!!!! :-*

Gillipixel ha detto...

ahahahha :-D grazie, Rose...ogni un tuo commento è tutte le volte come una promozione sul campo :-)

Lara ha detto...

Se mi è permesso, ti promuovo anch'io :D
SEi davvero impagabile!!!
Ciao Gill,
Lara

ANTONELLA ha detto...

e come non assaporare il suono del titolo inglese...".price and prejudice" ? Orgoglio e pregiudizio in italiano ma meno sonoro.

Yossarian ha detto...

Bello proprio Gilli e (non mi fraintendere ti prego, poiche' non e' mia intenzione atteggiarmi ad arrogante presuntuoso), lo dico da traduttore professional dalla lingua del Bardo(soprattutto saggistica).

Sono inoltre d'accordo con te, la traduzione di Cowgirls e' orrenda, ma a volte la barriera linguistica e' davvero ardua.

Tradurre 'catcher in the rye' letteralmente e' impossibile.
Meglio un diplomatico e dignitoso 'Giovane Holden'.

Comunque a volte e' davvero colpa di traduttori terrificanti. Mi e' capitato tantissime volte di dover porre rimedio in veste di revisore o di editor, a traduzioni da far accapponare la pelle.

Ti faccio un esempio con una avvertenza: Gilli anche in questo caso non mi fraintendere, non e' un peccato mortale non sapere l'inglese, tu lo hai ammesso con grande onesta' e te ne rendo merito. No problem, anzi chapeau. Io il francese lo so molto peggio del tuo inglese.

Pero', tanto per utilizzare un esempio che mi hai messo sottomano, il cattivo traduttore (non tu, lo ripeto) tradurra' 'Grapes of Wrath' con 'Uve d'odio', quello buono con 'I frutti del rancore', che e' la traduzione corretta italiana della frase idiomatica anglosassone.

Anche se 'Furore' per l'opera di Steinbeck mi pare tanto buono quanto l'originale.

Ciao

:-)

Gillipixel ha detto...

@->Lara: grazie, Lara, sei troppo carina...mi fa tanto piacere di averti regalato un sorriso...oddio!!! Adesso mi metto anche a citare inconsiamente Drupi...aiutooo!!!
:-)

Gillipixel ha detto...

@->Antonella: vero, Anto, anche l'esempio che hai portato tu è molto significativo...non ci pensavo, ma è proprio bello pure quello...ce ne sono un sacco, magari ci dedico un altro scrittino apposito :-)
Grazie delle tue visite sempre carine e di classe :-)

Gillipixel ha detto...

@->Yoss: don't worry, Yoss...ormai ho capito benissimo che se c'è una persona modesta ma ricca di tanti pregi, quella persona sei tu...

Infatti...la traduzione letterale di "Grapes of wrath" l'ho introdotta solo per dare il senso "bovino" della frase :-) non la portavo come esempio di buona traduzione, tutt'altro...
le tue ipotesi sono molto efficaci, e concordo sul fatto che l'ufficiale "Furore" è una traduzione ottima, anche se molto libera rispetto alla "lettera"...
io avrei visto bene anche "Grappoli di rabbia", oppure "Grappoli di rancore", oppure, esagerando, "Graspi di rabbia", ma forse questo termine è troppo poco comune e conosciuto...però introdurrebbe l'idea del grappolo d'uva ormai spogliato, che legato alla rabbia e alla grande depressione, non è poi così male :-)
però lo ammetto: è troppo cervellotico e ingarbugliato...era solo un'ipotesi sparata lì per divertimento :-)

Grazie dei tuoi commenti sempre così articolati ed interessanti :-)

maria rosaria ha detto...

caro gil, mi devo dissociare. odio l'inglese, proprio non riesco ad apprezzarlo e lo conosco solo scolasticamente. preferisco la mielosità del francese anche se non lo parlo... però lo canto ed è sensualissimo!
bacio

Gillipixel ha detto...

@->Maria Rosaria: non preoccuparti, EmRose, la libertà di dissociazione è ampia e garantita, ci mancherebbe :-)
però quello che mi dici forse conferma un po' la mia teoria...
va beh, teoria è una parola grossa :-)...voglio dire, essendo tu cantante di repertorio classico (inteso nel senso più ampio possibile) hai assorbito una musicalità che ha a che fare molto più spesso col francese...boh, forse ho sparato solo un'altra vaccata :-) eheheee
ciao :-)

maria rosaria ha detto...

la lingua francese è senz'altro tra le più musicali, anche se l'inglese è la lingua di oratori di haendel, e di un'opera bellissima di purcell "dido and aeneas", autori entrambi precedenti all'epoca che ha visto il culmine della produzione operistica, metà del settecento ed ottocento.
bacio, caro gil

Gillipixel ha detto...

@->Maria Rosaria: Grazie per queste informazioni musicali, EmRose...in effetti, a pensarci, l'inglese è in qualche modo più spigoloso e quindi più consono a ritmi intensi, "fitti" e molto impostati sulla percusione, come quelli della musica moderna rock e pop, mentre il francese è più lineare, rotondo, ampio, "circolare", quindi più adeguabile alla sinuosità degli strumenti "classici" ad arco, fiati, ecc....non so, forse sono solo mie impressioni, che in ogni caso non sono per nulla esperto...bel tema però :-)

Rosa ha detto...

Riguardo a "grapes of wrath" io procederei così: intanto cercherei di capire se si tratta di "licenza poetica" o di frase idiomatica - e quindi di luogo comune conosciuto e ben noto - e tradurrei di conseguenza con una frase idiomatica o con linguaggio poetico. (non ho fatto la ricerchina e non lo so :-) )

Quando si parla di titoli comunque non penso sia corretto usare il termine "traduzione". Ma mi sa che mi hai ispirato il prossimo post e ne scrivo lì :-)

Gillipixel ha detto...

@->Rose: osservazione molto sottile ed interessante, Rose...sono proprio curioso di leggere il tuo scritto al più presto :-)
e magari, non è detto che non ritorni pure io sul concetto :-)
Grazie per il tuo contributo come sempre preziosissimo ed autorevole :-)

Yossarian ha detto...

@Rosa

"non bisogna aver fatto la ricerchina..."

piiiing...stoccatina eh? :-)

Non bisogna aver tradotto Joyce per saperlo.
E non c'e' bisogno di ricerchine.

Basta avere un po' di esperienza e qualche banalissimo volume in italiano e inglese su slang, frasi idiomatiche etc etc.

Come e' normale nel mestiere e come presumo sia anche il tuo caso no?

Peraltro non mi pareva di aver peccato di arroganza con Gilli.

Cosi' come non credo che mi permetterei mai di farti una lezione su come tradurre una frase idiomatica o un licenza poetica.

Anche se francamente per come intendi "traduzione" riferito ai titoli mi par di capire che si trattera' di un ottimo post sul "sesso degli angeli".

farlocca farlocchissima ha detto...

caro/a la mia/o mezza chimera, fai caso al fatto che la parte inglese-italiano del dizionario è assai più spessa della parte italiano-inglese. per chi ama le parole, il rendere la vita a mezzo di esse, questo è motivo di fascino assoluto... ci sono così tante parole in inglese che non le conoscerò mai tutte, ma non mi stancherò di impararle :-) e magari basta mezza chimera che le sappia veh?

farlocca farlocchissima ha detto...

ps: adoro le scelte sonore fatte :-)

Gillipixel ha detto...

@->Rose & Yoss: NON VOGLIO RISSE NEL MIO LOCALE!!!

:-D ahahahhaha
Siete fortissimi!!! le vostre baruffe sono una delle cose più belle del web :-)

nessuna arroganza da parte di nessuno, Yoss...i vostri interventi sono sempre molto puntuali e interessanti...grazie ad entrambi!!! :-)

Gillipixel ha detto...

@->Farly: noi siamo avvantaggiati, Farly: in qualità di chimera bi-lingustica possiamo mettere insieme il nostro patrimonio comune e fare un figurone :-)
aggiungerei che la cosa più bella è saper amare l'inglese e l'italiano ed osservare come nel confronto fra di loro le due lingue si esaltino a vicenda...sempre se uno sa divertirsi con poco, concetto fondamentale pure qeusto :-)
...magari qualche volta amplierò questo scrittino apportando nuovi elementi sul tema...
Grazie Farly, ciao :-)

Rosa ha detto...

Eh? Non capisco se hai frainteso qualcosa che ho scritto o se ti è andata la testa in ciampanelle. Io NON sapevo assolutamente che origini avesse la frase "grapes of wrath", prima della ricerchina (che ho fatto adesso, e poi ne parliamo): anche se lavoro nel campo da venticinque anni, ogni sacrosanto giorno mi trovo di fronte a problemi di questo tipo e DEVO fare continuamente "ricerchine" per contestualizzare quello che non capisco. Giuro, non so assolutamente come si possa fare in modo diverso, ne' so come possa fare tu a conoscere a priori e a inquadrare storicamente e culturalmente il significato di qualsiasi materiale linguistico slang, idiomatico, poetico, o citazione ti capiti per le mani: ad ogni buon conto - forse anche perchè il mio inglese è lungi dall'essere perfetto, lo ammetto - questo non è affatto il mio caso e approccio ogni "ricerchina" con rispetto sacrale, figurati quanto potevo essere ironica!

Tornando a "grapes of wrath", la ricerchina (sommaria) mi dice che si tratta di una citazione da "The Battle Hymn of the Republic", la matrice di "John Brown story"

"Mine eyes have seen the glory of the coming of the Lord: He is trampling out the vintage where the grapes of wrath are stored"

che a sua volta riprende l'apocalisse:

"vendemmiò la vigna della terra e gettò l'uva nel grande tino dell'ira di Dio."

Quindi, direi che Steimbeck (fino a prova contraria, ovviamente sono pronta a rivedere la questione in qualsiasi momento) non usa una frase idiomatica anglosassone ma una citazione. Se io intitolo "stringiamci a coorte" un romanzo, chi traduce dovrà tenere conto del contesto a cui mi riferisco, più che alla traduzione letterale: ovvero all'inno di Italia.

Gillipixel ha detto...

@->Rose: molto ben fatta la tua ricerca, Rose...grazie!!! avevo avuto un sospetto che la cosa derivasse dalle Scritture, perchè in Steinbeck il "retroterra" biblico è parecchio marcato, come anche in Melville, ad esempio...però la tua conferma è stata molto preziosa...
ribadisco anche che è molto interessante la tua sottolineatura della differenza fra "idiomatismo" (scusate la parolaccia :-) ed invece la "semplice" citazione...
nei due casi infatti al traduttore si pone dinnanzi una opzione di resa linguistica del tutto differente...se è frase idiomatica, dovrà affidarsi a tutta la sua fantasia, sensibilità poetica, capacità evocativa, per supplire alla mancanza di traduzione letterale...se è citazione, magari se la cava anche con la trad letterale...

Grazie ancora e...Wow!!! Una baruffa Rose vs. Yoss in casa mia!!! Ma che onore!!! :-)

Yossarian ha detto...

@Rosa

Dai dai t'ho gia' chiesto scusa. Lo sai che ogni tanto fra coda di paglia, Alzheimer, Parkinson e arterio, mi esibisco al mio peggio.

Sorry.

:-)

@Gilli

"Una baruffa Rose vs. Yoss in casa mia!!! Ma che onore!!! :-)"

ROTFL Gilli, hahahaha, sei epico.

Quello mio e di Rosa e' un piano premeditato:

Abbiamo deciso di scatenare la 'guerra bloggale' battendoci su tutti i fronti: aka blog degli altri.

E' un piano diabolico che prevede il fine sminuzzamento degli attributi altrui. Come sempre.

PS Gilli, ti adoro, sei un altro come Rosa di cui la blogopalla non puo' fare a meno.

PPS Anche Farlocca non scherza mica pero' :-)

Rosa ha detto...

"aka blog degli altri"

Con particolare riferimento ai blog dei superbuoni dal cuore tenero.

Siamo i blue meanies del web!

Yossarian ha detto...

@Rosa

LOL

Gillipixel ha detto...

@->Rose & Yoss: lo so, lo so...sono il barbapapà del web (copyright by rb :-)
non ci posso fare nulla, a volte ci provo a fare il cattivo, ma poi non so da che parte prendere, non sono pratico :-)
Avete notato?...in questa atmosfera teneroide che è il mio blog nemmeno voi due siete riusciti a baruffare... :-)

@->Yoss: Rosa e Farly sono due simpaticone matricolate, sono d'accordissimo :-) se non ci fossero loro, al web mancherebbe qualcosa di importante...forse addirittura, invece di web si chiamerebbe solo uè :-)
è una cosa tremenda :-)

Gillipixel ha detto...

mi sono sbagliato :-) "è una cosa tremenda" andava scritto nel paragrafetto sopra...doveva essere così:

"...non ci posso fare nulla, a volte ci provo a fare il cattivo, ma poi non so da che parte prendere, non sono pratico :-) è una cosa tremenda :-)..."

invece mi è scivolato sotto :-)...scusate :-)

Rosa ha detto...

Meno male, che scritto così pareva proprio un necrologio preventivo! :-D

Gillipixel ha detto...

@->Rose: ...mi si erano intrecciati i diti...abbia pasiensa... :-)

farlocca farlocchissima ha detto...

ehm io non raggiungerò mai le vette di cattiveria di certuni ;-) ma trattatemi bene la mezza chimera buona che se no poi ve meno (rose che posso farlo veh?)

Gillipixel ha detto...

@->Farly: per fortuna che ho la mia mezza chimera che mi protegge dai kattivoni :-) grazie Farly :-)

Rosa ha detto...

azzo, confermo: puoi farlo sì!

Vanessa Valentine ha detto...

Delizioso post su di un argomento che amo infinitamente...bravo, bravo, bravo Gilli!! (e anche un mucchio divertente...;))
Paappappapa!
(Con l'inglese me la cavicchio, ma in vasca da bagno canto e invento le parole, per non fare la figuraccia con i vicini dell'appartamento di sotto che assordo quotidianamente, che poi sembra che l'inglese non lo so).:)))))))

Gillipixel ha detto...

@->Rose:

"...azzo, confermo: puoi farlo sì!..."

Uhm...mi sa che non ho capito :-)

Gillipixel ha detto...

@->: Vale: ehehehhe...grazie Vale :-) è vero, inventare paroluzze inglesi cantando è una goduria assoluta :-) il bagno e la doccia sono l'habitat naturale per questa attività :-)
Grazie dei complimenti :-)

Rosa ha detto...

no, dicevo a Farly...so che può menare, se vuole :-)

Gillipixel ha detto...

@->Rose: aaahhhhhh...capito :-)