“…Nemo profeta in patria…” dicevano i nostri nonni latini. E dicevano bene. Quindi non mi aspetto di profetizzare esattamente un bel nulla, proprio io che sono comodamente seduto sulla mia poltrona di casa preferita. Come a dire: così tanto in patria che più in patria non si può.
E’ allora più un sentore di disagio stupito, un malessere strisciante, quello di cui vorrei rendere conto. Un disagio che non riesco ad immaginare come non possa implodere un giorno, ritorcendosi contro coloro che lo stanno più o meno consciamente causando (e qui sta la piccola presunta porzione para-profetica della mia asserzione).
Per farla breve: mi sono accorto che la storica mia insofferenza per “Studio Aperto” sta ormai toccando livelli parossistici.
Mi è capitato nei giorni scorsi di vedere infatti alcune volte il tg di Italia 1 e di domandarmi: fino a che punto potranno spingere questo giochetto del “panem et circenses” mediatico prima che la gente si accorga in modo clamoroso e dilagante del vuoto che è stato fatto nelle loro menti nutrite esclusivamente di quella ristretta ed umiliante visione del mondo? Fino a che punto potranno tirare la corda già tesissima della mercificazione mentale?
A ben vedere, una forma molto più perversa e subdola del "panem et circenses" dei tempi gladiatorii: qui i "circenses" sono sfruttati come esca sull'amo al quale abboccherai, finendo per comprare il loro "panem".
I dubbi circa la portata profetica di tutta la mia riflessione sono tuttavia più che fondati. Forse la maggior parte della gente è ormai irreparabilmente impermeabile a ogni forma di coscienza critica ed è disposta a lasciarsi violentare lo spirito ad oltranza. Forse sto invecchiando io, sto diventando sempre più un intellettualoide bislacco chiuso nella mia torre d’avorio di meditazioni fumose.
“Panem et circenses”, già.
E’ una storia vecchia come il mondo.
Dare al pubblico anche le cose che si presumono da esso desiderate, è normale, è fisiologico per ogni forma di “rappresentazione”. Direi che anche nobilissime espressioni artistiche si sono inserite lecitamente in questo “meccanismo” e non per questo si possono considerare meno degne di rispetto.
Ma un conto è far passare insieme alla “circensità” anche contenuti di valore degni sotto l’aspetto estetico, informativo, dell’accrescimento culturale e conoscitivo. Un conto è usare pervicacemente il fulcro delle leve più istintuali per stimolare un attaccamento patologico allo strumento mediatico, al solo scopo di far passare insieme a questo attaccamento la pura comunicazione commerciale, che è ormai il vero ed unico obiettivo di certi programmi di certe reti.
Sia ben chiaro: non ho niente contro gli istinti. Sono parte della natura umana e visti in una panoramica dell’anima equilibrata non possono essere esclusi dalla vita, pena il non poterla chiamare più con questo nome.
Quello che fa rabbia è come gli istinti vengano usati per manovrare le coscienze e in proporzioni così esclusive da rendere le persone dei puri “recettori istintuali”, senza alcun altra prospettiva culturale, intellettiva, del sentimento, per non parlare di più profondi affetti spirituali.
Sesso, pettegolezzo (se condito da cattiveria, tanto meglio), violenza, competitività (se sconfinante nel regno della litigiosità e dell’odio, tanto meglio), danaro. Il tutto condito da curiosità morbosa, sia fine a sé stessa, sia applicata ai precedenti “oggetti d’appetito” elencati.
Ecco gli ingredienti che bastano per fare di un mezzo di comunicazione una mera calamita di attenzione, svuotata di ogni contenuto altro.
E Studio Aperto è forse solo la punta dell’iceberg più clamorosa, ma ormai la “filosofia” generale di certa tv è tutta incentrata su questo.
Però, come si diceva, “…nemo profeta in patria…”, appunto, e con ogni probabilità non lo sarò nemmeno io. E così forse la corda dell’istinto continuerà ad essere tirata, non ci sarà nessuna implosione delle coscienze, con i più che seguiteranno ad accettare questo stato di fatto privo di rispetto per una dimensione umana degna di essere chiamata tale.
Ma voi non fateci caso: sono solo un campagnolo impressionabile.
E’ allora più un sentore di disagio stupito, un malessere strisciante, quello di cui vorrei rendere conto. Un disagio che non riesco ad immaginare come non possa implodere un giorno, ritorcendosi contro coloro che lo stanno più o meno consciamente causando (e qui sta la piccola presunta porzione para-profetica della mia asserzione).
Per farla breve: mi sono accorto che la storica mia insofferenza per “Studio Aperto” sta ormai toccando livelli parossistici.
Mi è capitato nei giorni scorsi di vedere infatti alcune volte il tg di Italia 1 e di domandarmi: fino a che punto potranno spingere questo giochetto del “panem et circenses” mediatico prima che la gente si accorga in modo clamoroso e dilagante del vuoto che è stato fatto nelle loro menti nutrite esclusivamente di quella ristretta ed umiliante visione del mondo? Fino a che punto potranno tirare la corda già tesissima della mercificazione mentale?
A ben vedere, una forma molto più perversa e subdola del "panem et circenses" dei tempi gladiatorii: qui i "circenses" sono sfruttati come esca sull'amo al quale abboccherai, finendo per comprare il loro "panem".
I dubbi circa la portata profetica di tutta la mia riflessione sono tuttavia più che fondati. Forse la maggior parte della gente è ormai irreparabilmente impermeabile a ogni forma di coscienza critica ed è disposta a lasciarsi violentare lo spirito ad oltranza. Forse sto invecchiando io, sto diventando sempre più un intellettualoide bislacco chiuso nella mia torre d’avorio di meditazioni fumose.
“Panem et circenses”, già.
E’ una storia vecchia come il mondo.
Dare al pubblico anche le cose che si presumono da esso desiderate, è normale, è fisiologico per ogni forma di “rappresentazione”. Direi che anche nobilissime espressioni artistiche si sono inserite lecitamente in questo “meccanismo” e non per questo si possono considerare meno degne di rispetto.
Ma un conto è far passare insieme alla “circensità” anche contenuti di valore degni sotto l’aspetto estetico, informativo, dell’accrescimento culturale e conoscitivo. Un conto è usare pervicacemente il fulcro delle leve più istintuali per stimolare un attaccamento patologico allo strumento mediatico, al solo scopo di far passare insieme a questo attaccamento la pura comunicazione commerciale, che è ormai il vero ed unico obiettivo di certi programmi di certe reti.
Sia ben chiaro: non ho niente contro gli istinti. Sono parte della natura umana e visti in una panoramica dell’anima equilibrata non possono essere esclusi dalla vita, pena il non poterla chiamare più con questo nome.
Quello che fa rabbia è come gli istinti vengano usati per manovrare le coscienze e in proporzioni così esclusive da rendere le persone dei puri “recettori istintuali”, senza alcun altra prospettiva culturale, intellettiva, del sentimento, per non parlare di più profondi affetti spirituali.
Sesso, pettegolezzo (se condito da cattiveria, tanto meglio), violenza, competitività (se sconfinante nel regno della litigiosità e dell’odio, tanto meglio), danaro. Il tutto condito da curiosità morbosa, sia fine a sé stessa, sia applicata ai precedenti “oggetti d’appetito” elencati.
Ecco gli ingredienti che bastano per fare di un mezzo di comunicazione una mera calamita di attenzione, svuotata di ogni contenuto altro.
E Studio Aperto è forse solo la punta dell’iceberg più clamorosa, ma ormai la “filosofia” generale di certa tv è tutta incentrata su questo.
Però, come si diceva, “…nemo profeta in patria…”, appunto, e con ogni probabilità non lo sarò nemmeno io. E così forse la corda dell’istinto continuerà ad essere tirata, non ci sarà nessuna implosione delle coscienze, con i più che seguiteranno ad accettare questo stato di fatto privo di rispetto per una dimensione umana degna di essere chiamata tale.
Ma voi non fateci caso: sono solo un campagnolo impressionabile.
2 commenti:
ma quante volte te lo devo dire che nond evi guardare le reti mediaset? lo vedi lo vedi che ti fa male alla salute... me te agiti ... :-) saluti dalla zia farly
Grazie zi'...
se nu' ccé fosse té :-)
ehehehheh :-) SuperFarlyyy :-)
Eplogm: città della mitteleuropa nota per la tradizonale prdozione di reti elastiche per luna park, distinguibili per il loro inconfondibile suono: "... eeeplooonnnggg ... eeeplooonnnggg ... eeeplooonnnggg ..." :-)
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