Ragazzi tenetevi forte che vi do una notizia bomba: anche io ho fatto un piccolo passo avanti lungo il radioso cammino della modernità.
Mi sono dotato del digitale terrestre…BWAHAHAHAHA!!! (…scroscio di risa sguaiate provenienti dall’uditorio)…PRRRRRR!!! (…allitterazione inequivocabile, sempre dallo stesso uditorio).
E va beh. E datemi tempo. Sono pur sempre un povero campagnolo con un piede nell’«Età dell’Oro» e l’altro nella «Nostalgia canaglia».
Per me che mi devo ancora riprendere dallo shock affettivo causato dall’ultimo acquisto di una vanga con doppia staffatura ergonomica, causa arrugginimento definitivo del vecchio badile di famiglia, sono passi non da poco.
E poi c’è da dire che a metterci lo zampino ci pensa sempre la bilancia della “nemesi geografica” (come sbraitò una volta il sindaco Peppone Bottazzi in faccia a don Camillo).
Infatti, qui fra le sperdute lande dei “viandanti per pensieri”, quello che ci viene passato non è propriamente un digitale terrestre. Ecco, a me sembra di più un “digitale agricolo”, via.
Per dire: del segnale di Rai1, 2 e 3, al momento nemmeno l’ombra. Non parliamo poi della fantomatica Rai4.
Insomma, tocca confidare nel prossimo futuro, perché per ora slalomeggiando fra i tasti del telecomando mi pare che si trovino molti più fossi che canali (dei canali di poi son piene le fosse?...Boh!).
Ma si sa: fra i tratti privilegiati del campagnoleggiatore rientra anche il divertirsi con poco. Così, mi sono bastati due o tre soli canali nuovi che “…a modo mio, a modo mio sono / contento un giorno anch’io / E a modo mio, ringrazio Dio oggi / la storia la faccio io, a modo mio...”…ooops, scusatemi, mi si erano lievemente “in-Negrite” le idee.
Uno di questi canali è Iris.
Sull’impatto che ho avuto con Iris, c’è da dire una cosa buffa: quando uno è passatista latente fin nelle unghie dei piedi, riesce inconsciamente a ribaltare a favore di «Età dell’Oro» anche le più ghiotte occasioni di progressismo.
Iris ad esempio mi ha fatto regredire all’infanzia.
Scusate la metafora alquanto rozza, ma con gli altri canali ormai, “dig-i-amolo”, si ha la costante sensazione di stare seduti sulla tazza del water. Un po’ per le conseguenze metaforiche di prima istanza, ossia perché le trasmissioni fanno mediamente e veramente ca…ga…scegli la nota mancante: do, …, mi, fa, sol, la, si.
Ma soprattutto perché la valanga di pubblicità che ti riversano addosso è talmente pervasiva che ti senti così, come dire, quasi in colpa se non consumi. Il peccato originale è divenuto ormai marmellata rubata, rispetto al senso di colpa indotto catodicamente per aver sprecato un secondo della tua giornata avulso da intenzioni consumatorie.
Quindi, sempre metaforicamente, ti premunisci: sei di fronte alla tele, ma idealmente siedi sul trono ceramico deputato al ciclo continuo di consumo corporale, con la coscienza pulita e qualcos’altro invece un po’ meno.
Iris ha spazzato via di botto tutti gli anni durante i quali sono stato gradualmente (ma neanche tanto) calato in questa condizione di brucatore di spot.
Con quei suoi film dignitosi (non primissime visioni certo, ma sempre dignitosi), immuni da sozzume pubblicitario, mi ha catapultato ai tempi in cui c’erano due canali, i programmi iniziavano alle 5 del pomeriggio con la “Tv dei ragazzi”, ma tutto il cucuzzaro, quasi fosse un fuoco da preparare nel camino, si doveva accendere almeno un questo d’ora prima, per dar modo al trasformatore di scaldarsi, mentre sullo schermo l’immagine si arrotolava su se stessa per dieci minuti buoni prima di stabilizzarsi.
So che non durerà: per adesso fanno così, per farti ingolosire un po’. Poi ci sbatteranno dentro alcune prime visione e giù a far pagare.
Ma finché dura, io mi sintonizzo con puro spirito agricolo.
E dato che son stati chiamati in causa, gustateveli:
Mi sono dotato del digitale terrestre…BWAHAHAHAHA!!! (…scroscio di risa sguaiate provenienti dall’uditorio)…PRRRRRR!!! (…allitterazione inequivocabile, sempre dallo stesso uditorio).
E va beh. E datemi tempo. Sono pur sempre un povero campagnolo con un piede nell’«Età dell’Oro» e l’altro nella «Nostalgia canaglia».
Per me che mi devo ancora riprendere dallo shock affettivo causato dall’ultimo acquisto di una vanga con doppia staffatura ergonomica, causa arrugginimento definitivo del vecchio badile di famiglia, sono passi non da poco.
E poi c’è da dire che a metterci lo zampino ci pensa sempre la bilancia della “nemesi geografica” (come sbraitò una volta il sindaco Peppone Bottazzi in faccia a don Camillo).
Infatti, qui fra le sperdute lande dei “viandanti per pensieri”, quello che ci viene passato non è propriamente un digitale terrestre. Ecco, a me sembra di più un “digitale agricolo”, via.
Per dire: del segnale di Rai1, 2 e 3, al momento nemmeno l’ombra. Non parliamo poi della fantomatica Rai4.
Insomma, tocca confidare nel prossimo futuro, perché per ora slalomeggiando fra i tasti del telecomando mi pare che si trovino molti più fossi che canali (dei canali di poi son piene le fosse?...Boh!).
Ma si sa: fra i tratti privilegiati del campagnoleggiatore rientra anche il divertirsi con poco. Così, mi sono bastati due o tre soli canali nuovi che “…a modo mio, a modo mio sono / contento un giorno anch’io / E a modo mio, ringrazio Dio oggi / la storia la faccio io, a modo mio...”…ooops, scusatemi, mi si erano lievemente “in-Negrite” le idee.
Uno di questi canali è Iris.
Sull’impatto che ho avuto con Iris, c’è da dire una cosa buffa: quando uno è passatista latente fin nelle unghie dei piedi, riesce inconsciamente a ribaltare a favore di «Età dell’Oro» anche le più ghiotte occasioni di progressismo.
Iris ad esempio mi ha fatto regredire all’infanzia.
Scusate la metafora alquanto rozza, ma con gli altri canali ormai, “dig-i-amolo”, si ha la costante sensazione di stare seduti sulla tazza del water. Un po’ per le conseguenze metaforiche di prima istanza, ossia perché le trasmissioni fanno mediamente e veramente ca…ga…scegli la nota mancante: do, …, mi, fa, sol, la, si.
Ma soprattutto perché la valanga di pubblicità che ti riversano addosso è talmente pervasiva che ti senti così, come dire, quasi in colpa se non consumi. Il peccato originale è divenuto ormai marmellata rubata, rispetto al senso di colpa indotto catodicamente per aver sprecato un secondo della tua giornata avulso da intenzioni consumatorie.
Quindi, sempre metaforicamente, ti premunisci: sei di fronte alla tele, ma idealmente siedi sul trono ceramico deputato al ciclo continuo di consumo corporale, con la coscienza pulita e qualcos’altro invece un po’ meno.
Iris ha spazzato via di botto tutti gli anni durante i quali sono stato gradualmente (ma neanche tanto) calato in questa condizione di brucatore di spot.
Con quei suoi film dignitosi (non primissime visioni certo, ma sempre dignitosi), immuni da sozzume pubblicitario, mi ha catapultato ai tempi in cui c’erano due canali, i programmi iniziavano alle 5 del pomeriggio con la “Tv dei ragazzi”, ma tutto il cucuzzaro, quasi fosse un fuoco da preparare nel camino, si doveva accendere almeno un questo d’ora prima, per dar modo al trasformatore di scaldarsi, mentre sullo schermo l’immagine si arrotolava su se stessa per dieci minuti buoni prima di stabilizzarsi.
So che non durerà: per adesso fanno così, per farti ingolosire un po’. Poi ci sbatteranno dentro alcune prime visione e giù a far pagare.
Ma finché dura, io mi sintonizzo con puro spirito agricolo.
E dato che son stati chiamati in causa, gustateveli:
2 commenti:
sapheri dice l'oracolo... inteso come i saperi che il digitale sopratutto se agricolo conduce alle nostre case-menti-anime... :-) mi piace il tuo digitale di campagna molto anche perché NON C'E' NEMMENO UN DIMINUTIVO!!! farò una festa in tuo onore. baci farlocchi
ehehheheeh :-) non me ne ero accorto di non aver diminutivato nulla...dovevo essere soprappensiero, non è da me :-) grazie per la festa, Farly...ma mi raccomando, non può che essere una festona :-)
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