giovedì 23 aprile 2009

Un “tuffo nel cuore dei cieli dell’odore”


Il vero viandante per pensieri si contraddistingue tra le altre cose per il fatto di divertirsi veramente con poco.
Ma quando dico “con poco”, non immaginate nemmeno “quanto” poco. Praticamente con nulla.
Ho sempre avuto un debole per gli odori.
E “pur non avendo mai brillato come playboy” (mi si passi l’eufemismo spudorato), ho sempre avuto un debole anche per le donne.
Oh…le donne non piacciono mica solo ai dongiovanni. Anzi, forse sono proprio i Fracchia ad apprezzarle di più, perché una goccia di pioggia che cade nel Sahara fa molto più rumore di un acquazzone scrosciante sui verdi prati d’Irlanda. E non so se mi sono spiegato.
Basta dunque il classico “due più due” per arguire che ho sempre avuto un debole per l’odore delle donne. Ecco, detta così, suona alquanto “bestialis”, ma lasciatemi spiegare due cose.
Il “divertirsi con poco” in questione, avrete arguito anche questo, si pratica con maggior piacere con il ritorno delle belle giornate di sole.
Non si deve fare niente di più che passeggiare lungo un stradina del centro storico cittadino, respirare, e dunque annusare. Poi si sa, certi borghi sono stretti ed i marciapiedi si rifanno a medievaleggianti modi d’intendere la prossemica. Sono “genio-localmente” concepiti per far scaturire un senso della vicinanza fisica che privilegia un aspetto più pubblico e collettivo.
Allora metti che arriva su una ragazza, putacaso anche carina: la condivisione ravvicinata dello spazio calpestabile è cosa quasi obbligata.
A questo punto, potrà sembrare che la cosa si colori con i particolari tratti dell’invadenza e della maleducazione. Ma uno non lo fa mica apposta. Anche volendo, non lo può evitare.
Per rispetto, io ci ho provato anche a trattenere il fiato al profilarsi in lontananza di una gentile sagoma femminea.
Ma già ve l’ho detto: sulla soglia di casa non c’ho mica il codazzo di donne, lì pronte a forzare l’uscio per trascinarmi all’altare. Ci manca soltanto che quando ne incrocio una, lei mi veda arrancare al suo cospetto bello cianotico e col respiro che mi esce dalle orecchie, e stai sicuro che faccio colpo.

Mischia!!! Quante parentesi mi si aprono nella zucca quando scrivo! (…”mischia” sarebbe la versione di “minchia” secondo word).

Adesso ad esempio mi scappa una riflessione sull’odore in quanto elemento di definizione della personalità sensoriale di un individuo. Se ci pensate un attimo, poche parti del nostro fisico sono più “nude” del nostro odore. Nel senso che nel corpo c’è poco di così esposto come l’odore, di così in balia dell’appropriazione da parte degli altri.
L’odore in una persona è ancor più nudo della nudità stessa, perché quest’ultima è pur sempre più facilmente occultabile con i vestiti.
Mentre l’odore non riesci a nasconderlo se non a costo di immersioni in assetto costante in barili di acque di colonia o essenze profumate. Che poi anche questa rimane un’illusione, perché il naso è di una sincerità disarmante e sa andare a scovare, sotto i mille infingimenti sovrapposti attraverso un profumo posticcio, la vera base dell’odore della persona. Per quanto tu faccia, l'odore te lo può portare via chiunque.
Dirò di più: il naso proprio non sa mentire.
Infatti, per dire: se di fronte al miserando spettacolo offerto dall’architettura finto-disneyana di uno di quegli outlet tanto di moda, per quanto gliene frega ai vostri occhi potreste anche azzardare un timido e quasi scusabile: “…beh…carina…”.
O ancora, se incappando sonoramente in una pessima melodia di terz’ordine, non avendo un particolare pallino per la musica, per quanto gliene frega ai vostri orecchi potrebbe sfuggirvi un incauto ma comprensibile: “…mah…a me non dispiace…”.
Ma andateglielo a raccontare voi al vostro naso: provate ad entrare ad occhi chiusi in una stalla che ospita una cinquantina di belle floride mucche e giurare e spergiurare alle vostre narici che state passeggiando in un prato fiorito con aiuole di lillà olezzanti sulla vostra sinistra e bersò di glicine che rispondono aulenti da destra.

Ma tornando al “divertirsi con poco” in questione, mi piace immaginare che nel dialetto Lakota, qualche sciamano burlone avrebbe chiamato questo gioco il “tuffo nel cuore dei cieli dell’odore”.

Un odore di biondo, di saponetta delicata e di “interno dacia” affondata nel mare d’erba senza confini della taiga: ecco di cosa odorava il cielo che mi ha rapito il naso l’altro giorno passeggiando in un borghetto, lungo l’impalpabile scia fluitata a flutti da una chioma fluente, adagiata nel modo più elegante sopra un metro ed ottanta centimetri circa di ragazzona dai lineamenti slavi.
E’ stato così che la parte più bella del gioco che stavo costruendo, mi ha colto all’improvviso: quel “profum-odore” mi aveva talmente toccato nel profondo con la sua melodica olfattività, che mi è venuto da pensare a cosa sarebbe stata una possibile mia vita insieme a lei, tutta racchiusa in quell’essenza.
Sarei stato un ingegnere minerario nella Russia sovietica, ci saremmo sposati a Kiev, con viaggio di nozze in Kamtchacka. Ogni sera, dopo una giornata lavorativa intensa, sarei tornato alla nostra dacia, dove lei mi avrebbe aspettato per poter fare una dolce passeggiata insieme dopocena, dove il profumo della brezza risalente dai prati si sarebbe mescolata a quello di lei. Poi la perestrojka mi avrebbe aperto gli occhi…
…rendendomi chiaro il fatto che il borghetto stava volgendo al suo termine ed il grande viale trafficato della circonvallazione si appressava. E siccome una potenziale macchinata nelle costole non è cosa da annusare a cuor leggero, i miei pensieri si sono prosaicamente dissipati nell’impegno di badare a strisce pedonali, automobili e simili dozzinali inezie.

6 commenti:

farlocca farlocchissima ha detto...

diciamo che il nostro odore è la parte più generosa di noi, non si lesina, non si nasconde, generosamente si da, senza pudore e con amore per il mondo, anche quando il mondo non è esattamente d'accordo.... ecco ha un buon odoere questo post... però l'oracolo ci vede qualcosa di molto esplicito dato che dice sesse ;-)

Gillipixel ha detto...

ehm...ma no...ma Farly...ma cosa vai a pensare...:-)
anche quel malnato di blogspot ci si mette...razza di uno sfacciato... :-)
bellissima la tua chiosa: in effetti non ci avevo pensato, io avevo sottolineato più l'aspetto del "portar via", invece è vero, l'odore si dà anche tanto...forte...
plaphos dice a me: parola che ha un che di olfattivo, volendo :-)

farlocca farlocchissima ha detto...

plaphos è il cercare di mentire anche con le papille gustative... e lì stiamo messi peggio che con il naso :-D reede dice a me insomma mi richiama anglofonicamente all'ordine rimettiti a leggere

Gillipixel ha detto...

eehhehhehehe....da cui il famoso "reede rationem"...miiiii, che cagataaaaaaaaa!!! :-D dopo questa potrei chiudere il blog per la vergognaaaaa!!!...ma posso fare di meglio!! :-D

elena ha detto...

ahhahahaah tu sei pazzo!

insomma per dirla in breve, alla dipocheparole:

ti piacciono le gnocche!!!

Gillipixel ha detto...

@->Dipòk: ecco, sotto un risguardo metafisico del concetto, tenuto conto delle implicazioni tardo-romantiche del rapporto prometeico col suolo natio, e nondimeno senza eccettuare le eventualità di risposta violenta man-rovesciale in caso di mancato gradimento muliebre, devo convenire che sì, in ultima analisi, ponderati tutti i fattori olfattivo-sensorial-indagatòri, è proprio come tu dottamente asserisci:
MI PIACCIONO, E PARECCHIO ANCHE!!! :-DDDDDDD