Lo status di pendolare provoca uno strazio agli zebedei non indifferente. Ma c’è da dire tuttavia che questa condizione, guardandola da un differente punto di vista, ti regala anche qualche mezz’oretta giornaliera in più per osservare il mondo.
Stamattina ad esempio, son stato colto da sommo stupore guidando.
Ad un certo punto del mio percorso quotidiano, c’è una curvetta piuttosto secca, di quelle che a non farle piano potresti anche essere assunto seduta stante dall’ANAS in qualità di “fossi-mensore” (leggi “misuratore di fossi”).
In questo contesto guidatorio, sia per la prospettiva sia per la velocità, c’è modo di osservare con comodo un praticello, che quasi non sai più bene dove finisce il cofano e dove comincia l’erba.
Ora, giusto ieri quel grazioso fazzoletto verde lo avevo visto scorrere alla mia sinistra tutto ammantato di fiorellini gialli.
E stamattina…mo vàca d’un porco…eccolo lì che mi sorpassa a destra tutto puntinato di vaporose pallette di pelo vegetale.
Anche ad un campagnolo scarso come me, la prima idea che è venuta alla mente è stata: “Ah già …tarassaco ….dente di leone …dandelion …già, non ci avevo pensato ieri…”.
C’è voluto un attimo per riprendermi dallo smisurato orgoglio scatenato nell’animo dal mio geniale acume botanico, ma subito dopo mi ha folgorato un altro pensiero.
E il pensiero era che quando la natura si mette a cantare in coro così, non so come mai, ma mi esalto da matti.
Voglio dire, forse non mi sono spiegato bene: i fiorellini tarassacosi in quel prato non sono mica due o tre.
Parlo di una gran sfiorellata imperiale di alcune migliaia di esemplari. Tanto che nei giorni scorsi avevo anche fatto un pensierino se prendere su la macchina fotografica ed immortalare quella gran rasoiata di giallo sopra al suo soffice fondo verdeggiante.
Ma tutti in una notte sola, all’unisono, come condotti da un direttore d’orchestra, mi hanno fatto questa beffa stupenda: si sono impallottiti a piumino dal primo all’ultimo, e nel campetto non c’era più nemmeno una virgola di giallo.
Chissà, magari a qualche leprotto svagato che zonzava da quelle parti per rimorchiare nottetempo la sua leprotta dei sogni, sarà successo di assistere in diretta all’attimo esatto dell’impiumaggio.
Il Gran Capo Fiore del campo, nonno e patriarca di tutta il cuccuzzaro fiorito, ad un certo punto, come il grande Carlo Dapporto in quel vecchio Carosello della “Pasta del capitano”, avrà esclamato in dentedileonese: “…E tutt’ d’èn tratto, il coro!!!...”, e sotto la sua pancia il leprotto stupito avrà sentito di colpo il piacevole solletichio dei pallini piumosi neonati.
Così poi ho ripensato anche alle volte che nel cielo si vede uno stormo abbastanza consistente di uccellini o bipedi volanti anche un po’ più grossini, tipo anatre o simili, e alla magia che scatenano quando li vedi fare quegli scarti infiniti, virando bruscamente con movimento repentino e perfettamente corale, “come un sol uccello”. Perché il paragone con la cabrata dei denti di leone tutti insieme verso la modalità piuminesca mi sembrava quasi lo stesso fenomeno tradotto in linguaggio floreale.
E poi ho pensato anche che se un botanico esperto leggerà queste poche righe, gli verrà da dire: “…Toh, è arrivato lui…er Linneo de’ noantri…è sceso dal pero con ‘na secchiata d’acqua calda e c’è venuto a dire sta gran novità sul tarassaco…”.
Ma il punto è proprio questo, riflettevo ancora: l’importanza di saperci guardare intorno, essere curiosi, osservare le piccole cose, soprattutto quelle della natura. Una sensibilità che abbiamo un po’ perso e che bisognerebbe cercare di tornare a coltivare….va beh, sempre stando attenti al fosso, s’intende.
Tutt’appossc-to…e anche per oggi: that’s all folks!!!...e compreso nel prezzo, beccatevi pure queste pietre rotolanti d’annata, che guarda caso cadevano proprio a fagi-u-olo.
Stamattina ad esempio, son stato colto da sommo stupore guidando.
Ad un certo punto del mio percorso quotidiano, c’è una curvetta piuttosto secca, di quelle che a non farle piano potresti anche essere assunto seduta stante dall’ANAS in qualità di “fossi-mensore” (leggi “misuratore di fossi”).
In questo contesto guidatorio, sia per la prospettiva sia per la velocità, c’è modo di osservare con comodo un praticello, che quasi non sai più bene dove finisce il cofano e dove comincia l’erba.
Ora, giusto ieri quel grazioso fazzoletto verde lo avevo visto scorrere alla mia sinistra tutto ammantato di fiorellini gialli.
E stamattina…mo vàca d’un porco…eccolo lì che mi sorpassa a destra tutto puntinato di vaporose pallette di pelo vegetale.
Anche ad un campagnolo scarso come me, la prima idea che è venuta alla mente è stata: “Ah già …tarassaco ….dente di leone …dandelion …già, non ci avevo pensato ieri…”.
C’è voluto un attimo per riprendermi dallo smisurato orgoglio scatenato nell’animo dal mio geniale acume botanico, ma subito dopo mi ha folgorato un altro pensiero.
E il pensiero era che quando la natura si mette a cantare in coro così, non so come mai, ma mi esalto da matti.
Voglio dire, forse non mi sono spiegato bene: i fiorellini tarassacosi in quel prato non sono mica due o tre.
Parlo di una gran sfiorellata imperiale di alcune migliaia di esemplari. Tanto che nei giorni scorsi avevo anche fatto un pensierino se prendere su la macchina fotografica ed immortalare quella gran rasoiata di giallo sopra al suo soffice fondo verdeggiante.
Ma tutti in una notte sola, all’unisono, come condotti da un direttore d’orchestra, mi hanno fatto questa beffa stupenda: si sono impallottiti a piumino dal primo all’ultimo, e nel campetto non c’era più nemmeno una virgola di giallo.
Chissà, magari a qualche leprotto svagato che zonzava da quelle parti per rimorchiare nottetempo la sua leprotta dei sogni, sarà successo di assistere in diretta all’attimo esatto dell’impiumaggio.
Il Gran Capo Fiore del campo, nonno e patriarca di tutta il cuccuzzaro fiorito, ad un certo punto, come il grande Carlo Dapporto in quel vecchio Carosello della “Pasta del capitano”, avrà esclamato in dentedileonese: “…E tutt’ d’èn tratto, il coro!!!...”, e sotto la sua pancia il leprotto stupito avrà sentito di colpo il piacevole solletichio dei pallini piumosi neonati.
Così poi ho ripensato anche alle volte che nel cielo si vede uno stormo abbastanza consistente di uccellini o bipedi volanti anche un po’ più grossini, tipo anatre o simili, e alla magia che scatenano quando li vedi fare quegli scarti infiniti, virando bruscamente con movimento repentino e perfettamente corale, “come un sol uccello”. Perché il paragone con la cabrata dei denti di leone tutti insieme verso la modalità piuminesca mi sembrava quasi lo stesso fenomeno tradotto in linguaggio floreale.
E poi ho pensato anche che se un botanico esperto leggerà queste poche righe, gli verrà da dire: “…Toh, è arrivato lui…er Linneo de’ noantri…è sceso dal pero con ‘na secchiata d’acqua calda e c’è venuto a dire sta gran novità sul tarassaco…”.
Ma il punto è proprio questo, riflettevo ancora: l’importanza di saperci guardare intorno, essere curiosi, osservare le piccole cose, soprattutto quelle della natura. Una sensibilità che abbiamo un po’ perso e che bisognerebbe cercare di tornare a coltivare….va beh, sempre stando attenti al fosso, s’intende.
Tutt’appossc-to…e anche per oggi: that’s all folks!!!...e compreso nel prezzo, beccatevi pure queste pietre rotolanti d’annata, che guarda caso cadevano proprio a fagi-u-olo.
4 commenti:
dunque a parte l'attacco di allergie da dimutivi che evoca eventuali allergie da polline, approvo incondizionatamente l'esortazione a guardare vedendo anzichè quel guardare con mezzo senso che facciamo spesso. Il tarassaco, i piumini a distesa, mi sembrava di vederli, di annusarli e qui, dal chiuso delle 4 mura romane, ringrazio per questo scorcio di primavera immaginata e anche per l'appropriata colonna sonora :-)
hiesh starnuta con me blogspot
ehehhee....mi scuso per la diminutivite primaverile, Farly :-) mi sono lasciato prendere troppo, lo ammetto, devo moderarmi...ci sarà un infuso che fa passare la diminutivite? devo passare in erboristeria :-)
grazie per le belle parole :-)
Incredibile che i fiori si siano trasformati tutti insieme, sembra proprio che abbiano risposto ad un misterioso appello a noi sconosciuto! E bravo tu che hai saputo cogliere questo sorprendente fenomeno. Sapersi guardare intorno con occhio attento ai dettagli è una dote preziosa, una sensibilità che ho sempre cercato nelle persone che incontravo nella vita (e che spero di avere anch'io). Una volta ho elaborato questo pensiero nella "teoria della spugna": vedevo troppa gente passare nel mondo impermeabile, apparentemente incurante della Bellezza e di tante piccole cose. Per contro ho pensato: "Bisognerebbe essere come le spugne. La spugna si lascia permeare, assorbe ciò che la circonda; e una volta inzuppata può lasciare il suo segno nel mondo". Non sai poi la mia esaltazione quando ho scoperto un pensiero simile formulato da una scultrice che adoro, non so se la conosci: Niki de Saint-Phalle. Nella sua autobiografia (libro molto particolare, un'opera d'arte in sè) Niki ha scritto che "les artistes sont des éponges", gli artisti sono delle spugne.
Grazie per avermi ricordato che vale la pena essere delle spugne :)
@->Kika: grazie a te per aver letto questo mio antico scrittino, Kika :-) sei stata molto gentile...bellissima la teoria della spugna, nel mio piccolo cerco di applicarla meglio che posso :-)...non conoscevo Niki de Saint-Phalle, ho visto qualcosa sul web ed è interessantissima...la scultura mi affascina un sacco e mi diletto anche un po' a fare formine di legno :-) qualcuna l'ho anche pubblicata sul blog :-) ma non ti voglio assillare con nuove segnalazioni o link :-) magari un'altra volta...
Bacini spugnosi :-)
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