"Un pensiero al giorno"
77 - "Maschilità equivocate"
Ci sono due temi di stretta attualità, sui quali avrei voluto scrivere qualcosa oggi. Sono argomenti che fanno rabbia, paura, mettono sgomento addosso, misto a un senso di impotenza. Poi però ci ho ripensato. Se avessi scritto le cose che avevo in mente, che mi sgorgavano spontanee alla penna, avrei detto solo dei luoghi comuni.
I due fenomeni sono per certi versi accomunati, e per altri aspetti forse estranei l'un l'altro. Mi riferisco alle sempre più frequenti notizie di uomini che uccidono le donne che sostengono di amare; e ad altre notizie di uomini che sostengono di nutrire la propria passione sportiva, ma non fanno altro che devastare, venendo meno a qualsiasi rispetto per la convivenza civile.
Sono questioni complesse e parlandone così, da uomo della strada, non avrei fatto altro che aggiungere ovvietà alle tante già sentite in merito. Non sarebbe giusto trattarle con toni emotivi e umorali, perché si cadrebbe nella stessa stortura da cui questi fenomeni hanno origine.
Sono frutto infatti di un'emotività deformata, di un terribile fraintendimento riguardo al senso della "dimensione" maschile.
Dovrebbe essere naturale abbinare l'idea di "maschilità" a tante espressione dalle quali invece viene perlopiù sentita estranea. Maschia dovrebbe essere la tenerezza, dovrebbe essere l'empatia, l'apertura verso le ragioni dell'"altro". Prima fra le doti virili, dovrebbe essere la capacità di ascoltare. E poi, a seguire, la tendenza a "decentrare" se stessi dal fulcro dell'universo, acquistando la nobile consapevolezza della perifericità del proprio esistere.
Sapere di essere una parte piccola e umile di un tutto, aiuterebbe molto. Una buona preparazione alle sconfitte che nella vita inevitabilmente si subiscono, anche questo aiuterebbe.
Molto maschio dovrebbe essere il fatto di accettare con serenità che ci sono persone più in gamba di noi nel fare certe cose. Il massimo della maschilità dovrebbe essere riservata al senso di rispetto delle regole.
Nessun uomo poi dovrebbe pretendere di dirsi maschio, se prima non ha dato ascolto al lato femminile che anche in lui alberga (e allo stesso modo, nessuna donna può essere femmina senza il maschile in lei ospitato).
Una fra le idee più perniciose, frutto maturo di tutte le più grandi distorsioni, andrebbe inoltre cancellata proprio dalla faccia culturale della terra. Ciascuno dovrebbe avere ben chiaro che nessun essere umano appartiene a nessun altro. La libertà dell'altro è sacra. Il concetto stesso di possesso è soltanto un artificio culturale che si applica per convenzione storica alle cose del mondo, ma a rigore filosofico nessuno possiede veramente nulla. Figuriamoci un suo simile.
Ecco, queste cose mi sento di dire sugli assassinii del falso amore (noti più con la brutta parola "femminicidio") e sugli hooligans.
Ma prima di chiudere, concedetemi almeno uno sfogo da bar. In realtà, se avessi dato ascolto all'istinto bruto, quello che volevo scrivere sui tifosi violenti era una sorta di ballata cruda e pecoreccia, una specie di sfogo rozzo. Avrebbe dovuto cominciare così: "...Uligano, uligano, non stupirti se ti senti strano / Forse non sai che la tua mamma ti partorì dall'ano?...".
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