"Un pensiero al giorno"
90 - "Una certa piccola luce"
Se si ha la possibilità di osservare un ambiente che conserva un minimo di caratteristiche naturali, potrà capitare di notare una piccola presenza delicata. Si manifesta con guizzi fugaci, occhiate minimali, grigie serpentine e rapidi fruscii di zampette impercettibili. Sono le imperatrici delle crepe, le impiegate della fessura, le gran crogiolanti solari, le campionesse della fuga ventre a terra: sono le lucertole.
Hanno un qualcosa di straordinario, da tanto sono ordinari, questi mini-sauri formato tascabile. Gli esperti le chiamano Podarcis muralis o lucertole muraiole. Il loro aspetto, al pari di quello dei parenti maggiori della famiglia (tipo lo zio alligatore o il cugino drago di Komodo), è terribile, quasi fatto apposta per incutere timore.
Ma per le lucertole nostrane, il "problema", che le rende anche simpatiche, sono le dimensioni e la fin troppo eccessiva velocità. Hanno sbagliato decisamente misura. Loro magari aspirerebbero a presentarsi con un aspetto un filo minaccioso, ma inevitabilmente riescono al massimo a sfoderare un'aggressività da tenere mascotte dei muri. Sono delle terribili in miniatura, che tradotto nell'alfabeto animale vuol dire delle "simpaticone".
D'altra parte, da qualche tempo, vado sospettando nelle lucertole persino un'indole non solo giocosa, ma addirittura vagamente buffoncella. Ne osservavo un paio piccolette, un giorno: immagino fossero due "cuccioli". E le ho viste fare la cosa più inaspettata. Si inseguivano. Con piccole giravolte, la cacciatrice in andata diventava la braccata di ritorno, e così via, con varie piroette e altre fulminee moine. Non so come mai, ma ho capito che stavano giocando fra loro. Ed è stato un momento di piccola gioiosa scoperta.
Il cuore delle lucertole dev'essere minuscolo, ma al tempo stesso sarà anche un motorino incredibilmente potente che frulla all'impazzata di continuo. Sono sempre agitate, in allerta, sul chi vive. Disegnano ghirigori frettolosi, composizioni dinamiche, equilibrismi sugli spigoli, acrobazie a rasoterra.
E tutte queste figure evanescenti create dai loro incessanti andirivieni, moltiplicate per le centinaia, migliaia, prodotte da ogni esemplare, vanno a formare una grande rete di movenze lucertolesche serpeggianti per ogni dove a loro accessibile e familiare.
Come un'estesa trama di tessuto squamato, un uncinetto di leggiadre movenze ricamate a zampette leggere.
A volte, se te ne trovi una poco distante dai piedi, hai quasi l'impressione che avrebbe voglia di familiarizzare un po'. Sta ferma un attimo, muove la zucchetta triangolare a scatti e ti sbircia di traverso, nel suo tipico modo. Ma poi, basta avvicinarsi un millimetro oltre il suo sensibilissimo raggio di sospettosità, che subito scatta con un classico scodonzolio a fil di marciapiede.
A partire da tutti questi modi di fare, la lucertolità generalizzata diventa una piccola, ma insieme vasta presenza discreta. Ed è bello sapere che ci sono e fanno scorrere fra noi un'energia gentile, insieme preistorica e ampiamente civilizzata (perché loro, con geometrico istinto, non si scomodano a vivere se non lungo i muri).
Sono soggetti non tanto facili, fotograficamente parlando, le lucertole. Ma nemmeno impossibili. Gli scatti che vi presento qui sono l'esito di una mia recente seduta di "lizard watching".
La lucertola, col suo aspetto insieme grazioso e bonariamente orrifico, è dunque anche una buona "modella" da ritrarre. Sempre che pure lei sia d'accordo, ovviamente.
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