mercoledì 29 giugno 2016

"Un pensiero al giorno" 94 - "..."

"Un pensiero al giorno"

94 - "..."

Varie volte ho provato a capire perché si scrive, o più in generale perché "si fa arte".

Se si osserva l'evoluzione che queste due "forme espressive" hanno avuto nella modernità, i termini della questione si delineano forse meglio. L'arte moderna e in particolare la scrittura hanno sempre più cercato di dire l'indicibile. Basta pensare all'Ulisse di Joyce, ai reticoli di Mondrian, a "Infinite jest" di David Foster Wallace, ai dripping painting di Jackson Pollock. 

L'uomo reca dentro di sé il fardello di un mistero immenso. Questo onere interiore è troppo grande da poter essere sopportato e portato da un individuo solo.

Con un processo al tempo stesso di gioia, fatica e dolore, l'uomo sente la necessità di condividere quelle profondità così intollerabilmente radicate, di farle affiorare, di portarle a galla, per poterne diluire la devastante potenza, grazie alla condivisione con altri uomini.

Se l'arte e certo tipo di scrivere moderni sono oscuri, complessi, ermetici, lo si deve a questo tentativo di voler alleviare la prigionia del proprio sentire più intraducibile.

Chissà come sarebbe un mondo nel quale tutti gli individui potessero mettere in comune il proprio nucleo essenziale più incomunicabile. L'umanità diverrebbe un unico esteso individuo vibrante d'amore. Non ci sarebbe forse più bisogno degli sforzi privati degli amanti, di compenetrarsi a vicenda, scoprendo alla fine sullo sfondo sempre un inafferrabile appagamento. Conosceremmo la completezza, perché rispecchiandoci ciascuno nel profondo, nell'abisso degli altri, non soffriremmo le vertigini del mistero causate dalla solitudine dell'incomunicabile.

Ben lontani tuttavia dal riuscire a realizzare un simile scenario "iper-reale", viviamo forse tempi quanto mai estranei rispetto ad esso. Sempre più peso interiore viene caricato sulle spalle dell'individuo. E quando la capacità di reggere la pressione va oltre il normale grado di sopportazione del singolo, trovando egli con difficoltà spalle altrui vicine in grado di porgere sollievo, non di rado si hanno strappi critici (leggi: rifugio smodato nell'illusione delle droghe, violenze domestiche di ogni tipo, forme di "analfabetismo sentimentale", e così via tristemente enumerando).

Un po' con sorpresa e un po' no, andando dietro a pensieri artistici, ci siamo ritrovati fra le mani temi sociali. Anche questo dunque l'arte ci insegna: tutti hanno bisogno di portare a galla la propria essenza più pesante e intollerabile, nessuno la può portare dentro con le sole sue forze.


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