"Un pensiero al giorno"
80 - "Stradologia"
Le strade sono campi di forze dinamiche. Quando ci troviamo in un luogo, agisce continuamente in noi, come sottofondo mentale, una personale mappa del territorio in cui siamo immersi.
Questa mappa ha il disegno di una specie di pelliccia di leopardo un po' particolare. Le varie macchie sono gli spazi aperti oppure quelli occupati da edifici. Le righe fra le macchie sono le strade.
Le strade sono cariche di energia in movimento, più o meno intensa, a seconda del tipo di traffico che transita su ciascun percorso di esse. Per dire, un borghetto pedonale ha un voltaggio molto basso di energia dinamica; un'autostrada invece trasmette una scossa fortissima.
Il voltaggio di una certa strada dipende anche dalla percezione di chi la considera. Entrano in gioco vari fattori: la familiarità con quella strada; l'intensità con cui la si frequenta; la conoscenza maggiore o minore di tanti tipi diversi di strade; se si ha una percezione paesana, o cittadina, o addirittura metropolitana della rete viaria; e così via.
La "valenza energetica" delle strade ha anche componenti affettive: se una strada è legata a bei ricordi, avrà una "portata" di intensità maggiore, se i ricordi sono brutti, muterà la sua fisionomia qualitativa, ecc.
Ogni strada insomma si potrebbe raffigurare con un diagramma, a metà tra lo schematico e il realistico. È infatti composto da informazioni note e da sensazioni vissute: quando pensiamo una strada, o siamo nelle sue vicinanze, o ci apprestiamo a transitarci sopra, il diagramma diventa "vivo", abbiamo davanti sia il conosciuto, sia il percepito sul momento.
Da bambino, consideravo la provinciale che corre a pochi chilometri dal paese come un everest minaccioso esteso per tutta la sua lunghezza. L'impressione delle poche volte che ci transitavo in auto (ovviamente come passeggero); oppure le notizie di gravi incidenti avvenuti su quel nastro di strada (per fortuna non così frequenti); la percezione di velocità legata a quella strada; erano, tutte queste, componenti che rendevano il mio diagramma di quella strada ricco di un'alta intensità minacciosa.
Ora che ci passo da "guidatore" e la mia esperienza di altre strade si è evoluta, la provinciale mi sembra più espansa, distesa, verso i campi che la circondano, mentre all'epoca era un perlopiù un picco di timore che mi privava quasi la vista di tutto quanto non fosse asfalto.
Un territorio insomma è composto di picchi e di valli di significati applicati, non necessariamente legati a questioni altimetriche. Avere una certa sensibilità rispetto a un simile discorso, è a mio avviso cosa buona. Si affina così un rispetto per la natura "differenziale" degli spazi umani. Si capisce come il nostro ambiente sia distribuito su tante zone a intensità significante variabile. Si vive con più consapevolezza e rispetto nei luoghi del proprio vivere.
I luoghi non si possono misurare solo in chilometri, metri, ettari o ore di percorrenza. I luoghi sono proiezione di desideri, bellezza, progetti, entusiasmi. Sono significati interiori trasposti nello spazio. E fra questi, le strade si comportano come cerniere, cinghie di trasmissione, volani, ingranaggi, scivoli, veicoli dell'immaginario.
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