Cari amici viandanti per pensieri, «…a’ son stà a li vùtasión!…».
No, no, niente paura, non ho intenzione di propinarvi un’ulteriore indecifrabile puntata dialettale. Prometto di scrivervi oggi, se non proprio nell’italiano dantesco, almeno in quello del professor Vattelapesco.
Allora, ricomincio: cari amici viandanti per pensieri, sono stato alle votazioni!
Intendo ai seggi, a fare lo scrit…lo scrot…lo scrutatore.
Sebbene abbia ormai superato da un po’ la maggiore età, si trattava di un’esperienza da me affrontata solo in due occasioni, compresa quella di domenica e lunedì scorsi. Un’esperienza che son contento di aver fatto, anche se in futuro preferirei centellinarne la reiterazione, per non dire azzerarne la ripetizione.
Aveva un bello scrivere il buon Lord Chesterfield al suo figliolo, nel lontano 1774, riguardo alla convenienza del darsi più o meno da fare nelle pratiche amorose più concrete, obiettando che «…La posizione è ridicola, il piacere effimero, la fatica tanta…». Gli fosse arrivata a casa la nomina di scrutatore di seggio, avrebbe risposto al volo: «…Ehm…no grazie…penso che per stavolta mi sacrificherò standomene a casa a farmi una modesta e risibilissima chiavata!…».
«…Per me si va nel tempo latente,
per me si va ne l’eterno torpore,
per me si va tra la “burro crata” mente,
lasciate di guadagno ogni ardore,
oh voi ch’entrate!…».
Queste parole dovrebbe essere istoriate a fianco dei numeretti delle sezioni in cui, nel giro di due giorni, un manipolo di sventurati entrano per sbattere via 25 ore nette su 48 della propria vita. Dico così, precisando però subito il significato più pertinente della mia affermazione, ossia il grande senso di ammirazione e riconoscenza che tutti dovrebbero nutrire per questi poveri diavoli scrutinanti, sacrificati sull’altare del senso civico.
Come per ogni dote o caratteristica del corredo comportamentale umano, anche la sensibilità civica non fa eccezione, presentando uno squilibrio distributivo ben marcato. Sono convinto che esista una legge sperequativa misterica e sotterranea secondo la quale, per ogni individuo che eccelle in un qualche ambito, esiste il suo omologo opposto che scarseggia nel medesimo settore esistenziale.
A far sì che la legge venga applicata con rigore, ci pensa lo SBU, «Sbilanciatore Biosociale Universale», che tutto vede, tutto soprintende e tutto fa in modo che sia mal suddiviso.
Vi porto solo alcuni esempi.
Nel capitolo “conquiste erotiche”, lo SBU ha abbinato me e Mick Jagger.
Nel capitolo “pane e volpe”, Rommel venne abbinato ad un fornaio arruffone che cuoceva le ciambelle ed i buchi sempre in giorni diversi.
Per il capitolo “piaggeria giornalistica” invece, Emilio Fede è stato abbinato ad un vecchio direttore della Pravda dell’epoca d’oro Brezneviana (ovviamente, col tovarisch a fare da piatto più leggero della bilancia).
Alla fine tutto si riallinea e così si spiega anche come mai per ogni scrutatore esista in qualche parte del mondo, opposto e contrario, un astensionista.
Il che a sua volta spiega anche come il mestiere di scrutatore non si addica particolarmente a me che ho fatto della “luna dell’avvenuto” e della bandiera dell’Asocialismo il vessillo primario della mia mimetica esistenza defilata.
Insomma, a parte ‘sto sacco di menate, alla fine son stato nominato: «Scro…(…e dai!)…Scrutatore Ufficiale dei Sacri Territori di Gillipixiland». Così nel pomeriggio di sabato, mi reco lemme lemme alla vecchia Gillipixi-School, glorioso istituto scolastico che vide le mie incostanti gesta studentesche di sbarbatello mediano, per fare i preliminari di questo amplesso elettorale. E qui, già che ne avevo poco voglia, ecco profilarsi un primo piccolo scoglio: sono stato assegnato al seggio di Anti-Gillipixiland!
Si sa che per ogni paesello italico esiste il suo anti-paesello caratterialmente e spiritualmente pseudo-opposto, ma simil-contrario. Una sorta di antimateria territoriale che di solito confina esattamente con la sua materia di riferimento, entrambe prodotto di una serie di decennali attriti determinati intorno ai rispettivi fulcri di ciascuno dei due campanili.
Il motivo primigenio e scatenante della secolare tenzone si perde di solito nella notte dei tempi. Nessuno sa bene di preciso perché quelli del paesello appresso, parente-serpente del proprio, “ti devono” stare sulle palle. Forse, in origine, più o meno cinque secoli fa, una mucca sbadata, pur tenendo i quattro zoccoli ben dentro i suoi confini legittimi, si era sventatamente sporta di deretano oltre il limitar di un campo del paesello a fianco, depositando i suoi fumosi ed abbondanti prodotti sul suolo altrui.
Tutto insomma deve essere stato originato da una cagata più o meno del genere, ma da allora i due paeselli non si possono sopportare.
Lo stesso è successo fra Gillipixiland ed Anti-Gillipixiland.
Pensate che (e questa è storia vera) in occasione di un’alluvione tardo settecentesca, gli abitanti di Anti-Gillipixiland, minacciati dall’incombere acqueo che spingeva i fragili e bassi argini “limitrofanti” i due paeselli, pensarono bene di praticare delle amabili fenditure lungo le medesime barriere idrauliche, per far sfogare il flusso fangoso su Gillipixiland, rimanendo loro col culo all’asciutto, e regalando a noi l’umidore ai malleoli.
Simpatici, vero?
Potete allora ben capire in quale bel nido di antigillipixiani mi ero andato a ficcare, incastrato in quel seggio. Ma alla fine poi, da questo punto di vista, non è stata questione così grave. Sarà che ormai non ci sono più i campanilisti di una volta, ma in quelle atmosfere tipiche di Anti-Gillipixiland, mi sono trovato anche bene.
Quando sei scrutatore, il minimo che ti può capitare, per “traslazione verbale rispecchiata”, è star lì a scrutare e scrutinare. Scruti una teoria di facce per due giorni di fila e fai firme.
Firmi tutto e di tutto: registri, verbali, schede elettorali, scatole, pacchi, buste, sigilli, scatoloni, finestre, porte…se uno si cala troppo nella parte, rischia che arriva a casa per la pausa pranzo e firma pure suo nonno e tutti i maccheroni che ha nel piatto.
Le proporzioni burocratico-scartoffiacee di tutto il meccanismo votatorio sono così esagerate, antiquate, farraginose ed bizantineggianti, che un paio di mesi di quella roba lì avrebbero fatto crollare il Sacro Romano Impero con decadi e decadi di anticipo.
Vi accenno solo ad un paio di “particolari perla”.
Per completare le varie operazioni, in diversi casi serve del nastro adesivo da pacchi, quello di carta, bello largo. Beh, non ci crederete, ma nel corredo ministeriale è dato in dotazione, come succedaneo di quello adesivo, anche il nastro gommato, una sorta di striscione lungo con un lato leggermente attaccaticcio, da umettare nella vana speranza di fargli assumere l’utopistica vigoria incollatoria che mia raggiungerà. Ci scommetto che l’ultimo ad usare siffatto reperto del Paleolitico della cancelleria, fu il vecchio Franti, quella volta che attaccò le braghe di Garrone alla sedia (e tra l’altro, per la scarsità del mezzo, lo scherzo non gli riuscì nemmeno).
Altro gioiello: fra i verbali utilizzati per scrutinare, ce n’era un tipo realizzato con carta così lucida che praticamente repelleva il tratto delle matite blu e rosse appositamente fornite per marcare i voti.
Il bello è che la buona notizia è stata rimarcata con apposita segnalazione ministeriale a mezz’ora circa dall’inizio dello spoglio, con i poveri impiegati comunali che erano già andati a buttare all’aria i cassetti dell’epoca dell’ultimo Podestà, per racimolare almeno un paio di matitine con mina morbida 2HB, risicate, rosicate e mezze ciucciate da generazioni di segretari e scrivani municipali.
Ad un certo punto, dopo la millesima firma, mi si è parata dinnanzi la visione dello spirito di Goffredo di Buglione, che in sella al proprio destriero, forte della sua lungimiranza medievale, guatava sdegnato la scena e, scartando di lato con un cenno di briglia deciso, mormorava fra sé e sé: «…Qual barbarie, quale inciviltà!...».
La presenza di un ottimo presidente di seggio, anzi presidentessa, ha per fortuna fatto sì che tutto si svolgesse al meglio. Come sempre in Italia, laddove il nucleo organizzativo sociale fallisce miseramente, il valore dei singoli ci mette una pezza.
Ho visto passare davanti a me tanti visi. Visi di gente che non vedevo da anni, alcuni proprio dal tempo delle scuole medie nel cui vetusto edificio ci siamo ritrovati per l’occasione. Ex-ragazzi, ormai dalla faccia d’uomini inoltrati, sono passati in rassegna davanti alla mia faccia da mai-ragazzo, forse ex-uomo un giorno.
Sono sfilate belle signore che il tempo ha solo reso più affascinanti e giovani virgulti femminei in fiore. E ancora fiere maschere di vecchi invecchiati bene e delicati volti di poco più che ragazzini con la tessera elettorale ancora implume, timbrata adesso per la prima volta.
Una signora si è persino garbatamente lamentata della faticosa distanza della sala del seggio dall’ingresso principale della scuola: «…Non tanto per me...», ha fatto notare, «…ma per gli anziani...», facendo passare forse come particolare secondario le 81 primavere caricate sulle sue spalle.
Alla fine tutto si è chiuso bene, anche se la spada di Damocle di uno spoglio infinito ha pesato sul capo di tutti fino al momento della verifica conclusiva. Cenni di leggendarie sciagure elettorali capitate in passato ad inermi scrutatori, segretari e presidenti, puntualmente girano in proposito nei diversi seggi, e si sprecano ogni volta con abbondanza di particolari kafkiani e “fratelli coheniani”. Vaghe notizie di commissioni elettorali rimaste intrappolate in una conta parossistica e ossessiva fino alla fine dei loro giorni, per espiare la colpa dello smarrimento di una scheda. Mitologiche saghe di scrutatori suicidi con la matita copiativa, su istigazione di coriacei e tignosi rappresentanti di lista trincerati dietro la pretesa di un voto fantasma.
Ma la nostra presidente era una Giusta, nel cuore e nella mente. Ed ha veleggiato con leggerezza superba fra i meandri della casistica delle espressioni di voto più disparate immaginabili, traghettandoci alla fine nel porto sicuro della quadratura del conteggio, con buon anticipo su tutte le altre sezioni di Gillipixiland.
Così ora potrà dire con coscienza cristallina di essersi meritati quei grassi e lauti 150 euro di compenso (120 agli scrutatori), per 25 ore totali di lavoro, 14 delle quali in orario festivo.
Adesso che ci penso, questo deve essere proprio uno dei pochi casi in cui lo SBU («Sbilanciatore Biosociale Universale») fa le cose veramente alla grande: ad un componente di seggio abbina infatti sempre due, se non tre, astensionisti.
La prossima volta, mica mi presento alle urne: mi sa che è l’unico modo per prendermi una piccola, insipida rivincita su Mick Jagger.
No, no, niente paura, non ho intenzione di propinarvi un’ulteriore indecifrabile puntata dialettale. Prometto di scrivervi oggi, se non proprio nell’italiano dantesco, almeno in quello del professor Vattelapesco.
Allora, ricomincio: cari amici viandanti per pensieri, sono stato alle votazioni!
Intendo ai seggi, a fare lo scrit…lo scrot…lo scrutatore.
Sebbene abbia ormai superato da un po’ la maggiore età, si trattava di un’esperienza da me affrontata solo in due occasioni, compresa quella di domenica e lunedì scorsi. Un’esperienza che son contento di aver fatto, anche se in futuro preferirei centellinarne la reiterazione, per non dire azzerarne la ripetizione.
Aveva un bello scrivere il buon Lord Chesterfield al suo figliolo, nel lontano 1774, riguardo alla convenienza del darsi più o meno da fare nelle pratiche amorose più concrete, obiettando che «…La posizione è ridicola, il piacere effimero, la fatica tanta…». Gli fosse arrivata a casa la nomina di scrutatore di seggio, avrebbe risposto al volo: «…Ehm…no grazie…penso che per stavolta mi sacrificherò standomene a casa a farmi una modesta e risibilissima chiavata!…».
«…Per me si va nel tempo latente,
per me si va ne l’eterno torpore,
per me si va tra la “burro crata” mente,
lasciate di guadagno ogni ardore,
oh voi ch’entrate!…».
Queste parole dovrebbe essere istoriate a fianco dei numeretti delle sezioni in cui, nel giro di due giorni, un manipolo di sventurati entrano per sbattere via 25 ore nette su 48 della propria vita. Dico così, precisando però subito il significato più pertinente della mia affermazione, ossia il grande senso di ammirazione e riconoscenza che tutti dovrebbero nutrire per questi poveri diavoli scrutinanti, sacrificati sull’altare del senso civico.
Come per ogni dote o caratteristica del corredo comportamentale umano, anche la sensibilità civica non fa eccezione, presentando uno squilibrio distributivo ben marcato. Sono convinto che esista una legge sperequativa misterica e sotterranea secondo la quale, per ogni individuo che eccelle in un qualche ambito, esiste il suo omologo opposto che scarseggia nel medesimo settore esistenziale.
A far sì che la legge venga applicata con rigore, ci pensa lo SBU, «Sbilanciatore Biosociale Universale», che tutto vede, tutto soprintende e tutto fa in modo che sia mal suddiviso.
Vi porto solo alcuni esempi.
Nel capitolo “conquiste erotiche”, lo SBU ha abbinato me e Mick Jagger.
Nel capitolo “pane e volpe”, Rommel venne abbinato ad un fornaio arruffone che cuoceva le ciambelle ed i buchi sempre in giorni diversi.
Per il capitolo “piaggeria giornalistica” invece, Emilio Fede è stato abbinato ad un vecchio direttore della Pravda dell’epoca d’oro Brezneviana (ovviamente, col tovarisch a fare da piatto più leggero della bilancia).
Alla fine tutto si riallinea e così si spiega anche come mai per ogni scrutatore esista in qualche parte del mondo, opposto e contrario, un astensionista.
Il che a sua volta spiega anche come il mestiere di scrutatore non si addica particolarmente a me che ho fatto della “luna dell’avvenuto” e della bandiera dell’Asocialismo il vessillo primario della mia mimetica esistenza defilata.
Insomma, a parte ‘sto sacco di menate, alla fine son stato nominato: «Scro…(…e dai!)…Scrutatore Ufficiale dei Sacri Territori di Gillipixiland». Così nel pomeriggio di sabato, mi reco lemme lemme alla vecchia Gillipixi-School, glorioso istituto scolastico che vide le mie incostanti gesta studentesche di sbarbatello mediano, per fare i preliminari di questo amplesso elettorale. E qui, già che ne avevo poco voglia, ecco profilarsi un primo piccolo scoglio: sono stato assegnato al seggio di Anti-Gillipixiland!
Si sa che per ogni paesello italico esiste il suo anti-paesello caratterialmente e spiritualmente pseudo-opposto, ma simil-contrario. Una sorta di antimateria territoriale che di solito confina esattamente con la sua materia di riferimento, entrambe prodotto di una serie di decennali attriti determinati intorno ai rispettivi fulcri di ciascuno dei due campanili.
Il motivo primigenio e scatenante della secolare tenzone si perde di solito nella notte dei tempi. Nessuno sa bene di preciso perché quelli del paesello appresso, parente-serpente del proprio, “ti devono” stare sulle palle. Forse, in origine, più o meno cinque secoli fa, una mucca sbadata, pur tenendo i quattro zoccoli ben dentro i suoi confini legittimi, si era sventatamente sporta di deretano oltre il limitar di un campo del paesello a fianco, depositando i suoi fumosi ed abbondanti prodotti sul suolo altrui.
Tutto insomma deve essere stato originato da una cagata più o meno del genere, ma da allora i due paeselli non si possono sopportare.
Lo stesso è successo fra Gillipixiland ed Anti-Gillipixiland.
Pensate che (e questa è storia vera) in occasione di un’alluvione tardo settecentesca, gli abitanti di Anti-Gillipixiland, minacciati dall’incombere acqueo che spingeva i fragili e bassi argini “limitrofanti” i due paeselli, pensarono bene di praticare delle amabili fenditure lungo le medesime barriere idrauliche, per far sfogare il flusso fangoso su Gillipixiland, rimanendo loro col culo all’asciutto, e regalando a noi l’umidore ai malleoli.
Simpatici, vero?
Potete allora ben capire in quale bel nido di antigillipixiani mi ero andato a ficcare, incastrato in quel seggio. Ma alla fine poi, da questo punto di vista, non è stata questione così grave. Sarà che ormai non ci sono più i campanilisti di una volta, ma in quelle atmosfere tipiche di Anti-Gillipixiland, mi sono trovato anche bene.
Quando sei scrutatore, il minimo che ti può capitare, per “traslazione verbale rispecchiata”, è star lì a scrutare e scrutinare. Scruti una teoria di facce per due giorni di fila e fai firme.
Firmi tutto e di tutto: registri, verbali, schede elettorali, scatole, pacchi, buste, sigilli, scatoloni, finestre, porte…se uno si cala troppo nella parte, rischia che arriva a casa per la pausa pranzo e firma pure suo nonno e tutti i maccheroni che ha nel piatto.
Le proporzioni burocratico-scartoffiacee di tutto il meccanismo votatorio sono così esagerate, antiquate, farraginose ed bizantineggianti, che un paio di mesi di quella roba lì avrebbero fatto crollare il Sacro Romano Impero con decadi e decadi di anticipo.
Vi accenno solo ad un paio di “particolari perla”.
Per completare le varie operazioni, in diversi casi serve del nastro adesivo da pacchi, quello di carta, bello largo. Beh, non ci crederete, ma nel corredo ministeriale è dato in dotazione, come succedaneo di quello adesivo, anche il nastro gommato, una sorta di striscione lungo con un lato leggermente attaccaticcio, da umettare nella vana speranza di fargli assumere l’utopistica vigoria incollatoria che mia raggiungerà. Ci scommetto che l’ultimo ad usare siffatto reperto del Paleolitico della cancelleria, fu il vecchio Franti, quella volta che attaccò le braghe di Garrone alla sedia (e tra l’altro, per la scarsità del mezzo, lo scherzo non gli riuscì nemmeno).
Altro gioiello: fra i verbali utilizzati per scrutinare, ce n’era un tipo realizzato con carta così lucida che praticamente repelleva il tratto delle matite blu e rosse appositamente fornite per marcare i voti.
Il bello è che la buona notizia è stata rimarcata con apposita segnalazione ministeriale a mezz’ora circa dall’inizio dello spoglio, con i poveri impiegati comunali che erano già andati a buttare all’aria i cassetti dell’epoca dell’ultimo Podestà, per racimolare almeno un paio di matitine con mina morbida 2HB, risicate, rosicate e mezze ciucciate da generazioni di segretari e scrivani municipali.
Ad un certo punto, dopo la millesima firma, mi si è parata dinnanzi la visione dello spirito di Goffredo di Buglione, che in sella al proprio destriero, forte della sua lungimiranza medievale, guatava sdegnato la scena e, scartando di lato con un cenno di briglia deciso, mormorava fra sé e sé: «…Qual barbarie, quale inciviltà!...».
La presenza di un ottimo presidente di seggio, anzi presidentessa, ha per fortuna fatto sì che tutto si svolgesse al meglio. Come sempre in Italia, laddove il nucleo organizzativo sociale fallisce miseramente, il valore dei singoli ci mette una pezza.
Ho visto passare davanti a me tanti visi. Visi di gente che non vedevo da anni, alcuni proprio dal tempo delle scuole medie nel cui vetusto edificio ci siamo ritrovati per l’occasione. Ex-ragazzi, ormai dalla faccia d’uomini inoltrati, sono passati in rassegna davanti alla mia faccia da mai-ragazzo, forse ex-uomo un giorno.
Sono sfilate belle signore che il tempo ha solo reso più affascinanti e giovani virgulti femminei in fiore. E ancora fiere maschere di vecchi invecchiati bene e delicati volti di poco più che ragazzini con la tessera elettorale ancora implume, timbrata adesso per la prima volta.
Una signora si è persino garbatamente lamentata della faticosa distanza della sala del seggio dall’ingresso principale della scuola: «…Non tanto per me...», ha fatto notare, «…ma per gli anziani...», facendo passare forse come particolare secondario le 81 primavere caricate sulle sue spalle.
Alla fine tutto si è chiuso bene, anche se la spada di Damocle di uno spoglio infinito ha pesato sul capo di tutti fino al momento della verifica conclusiva. Cenni di leggendarie sciagure elettorali capitate in passato ad inermi scrutatori, segretari e presidenti, puntualmente girano in proposito nei diversi seggi, e si sprecano ogni volta con abbondanza di particolari kafkiani e “fratelli coheniani”. Vaghe notizie di commissioni elettorali rimaste intrappolate in una conta parossistica e ossessiva fino alla fine dei loro giorni, per espiare la colpa dello smarrimento di una scheda. Mitologiche saghe di scrutatori suicidi con la matita copiativa, su istigazione di coriacei e tignosi rappresentanti di lista trincerati dietro la pretesa di un voto fantasma.
Ma la nostra presidente era una Giusta, nel cuore e nella mente. Ed ha veleggiato con leggerezza superba fra i meandri della casistica delle espressioni di voto più disparate immaginabili, traghettandoci alla fine nel porto sicuro della quadratura del conteggio, con buon anticipo su tutte le altre sezioni di Gillipixiland.
Così ora potrà dire con coscienza cristallina di essersi meritati quei grassi e lauti 150 euro di compenso (120 agli scrutatori), per 25 ore totali di lavoro, 14 delle quali in orario festivo.
Adesso che ci penso, questo deve essere proprio uno dei pochi casi in cui lo SBU («Sbilanciatore Biosociale Universale») fa le cose veramente alla grande: ad un componente di seggio abbina infatti sempre due, se non tre, astensionisti.
La prossima volta, mica mi presento alle urne: mi sa che è l’unico modo per prendermi una piccola, insipida rivincita su Mick Jagger.
6 commenti:
Si sa che per ogni paesello italico esiste il suo anti-paesello caratterialmente e spiritualmente pseudo-opposto, ma simil-contrario.
Analogia azzeccata, il mio paesello nel mezzo della pianura padana E' l'antimateria.
Assorbe tutto come un buco nero e non ne esce niente.
Idee, gente, creativita', tutto.
Grande il video dei Floyd nel post precedente.
Pollice verso per i Dire Straits.
De gustibus ovviamente.
Ciao grande.
:-)
@->Yossarian: questi nostri paeselli medio-padani, caro Yoss, sono talmente ordinari nella loro eccezionalità, che talvolta rasentano la metafisica pura :-)
Io sono un classico esempio di assorbito da uno di quei buchi neri: non ne sono mai uscito :-)
La scelta dei Dire Straits in questo caso è stata fatta più per ironica assonanza letterale col titolo del mio scritto che mi sono mezzo inventato per l'occasione
:-)
Non c'è paragone coi Pink Floyd, non lo metto nemmeno in discussione, soprattutto in questo branetto anni-cinquanteggiante che è giusto una canzoncina orecchiabile e niente più :-)
Certo, non rinnego i Dire Straits di altre canzoni, tipo Sultan of swing o Tunnel of love, ma immagino che per te l'effetto latte ai gomiti sia comunque invariato :-)
Grazie Yoss della visita graditissima...
ah, volevo dirti un'altra cosa: anche se quando scrivi di politica raramente commento per manifesta mia incompetnenza sul tema, ti leggo comunque sempre con estremo interesse, perchè il tuo punto di vista, su ogni argomento dello scibile umano, è sempre originale, interessante e fonte di preziose riflessioni :-)
Ciao :-)
sono talmente ordinari nella loro eccezionalità, che talvolta rasentano la metafisica pura :-)
Guarda SuperGilli, :-)
Io ammiro e rispetto la tua "asocialita' " e il tuo amore per la campagna, la vita a misura d'uomo e l'isolamento.
Io e Rachel siamo fondamentalmente misantropi e quindi ti capiamo e spesso ti apprezziamo.
Sei il Vate della misantropia eletta ad arte di vivere, sei un vero poeta, e tutto cio'di te mi piace tantissimo.
Ora, io ho 50 anni e oggettivamente ritirarmi in pensione in un tranquillo paesello della campagna inglese - quelli tipo Hobbiville di Tolkien - non mi dispiacerebbe affatto.
E la stessa cosa vale per un paesino sulle placide rive del Po o del Ticino.
Pero' Gilli, fatti un esame di coscienza - visto che sei persona sensibile e molto intelligente - e dimmi:
come fa un ragazzo dai 15 ai 20 anni, pieno di vita e ansioso di conoscere, divertirsi, vivere e studiare a trovare "metafisica" una comunita' rurale dove:
Non esiste un cinema.
Non esiste un luogo di ritrovo a parte bar tristi pieni di gente triste e anziana che parla della coltivazione del mais, di mucche e polli.
A volte non esiste nemmeno una biblioteca.
Si vive in un gigantesco dormitorio.
L'unico momento di aggregazione sono le feste del paese che spesso assomigliano a una Woodstock leghista, piena di leghisti.
Le manifestazioni musicali e culturali sono affidate a gente del calibro di Castellina Pasi o "Ringo e i Padroni del Liscio".
Continua....
@Gilli
Continua...
Io in un posto cosi' c'ho vissuto per 20 anni, e venivo da una citta' di provincia - Pavia - che con tutti i difetti di una citta' di provincia, alla fine mi sembrava Las Vegas, paragonata al paesino "metafisico" della Lomellina dove ero andato a finire.
Guarda Gilli,non fraintendermi, non sto polemizzando e non voglio polemizzare.
Mi piace come parli della Bassa, mi ci ritrovo tanto e sei un vero maestro nel descrivere certe atmosfere.
Sei un poeta.
A volte leggendoti sento l'odore delle cataste di mais raccolte sull'aia delle cascine, il frinire eccitato dei grilli d'estate, e quella specie di solenne, maestoso e placido "basso continuo" del fiume che scorre.
C'hai mai fatto caso che il fiume, il nostro fiume Gilli, ha un suono inconfondibile che pochi sono in grado di udire?
In sostanza quel che voglio dirti e' che io e te per vari motivi - tutti legittimi - possiamo trovare affascinante tutto cio', ma che il 90% dei ragazzi e degli adolescenti ha - legittimamente - voglia di qualcosa di diverso, qualcosa in piu' che un arcadico luogo metafisico.
E non posso dar loro torto.
Magari torneranno al paesello a 50 anni, ma a 20, hanno voglia di qualcos'altro.
Infine caro Gilli una nota:
Non vorrei passare persona per cinica e prosaica, perche' ogni volta che ti lascio un comento, credo che questa sia l'impressione che do'.
Questo e' falso Gilli.
Io sono un fascio di nervi ipersensibile a pronto a balzare a ogni sollecitazione della realta', visibile e invisibile.
E' solo che io e te abbiamo due sensibilita' estremamente diverse nel vedere e interpretare il mondo e gli esseri umani.
Per farti capire:
Tu hai una sensibilita' direi proustiana verso la memoria e un atteggiamento petrarchesco nei confronti del mondo.
Io sono piu' sul Flaubert di Madame Bovary, o le tristi vicende dei travet di Maupassant e Gogol.
Io sono sul "Palla di Sego", o sulla descrizione delle domeniche sulla Senna della borghesia francese del Secondo Iimpero.
Oppure se preferisci sono piu' sul Marlowe di Raymond Chandler - uno dei miei scrittori preferiti - o il Yossarian - quello vero - di Joseph Heller.
Io sono nettamente piu' pessimista di te e molto piu' attratto dalle miserie umane di te.
Per restare in ambito musicale io sono sul Tom Waits, Gilli.
Anzi, perche' non metti mai un video di Tom Waits? :-)
Quindi, gli appunti e le osservazioni che ti faccio Gilli, non sono dettati da cinismo, prosaicita', vis polemica o voglia di trollare e romperti i coglioni, ma semplicemente da una sensibilita' altrettanto viva della tua, ma diretta verso altri aspetti della "Comedie Humaine", diversi dai tuoi.
E questo lo trovo molto stimolante, perche' sei molto stimolante e mi piace esplorare e cercare di capire quella tua particolare visione del mondo che io non ho, quella sensibilita' che nel mio caso batte altre piste.
Ciao SuperGilli
:-)
Caro Yoss, dire che sono onorato di quello che mi dici, è dire niente :-)
mi hai scritto delle robe che mi lusingano all'inverosimile e ti ringrazio di cuore...
Vorrei risponderti mille cose, da tante che me ne vengono in mente :-) per ora mi limito ad alcune, poi magari ne aggiungerò altre :-)
Secondo me è una cosa bellissima che due persone dal carattere diverso come siamo noi, riescano ad incontrarsi sul piano intellettuale e della sensibilità, trovando un territorio comune di idee e riflessioni...
Forse nemmeno io non sono quel gran ottimista che magari si potrebbe presumere dal mio modo di scrivere...certo, come dice spesso giustamente Rachel, il mio retroterra spirituale è basato su un solido barbapapismo e spesso vado dentro di testa come il Tenerone :-)
Voglio dire: lo so, sono uno sporco buono :-) e non ci posso fare nulla, così è la mia natura...o forse sono solo un pigro esagerato, chi lo sa :-)
Ma di mio non sono un tipo molto allegro, sono sempre stato introverso e silenzioso, e non credo che la mia compagnia sia di quelle più appetibili :-)...però quando scrivo mi sento una sorta di "dovere" (anche se non è il termine giusto) nei confronti di chi legge, ossia mi metto nell'ottica di farlo stare bene, di fargli passare alcuni minuti belli...non vorrei che la cosa fosse intesa come una sorta di disonestà narrativa...è solo che quando scrivo, mi sembra di entrare in una dimensione privilegiata, dove i difetti e le manchevolezze del me reale possono essere accantonati...
Poi, aggiungo pure che la retorica melliflua e fasulla non la sopporterei per nulla al mondo, per cui spero che il mio buonismo narrativo non appaia mai sotto questa luce, che odio al pari di chiunque possegga un minimo di sensibilità per la bellezza e la sapienza dello scrivere...
Poi c'è da aggiungere una cosa: scrivere da "cattivo" non sarebbe nelle mie corde...apprezzo infinitamente tanti "autori cattivi", o perlomeno inquietanti, in molti ambiti della creatività: kafka, lou reed, jim morrison, i sex pistols, i fratelli cohen, Houellebecq, kubrick è il mio idolo registico, caravaggio, bacon, e così via...
ma quando un buono prova a fare il cattivo, si sente solo puzza di stonatura :-) è qnche per questo che non mi azzarderei mai: a ciascuno il suo ambito e le sue atmosfere :-)
Venendo poi al tema del paesello :-)
ecco, preciso che non lo propongo mai come luogo in cui vivere a nessun ragazzo giovane :-) anzi, sono io il primo a dir loro di tenersene bene alla larga...
Forse questo è un punto su cui sono stato sempre troppo vago, forse ambiguo...la mia intenzione non è mai stata di proporre la vita di paese come un modello a cui aspirare...le mie sono solo cronache il più possibile poetiche e un po' surreali di un mondo, di una certa realtà, nella quale, anche un po' sinopeigabilmente se si vule, io mi trovo a mio agio (più o meno :-)...
L'autoironia che mi sforzo sempre di mettere nella cosa, spero che un po' abbia contribuito a smorzare l'equivoco nelle varie occasioni...
Riguardo alle tue osservazioni, ai tuoi rlievi, al tuo mettere in evidenza difetti che ti sembra di scorgere in quello che dico...beh, tutto qesto sia sempre benvenuto :-) i tuoi appunti sono sempre motivati e seri, per cui li accetto ogni volta come stimoli importanti...
Niente, Yoss, per il momento chiudo qui, ringraziandoti ancora per il super bi-commento...se mi vengono altre cose da aggiungere, lo farò nelle prossime ore :-)
Concludo solo con una piccola cosa: sì, l'ho notato quel rumore del fiume...è quello che ogni persona nata in quei paraggi si porta dentro per tutta la vita, anche se abiterà a miglia di distanza...è una vena di follia buona che abbiamo tutti, noi gente del fiume :-)
ciao Yoss, non ho parole per ringraziarti :-)
ah...Yoss, dimenticavo: affare fatto, ti devo un video di Tom Waits
:-)
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