lunedì 6 giugno 2016

"Un pensiero al giorno" 71 - "Nobiltà faticose"

"Un pensiero al giorno"

71 - "Nobiltà faticose"

Da qualche parte ho sentito dire che il grande architetto Charles-Edouard Jeanneret-Gris (più noto come Le Corbusier) prediligeva vivere in un ambiente molto spartano. Pare che per lui fosse importante riservarsi una quota residuale di scomodità.

Ogni tanto ci rifletto, su questa cosa. In apparenza, sembra una contraddizione. Tutti vogliamo evitare la fatica, vivere nel comfort più pieno possibile e trovare tutto a disposizione con agio. In teoria, non c'è nulla di male.

Eppure la questione è più sottile e più che mai attuale. La tecnologia ci assiste ormai così tanto che si va verso una condizione di comodità potenzialmente assoluta.

Ma la fatica è una componente essenziale della nostra identità di uomini. Mai come oggi ci rendiamo conto della sua natura di "nemica-amica". Sentire come le cose rispondono al corpo, grazie agli sforzi di quest'ultimo, è un mattoncino fondamentale nella costruzione del vivere. Rinunciare completamente agli sforzi, ci porterebbe a smarrirci.

La strada giusta è tracciabile allora nel senso della saggezza e dell'equilibrio.

Nessuno auspica il ritorno a certe forme passate di fatica che si sbilanciavano sul versante opposto dell'eccesso, foriero di ben più gravi disumanità. Ma è importante tenere ben vive per sé, piccole e tollerabili "oasi di scomodità" personali.

Non fosse altro che per la nostra stessa "natura cronologica", la quale ce lo richiede. I tempi intimi dell'animo sono lunghi. Hanno bisogno di agio e di ampiezza per maturare ed evolvere.

Il "tutto e subito" mal si addice al nostro profondo. La nostra vita esteriore non deve smarrire completamente il collegamento con tutto ciò che ci ribolle dentro con lentezza.

Ecco allora un sorprendente paradosso dei giorni nostri, che per altri versi è anche una sfida affascinante. Dobbiamo impegnarci a salvaguardare un certo tipo di fatiche e scomodità dallo sguardo buono.

Senza nulla togliere all'informatizzazione e a tutti i suoi vantaggi, mi viene in mente ad esempio la lettura fatta su libri di carta, dove non ci sono link o agevolazioni elettroniche del caso, ma serve scartabellare, andare fisicamente alle note, confrontare con un certo sforzo fisico che si traduce in mentale.

Oppure, lo studio del greco e del latino nelle scuole, somme oasi di fatica da preservare, se vogliamo mantenere un tipo di educazione scolastica di alto livello.

Ma poi, anche in tutte le azioni quotidiane. Come dicevo, questo non vuol dire inseguire un masochistico senso di autoinflitta sofferenza. Il punto è diverso: sta nella ricerca di un'armonia fra i nostri tempi di dentro, con quelli del mondo intorno a noi.

E son cose raccomandate da uno che le sta dicendo soprattutto a se stesso, mentre vi scrive disteso con somma comodità a letto.



2 commenti:

Occhi blu ha detto...

Cerco le nutrie e trovo i tuoi piedi ...
Che siano diventate umane?
:)

Gillipixel ha detto...

@->Occhi blu: Ehehehe :-) il quesito è molto dibattuto, dear OuBee...non si sa bene infatti se la nutrie si sian fatte umane, o se io mi sia annutriato :-)))))

Grazie :-)

Bacini metamorf e metanutr :-)