Il tonfo familiare. La borraccia di cuoio semipiena era caduta ancora una volta, sull'acciottolato del cortile. Jimmy ascoltò soddisfatto il botto rassicurante. Da mesi ormai posava quel cilindro infrangibile sul moncone di muretto, appena sotto la finestra. Ci aveva messo dentro l'acqua giusta perché reggesse le brezze lievi. Il porticato tutto intorno, come una grossa vela lignea, garantiva un buon margine di equilibrio. Solo le ventate più vigorose riuscivano a creare l'oscillazione, e poi, nel caso, il crollo al suolo. Succedeva spesso in piena notte. Varie volte Jimmy era sceso con la lanterna in mano, a guardare la borraccia per terra, contemplandola nel vento che s'infilava vigoroso in ogni spiraglio del pigiama. Quella sera rimase nel letto. Al mattino, se il vento si fosse placato, l'avrebbe posata di nuovo sul muretto. Abigaille, coricata lì a un tiro di carezza, non era stata distolta dalle praterie senza steccati del suo sonno denso. Jimmy non lo aveva mai rivelato a nessun altro, il rito della borraccia. Lei era stata la prima. Quel respiro profondo, soddisfatto, ritmato sulla scansione d'una lunga pazienza calda, gli confermava di non essersi sbagliato. Il respiro di Abigaille, cugino primo con l'alitare del vento...
SuperBum! Marchionimi in libertà
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Un nome di carta igienica scoppiettante ma con potenziali effetti
indesiderati (e altri spunti linguistici)
2 giorni fa
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