E con domani saranno cento e una. Parlo delle frasi dello scrittore. Quella che pubblicherò stasera, a cavallo della mezzanotte (com’è ormai mia consuetudine da qualche tempo), sarà anche l’ultima.
Perché cento e una, e invece non qualcuna di meno o qualcuna di più? Non ve lo so dire. In qualche modo, questa bella (almeno per me) avventura doveva chiudersi e il centinaio mi è parso un buon gruzzolo. Prima che le frasi diventassero troppo slavate. Prima che il gioco andasse troppo oltre, smarrendo anche la minima parvenza di divertimento.
Ringrazio tanto ancora una volta chi ha seguito con simpatia questo mio esperimento fatto di pensieri e foto. La cosa ebbe inizio il primo novembre. Son più di tre mesi fa. A me sembrano tanti. Forse saranno pochi. Presumo, però, sufficienti.
Niente paura, ad ogni modo (oppure: piena paura…a seconda dei punti di vista). Continuerò a scrivere cosette svariate. Ho pronte alcune piccole storie, che ho voluto chiamare “mini-romances”: sono anche queste brevi costruzioni narrative, micro-saggi micragnosi, tendenti più al giocoso che altro.
Poi mi inoltrerò in una nuova serie, intitolata “Le città invivibili”. Vi avviso fin da ora: premuratevi di una gran quantità di verdure, ortaggi, frutta marcia. Ce ne sarà da lanciare parecchia, ovviamente addosso a me. Potrete assistere alla più rutilante gragnuola di vaccate e freddure che vi sia mai capitata sott’occhio.
Ma anche questo è il bello dello spirito delle nutrie.
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