sabato 23 luglio 2016

"Un pensiero al giorno" 118 - "Passatismi post-moderni"

"Un pensiero al giorno"

118 - "Passatismi post-moderni"

Icq, o "I seek you" ("Io cerco te"), era un programmino sul quale tanti hanno iniziato a prendere confidenza con il tipo di comunicazione scritta in stile chat-line. Mi pare che Icq esista ancora, ma è stato pressoché soppiantato del tutto da altri strumenti più evoluti, come Skype, whatsapp, Messenger, e così via. Per me icq è stata la prima chat. Mi piacevano tantissimo le sue faccine, gli emoticon, in particolare quelle delle prime versioni del programma.

Ora, io non faccio testo, perché sono un nostalgico militante, e rimpiango persino le unghie dei piedi che mi son tagliato ieri, ma le faccine di icq vecchio stile mi mancano. Anche qui la storia sembra ripetersi. Come nel passaggio dai film muti a quelli col sonoro, si lamentava una perdita di espressività, nonostante una povertà tecnica più marcata nelle primitive pellicole (ma in realtà, in virtù di essa); così mi pare sia successo con le faccine.

Colorite, vivaci, comunicative come quelle di icq dei primordi, per me non ce ne sono più state. L'iper-specializzazione tematica delle emoticon di adesso ha sollevato l'utilizzatore dal contributo di fantasia che doveva aggiungere di suo, per completare il portato emotivo di una emoticon. Icq aveva fondamentalmente un unico sorrisino standard, eccettuando le varianti sghignazzanti o simili, che riguardavano però altre espressioni. Il sorriso puro era uno, ma tra i due chattanti poteva assumere mille sfumature, a seconda del dialogo in atto e del clima comunicativo in corso.

Quel sorrisino possedeva poi un requisito quasi "magico". Naturalmente tutto era frutto della suggestione del momento, dell'entusiasmo di stare partecipando a una sessione di chat emozionante. Ma sta di fatto che, quando l'interlocutore (meglio se interlocutrice) ti lanciava un sorrisino e tu rispondevi col medesimo, le due faccine, pur essendo uguali spiaccicate come due gocce d'acqua lì affiancate sullo schermo, immancabilmente sembravano diverse. Molto più carina, graziosa, gentile, quella vicina al nome dell'interlocutore (...trice); goffa, impacciata, un po' imbarazzata, titubante, la propria.

Il sorrisino icq aveva un po' gli occhi di fuori, come se tutta la faccina fosse stata amabilmente strizzata, ma anche questo dettaglio sembrava diverso tra il proprio emoticon e quello altrui. C'era sempre un'impercettibile differenza di strizzamento oculare, che rendeva il tutto più faccinisticamente affascinante.

Poi, nel giro di poco tempo, iniziò la moda delle faccine in movimento. Le faccine icq classiche mie preferite erano assolutamente statiche. L'introduzione del movimento fu letale per loro, come quella del sonoro per il cinema muto.

In seguito, mi sono adeguato alle evoluzioni emoticali anche più sfrenate, e non posso negare di apprezzare tutte le attuali forme di faccinismo multi-variegato.

Però nel mio intimo, rimango un fedele nostalgico delle vecchie faccine di icq. Come Harold Lloyd non ha mai pronunciato una sillaba, loro non si sono mai mosse di un pixel, ma hanno sempre saputo dire molto, ma molto di più.



Nessun commento: