"Un pensiero al giorno"
98 - "Due o tre cose che non sopporto di lui..."
Potrà sembrare un atteggiamento snobistico, da auto-sputante nel piatto del proprio desco, ma volevo appuntare oggi un paio di osservazioni riguardanti alcune magagne di Facebook. Mi riferisco ad aspetti funzionali, che non mancano di avere riflesso non solo sull'uso dello strumento (com'è ovvio), ma anche sulla "forma mentis" dell'utilizzatore (com'è inevitabile).
Quello che Facebook fa è esasperare una tendenza già insita di per sé nel meccanismo del web medesimo. Se internet induce ad appiattire tutto sul presente, Facebook non fa fa altro che dare una ulteriore accelerata in questo senso.
Ciò che vi dirò è sotto gli occhi di tutti, ma ne potrà forse apprezzare meglio l'importanza chi ha avuto una qualche pratica con la gestione di un blog. Come alcuni sanno, io ne curo uno da otto anni (andarperpensieri.blogspot) e lo porto avanti tuttora in parallelo con la presente pagina fb.
In un blog, grazie ad alcuni utili strumenti, si ha la possibilità di tenere sempre sott'occhio una panoramica della "stratigrafia cronologica" di tutti i propri contenuti messi in rete. Con un prospetto sintetico a tendina, si può risalire a tutti i titoli degli scritti pubblicati (post), catalogati in ordine di anni, mesi e giorni. Ogni scritto è inoltre classificabile sulla base di un'etichetta (tag), una sorta di breve marchio che riunisce le pubblicazioni in sottogruppi tematici, per facilitare una eventuale ricerca di un certo contenuto. A tal fine, le etichette sono a loro volta elencate alfabeticamente, nella "colonna orientativa" posta di solito a destra dello spazio per gli scritti veri e propri.
In sostanza, entrando in un blog, sia il curatore, sia un lettore avventizio, hanno sempre un'idea abbastanza precisa di dove si trovano rispetto alle coordinate temporali del blog stesso. I contenuti lontani di un blog sono poi anche abbastanza accessibili con una ricerca su Google, pur che si abbia l'accortezza di inserire parole di ricerca scelte "cum grano salis".
Niente di tutto questo invece con Facebook. Qui conta molto la cosa scritta sul momento, o al massimo qualche ora fa. Già un intervento di ieri ha un mezzo piede nell'oblio. Andando indietro di giorni, tutto si perde poi nel "mare magnum" dell'indistinto "quandistico" (se mi passate il buffo termine).
A dire il vero, anche sul blog succede qualcosa di simile: il più recente schiaccia il passato pure là. Ma almeno con la possibilità, già accennata, di orientarsi nel tempo. Cosa che fb rende oltremodo difficoltosa, se non impossibile, salvo poi propinarti di tanto in tanto pacchetti di ricordi preconfezionati, pigliando una foto qua e una là. Quasi ti venisse anche a dire: lascia perdere, tu non sei capace di ricordare, ti spiego io come si fa.
Non bastasse ciò, fb è anche "impermeabile" alle ricerche di Google, cosa che seppellisce definitivamente, o quasi, gli argomenti passati nel dimenticatoio virtuale.
Ora, senza voler scomodare teorie complottistiche variopinte, mi sento di dire in ogni caso che questa cosa mi piace proprio poco. Non avere contezza del passato (pur anche se in un ambito così frivolo in apparenza) non è mai cosa buona. Ci induce a smarrire parte della nostra identità, che risulta così superficializzata e impoverita. Ci rende più fragili sul piano critico. Ci avvicina pericolosamente alla dimensione di "beoni esistenziali". Tradotto: individui che intellettualmente e culturalmente si bevono di tutto.
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