"Un pensiero al giorno"
151 - "Giornalaggio"
Quando capita un evento tragico come il terremoto, si provano subito tutti i sentimenti normali in simili casi. Solidarietà con le persone colpite, paura, il senso del lutto, se sfortunatamente ci sono state vittime. È anche lecito il desiderio di avere notizie.
Ma quello di cui si farebbe volentieri a meno, stante l'ampia complessità già sussistente della situazione, è che si vadano ad aggiungere ulteriori guai, altrimenti evitabili con un po' di impegno e di tatto.
Uno di questi danni collaterali è la stupidità giornalistica. Mi è già capitato, anche in questa terribile circostanza, di vedere diverse cose che un minimo di buon senso dovrebbe far rifiutare, anche se dubito che queste mie poche righe, facciano un effetto diverso da una flebile vocina nel deserto.
Insopportabile: il giornalista in studio domanda all'inviato su uno dei luoghi più colpiti: "...hai avuto modo di chiedere qualcosa alle persone uscite dalle macerie? Cosa ti hanno detto?...". Sinceramente spero abbiano maledetto la tua idiozia o poco più.
Altra perla: l'inviata che affannosamente cerca di porsi a favore di telecamera, per l'inquadratura più drammatica possibile lungo una strada di auto e persone, incolonnate lì per scappare o portare aiuto, e intralcia, e rompe i coglioni al flusso, perché non guarda nemmeno dove sta andando.
Apoteosi dell'invadenza e della mancanza di misura: telecamere e microfoni incollati sui soccorritori a pochi metri, mentre scavano tra i detriti e parlano al cellulare alla persona rimasta sotto, con tanto di voce dello sfortunato trasmessa a tutto il mondo.
E questi sono solo pochi esempi, ma basta accendere la tele e si trovano decine e decine di simili esempi di insensibilità e di aberrazioni del normale senso di umanità, che soprattutto in questi casi ci si aspetterebbe veder rispettato.
Informare sui fatti è sacrosanto, ma si perde facilmente di vista tale obiettivo. Situazioni del genere vanno raccontate con estrema delicatezza e precisione, perché il giornalista sul posto o nelle redazioni deve svolgere un servizio, deve essere a suo modo di aiuto alle popolazioni colpite dalla calamità, magari anche raccontando storie di persone, oppure facendo sì che non cali l'interesse dell'opinione pubblica una volta finita l'emergenza, e le genti danneggiate non vengano dimenticate coi loro problemi.
Questo dovrebbe fare il giornalista. Ma la spettacolarizzazione, la ricerca della morbosità, l'amplificazione della disperazione, la drammatizzazione esasperata, il sensazionalismo, e tante altre brutte distorsioni simili, il giornalista, se desse un semplice sguardo al fondo della propria coscienza, dovrebbe già capire benissimo da solo dove deve andare a sbattersele.
Deve dare notizie, non scrivere la sceneggiatura di un film catastrofista hollywoodiano.
2 commenti:
Con l'animo estremamente addolorato da ieri ti ho parlato di "nonsense" perché avevo bisogno di "esorcizzare" la tragedia che ancora non ho metabolizzato del tutto.
Scusami, Gilly, ma non riesco ad affrontare l'argomento senza che mi vengano i brividi sulla schiena e mi salgano le lacrime agli occhi.
:((
Povera gente! Che Dio li aiuti a trovare la forza di andare avanti!
Ma anche i nostri bravi politici si diano da fare per trovare in fretta, a tutti i disgraziati terremotati, un alloggio adeguato, un lavoro ed un aiuto per poter ricominciare!
:)
P.S. grande attrice Bette Davis!
Una delle mie preferite della vecchia Hollywood quando le attrici erano vere attrici, non quelle che ci sono adesso ...
Bellissima anche la canzone!!
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