"Un pensiero al giorno"
156 - "Il sussurro e l'uragano"
Del perché le parole sono piume, o mazzi di fiori, oppure macigni. Del perché possono far l'effetto di un bacio o di una bomba. Del perché queste nuvolette di fiato, o piccole macchie d'inchiostro, diventano ingenuità arruffona in mano a chi le usa maldestramente in buona fede, o malvagità pura e cinismo, quando vengono distorte ad arte.
Due modi di trattare la stessa notizia, in due diversi tg. Il fatto, tristissimo e tragico, è questo: una donna (l'ennesima, si è costretti sconsolatamente a dire) viene uccisa con modalità brutali; si sospetta (forse molto più di un sospetto) sia stato un suo stretto congiunto.
Ecco come riferisce l'accaduto un telegiornale della tv pubblica, nel corso di un servizio, durante il quale viene gradualmente preparato l'ascoltatore a questa terribile rivelazione: "...la donna, residente a XY, è stata uccisa con un violento colpo di coltello alla gola...".
Ecco invece con quale incredibile "tatto", il passo nevralgico dell'evento viene spiattellato nei denti, brutalmente "a secco", dall'annunciatore di una rete commerciale, nell'introdurre il relativo servizio: "...parliamo ora della donna sgozzata a XY...".
Ora, sono io il primo a non sopportare i giri di parole, il politicamente corretto forzato ai limiti del ridicolo, e gli eufemismi inopportuni. Non si può pretendere di parlare di "cibo visto dalla prospettiva della sua uscita", quando ci si vuol riferire alla merda.
Ma qui il punto è un altro. Qui stiamo parlando di un essere umano a cui è successa una tragedia, una cosa terribile, la più terribile. La delicatezza deve essere massima. Il rispetto, l'attenzione, la sensibilità, la comprensione, la compassione, la pietà. Ci vuole una cautela esagerata, una saggezza espressiva estrema, e poi non sarà mai abbastanza per affrontare il triste compito di riferire un'enormità del genere.
E tu mi vieni a berciare come un ignorante qualunque che è stata "sgozzata"?!?!?!
Si potrà dire che esagero, che la verità va denunciata nuda e cruda, anche quando fa male, per non passare sotto silenzio l'efferatezza di certi altri esseri umani, e così via. E poi, una parola non cambia certo la realtà...
Sarebbe tutto vero, se simili parole non fossero le spie di un fenomeno molto più ampio e subdolo. La Tv commerciale deve far vendere e per questo scopo si nutre di clamore a tutto spiano. Se per far questo, ci si attarda a ravanare un po' nel morboso e in un repertorio espressivo di forte effetto, con pugni verbali allo stomaco, è poco male, in quella logica. Alla fine devono tornare i conti e chi se ne sbatte dell'umana pietà.
Chi usa parole che verranno lette o ascoltate da migliaia o milioni di persone, è come se avesse fra le mani un potente velivolo che passa sopra le loro teste. Non può permettersi di fare voli radenti a pochi metri dai ciuffi della gente, solo perché così il suo fottuto spot funzionerà meglio. Non dovrebbe mai dimenticare che il rischio di causare molto male a quella folla, anche solo attraverso l'impalpabilità della parola, è sempre altissimo, troppo alto.
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