giovedì 19 maggio 2016

"Un pensiero al giorno" 54 - "Nel sedere delle case"

"Un pensiero al giorno"

54 - "Nel sedere delle case"

Pochi luoghi al mondo, per me, sono metafisici come i "retro-casa". Quasi mistici, direi. Il "retro-casa" altro non è che il sedere degli edifici. Ognuno ha un sedere, è una parte del corpo a suo modo densa di fascino, mistero e contraddizione.

Il sedere "si siede", ci sagoma ed è componente formale dinamica molto importante delle nostre movenze. Oltre a ciò, il sedere svolge incarichi fisici di bassa lega (non c'è bisogno che ve li enumeri, il sedere stesso ci fa da promemoria quotidiano al proposito), eppure reca con sé anche una notevole carica erotica. Il sedere è allo stesso tempo estremamente fisico e filosofico, ci tiene in continua connessione con la nostra essenza terragna.

In sostanza, il sedere ce l'ha persino chi non lo vuole. Anche chi preferirebbe non venire chiamato in causa da una certa corporalità grezza (ma che grezza non è, se vista coi giusti occhi) si deve rassegnare: proprio in fondo alla schiena, appena sopra le cosce, ha il sedere.

Allo stesso modo, le case non possono fare a meno di un loro sedere. Immaginiamo un edificio cubico, con tutte le facce perfettamente identiche fra loro. Si potrebbe esser tentati di dire che una simile costruzione non abbia un sedere. Invece no, anche quella ne ha uno.

Ogni casa è inserita nel gioco ambientale dell'alternanza giorno-notte, in primo luogo, e nella danza stagionale poi, in senso più ampio. Per cui, anche volendosi mostrare rigorosamente soltanto di faccia, diventa inevitabile (per mantenersi fedeli alla metafora) che le si scopra alla fine anche il culo, che poi è la sua parte rivolta verso la "notte", verso settentrione.

Dato che gli edifici ordinari (magari anche gradevoli e del tutto dignitosi, ma pur sempre concepiti con criteri alquanto codificati) presentano un davanti e un didietro, il "retro-casa" col quale abbiamo più familiarità sta di solito piazzato a nord anche nel disegno del manufatto.

Per questo il "retro-casa" è sempre un po' umidiccio, muscoso, umbratile (da qui in avanti, la metafora va preterintenzionalmente oltre i suoi scopi allegorici, ma noi prendiamo sempre per buona ogni significanza ulteriore che ci vorrà regalare).

Il "retro-casa" non si vede dalla strada principale, di solito. Per cui, può anche capitare che si passi davanti a una casa per anni, e poi un bel giorno, per un fortuito motivo, si abbia occasione di osservare il suo lato più interno, nascosto e mai visto prima. Poter accedere a questo "enigma alla luce del sole", rappresentato da un "retro-casa", è sempre una rivelazione, una piccola folgorazione epifanica.

Detesto ripetermi e reiterare il presunto versante rozzo della mia metafora, ma anche qui (mio malgrado) l'immagine calza a pennello. A tutti sarà successo di vedere il culo nudo di una persona conosciuta che nella propria "rappresentazione" era stata sino a quel momento soltanto un soldato semplice dell'esercito dei "vestiti". Il medesimo tipo di stupore, la stessa abbacinante "agnizione", la si sperimenta quando si viene immersi nell'incanto umile di un "retro-casa".

La stessa cosa che ci dice un "retro-casa", a mio avviso, si è sforzato di raccontarla per un'intera vita artistica il grande pittore americano Edward Hopper.

Il "retro-casa" è un "indicibile" che ci si sorprende di saper perfettamente pronunciare. È la rivincita dell'eccezionalità del banale. Il "retro-casa" si affaccia spesso sull'infinito agricolo di campi circostanti, è foriero di siepi e aiole, canne dell'acqua, rubinetti metallici affioranti dal limitar di un marciapiede, ferraglia lasciata lì, rastrello e forcone, accenni d'orto in riverbero con echi provenienti da una vaga estetica diffusamente "anni cinquanteggiante".

Ci sono certi "retri-casa" di condomini cittadini, ad esempio, che pur misurando pochi metri di fatto e confinando direttamente con un muro o poco più, contengono tuttavia estensioni dell'animo sconfinate.

Il "retro-casa" è la giarrettiera che si scopre, l'ascella pezzata di sudore che non sminuisce il fascino dell'elegante signora. Il "retro-casa" è il nostro sguardo risucchiato nel vortice inspiegabile di un dimensionale buco nero (...oh benedetta metafora!).


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