venerdì 27 maggio 2016

"Un pensiero al giorno" 62 - "Se manca il contatto"

"Un pensiero al giorno"

62 - "Se manca il contatto"

Dentro ciascuno c'è l'infinito, ma non sempre trova la strada per uscire allo scoperto e divenire visibile. Tanti sono gli artisti che hanno visto riconosciuti i loro meriti solamente in tarda età, oppure addirittura quando non c'erano più.

Ma chissà quante persone hanno dentro di sé potenziali di bellezza sconfinati, eppure non riusciranno mai a portarli fuori, a trovare il mezzo giusto per renderli condivisibili con gli altri.

Vedevo alla tele un documentario sulla vita di René Magritte. Pare che da ragazzo avesse un carattere irrequieto, per un certo periodo capeggiava persino una piccola banda di teppistelli di quartiere. Sempre nell'adolescenza, dovette vivere il dramma del suicidio della madre.

Una vita inaugurata da un simile incipit poteva andare a parare dappertutto. Invece ha incontrato la pittura e in essa ha potuto convogliare tutto il tesoro interiore accumulato. Ha trovata la chiave espressiva per distillare dolore, inquietudini, mistero dell'esistenza, insieme a un'insaziabile fantasia (Magritte amava tantissimo il cinema e il multiforme protagonista dei romanzi di Fantomâs), rielaborando tutto ciò in un passe-partout poetico in grado di accedere alle menti e ai cuori degli uomini.

Considerazioni simili si potrebbero fare riguardo a qualsiasi artista, immagino. Ma nel caso di Magritte, mi sembrano ancor più significative, proprio per come la sua poetica è poi maturata.

Insieme a De Chirico, Dalì, Edward Hopper, e prima ancora a El Greco, a Parmigianino, a Cosmè Tura, Magritte ci ha raccontato il mistero nell'evidenza delle cose.

Loro hanno trovato un punto di contatto fra l'infinito interiore e l'infinito del mondo, sviluppando una grande maestria espressiva, però ci hanno dimostrato che l'infinito è accessibile a chiunque, sta dappertutto, in una noce o in un battito di ciglia.

Ma soprattutto, intorno a questi piccoli infiniti familiari, ciascuno può dire qualcosa, e attraverso essi, sintonizzandosi armonicamente con loro, può sentirsi più vicino anche alle altre persone. Perché un mistero condiviso, pur rimanendo tale, affratella gli sguardi di chi lo contempla.


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