"Un pensiero al giorno"
59 - "Piccoli bibliomorfismi comodi"
L'omino dei due comodini abitava da solo, in fondo a Viale dei Pini. A suo tempo aveva vissuto anche piccoli amori sopraffini, ma adesso gli erano rimasti solo due comodini.
Ci dormiva nel mezzo e senza spostarsi, a distanza di un braccio, poteva afferrare di qua o di là un bel libraccio.
Sui comodini in alte pile lievitavano libri, che aiutavano l'omino a preparare lunghi sonni di bellezza ebbri.
Parevano alberi, quelle pile, che al posto di foglie cacciassero fuori fogli, pagine invece di pigne, fruscii per frutti, e copertine dove son di cortecce coperti.
Certe sere ne leggeva uno dietro l'altro, l'omino, e gli pareva allora che una linfa unica scorresse lungo i tronchi di pagine e poi dai libri a tutto il suo corpo di omino.
Le dita stesse si facevano fogli e sui rami delle braccia, idee sbocciavano in mille germogli. Vegetare non era mai stato gesto tanto nobiliare.
Fino al giorno in cui l'omino stesso si mutò in una pianta di libri. Una pianta coricata, fra le due piante sui comodini. Degli amici, passando per caso da lui in visita di cortesia, trovarono l'omino tutt'intriso di nuova e smagliante arboricola poesia.
Insieme scoprirono che anche così l'omino si poteva alzare, il suo inedito stato di albero libresco non gli impediva di muoversi com'era uso fare.
Solo che adesso, per sapere una sua opinione, bisognava sfogliare una pagina a caso dei libri di cui era formato, e leggere tutto d'un fiato.
Cambiarono anche i posti frequentati dagli amici in compagnia: per bere una cosa ora si andava in libreria.
Ma potevano divertirsi ancora in discoteca, perché l'omino "librefatto" danzava con una grazia mai vista e affascinava tutte le ragazze solamente aprendosi su una sua pagina di particolare profondità e lasciandosi leggere in tutta serenità.
Dell'omino s'innamorò Bellatrice, prorompente libresca sua ammiratrice, tette sode, chiappa verace, sorriso arcobaleno e grande lettrice.
L'omino ardì d'invitarla a casa sua, a legger due pagine di fino, e insieme finirono distesi fra l'un e l'altro comodino.
Lo spazio era stretto, giusto giusto per uno, ma mai Bellatrice sentì così intensa la mancanza di nessuno. Sfogliava in lungo e in largo il caro suo omino, ne leggeva ogni pagina, lo annusava in ogni prologo persino.
Dal canto suo, si lasciava leggere di gran gusto lo sfogliabile omino e gioiva di dentro, fra le sue copertine. Che dove pensava ormai esserci posto soltanto per uno, là in fondo alla strada di Viale dei Pini, era sbocciata una Bellatrice, proprio fra i comodini.
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