"Un pensiero al giorno"
60 - "Je suis monsieur merlot"
Al mio piccolo repertorio da bird-watcher di uccellini proletari, si aggiunge un nuovo simpatico amico: il merlo.
Era un po' che cercavo di cogliere in foto questo nero zompettatore. Non che mi siano riusciti scatti da National Geographic, ma per le mie pretese modeste, sono soddisfatto.
Come tanti uccellini, il merlo non è un soggetto semplice. È molto scattoso e sospettoso, fa corsette, giravolte, piccoli voli improvvisi, saltella a destra e a manca, dove ha visto un vermetto su cui piombare. È un canterino come pochi, gioviale e festaiolo, a dispetto della giacchetta scura che indossa sempre.
Sono contento in particolare di uno di questi fotogrammi, in cui si vede bene l'elegante coda dell'amico merlo in bella mostra, nella sua "maggiordomica" e binata terminazione. Ecco, se dovessimo trovare un'immagine corrispettiva nel mondo degli umani, potremmo proprio dire che il merlo è il maggiordomo fra gli uccellini.
Ma del domestico di gran casato ha solo l'aspetto e il modo di "vestire", perché in fatto di vivacità e frizzantezza non ha da invidiare nulla a nessun pennuto.
La simpatia e popolarità del merlo si misurano anche per quanto è penetrato nel linguaggio. Merli sono detti gli elementi architettonici posti a guarnire le sommità delle mura dei castelli. Il merletto è invece una particolare lavorazione di filati per ottenere una trama di tessuto molto elaborata nel disegno.
Pensavo che i merli dei castelli fossero detti così per somiglianza con la coda del nostro, ma ho letto poi che la parola viene anche seguita dalla specificazione "a coda di rondine". A questo punto, mi arrendo al garbuglio etimo-ornitologico e prendo per buono il fatto che, ogni volta che si chiama in causa la parola merlo, si parla di qualcosa di aggraziato e bello.
Mi sono guardato anche come si dice nelle altre lingue. In inglese lo so, perché è il titolo di una bellissima canzone dei Beatles: "Blackbird", "Uccello nero", molto semplice, ma non priva di fascino come parola.
Facendo un po' di fanta-vocabolarismo goliardico, mi sarei aspettato poi che in francese si dicesse "Merlot". Ma quello è il vino (sempre buono in ogni caso), mentre l'uccellino nero d'oltralpe si chiama Crèneau. In tedesco si dice Amsel, invece in spagnolo Mirlo.
Una piega alquanto ingenerosa del linguaggio in cui il merlo è incappato, si ha laddove col suo nome si vuole indicare una persona un po' credulona e sprovveduta. Questo uso della parola non lo accetto molto, perché non rende giustizia alla sveltezza e alla vivacità del caro amico piuma nera. Al limite, mi sento di concedere dignità solo alla versione del termine nel mio dialetto: quando ti senti dare del "mèrul", puoi quasi andare fiero della tua gonza condizione.
Infine, mi permetto di concludere con una nota dalle sfumature rozze e popolaresche. Tra le mille varianti appellative ornitologiche con le quali è stato allegorizzato nei secoli il membro virile, mi sento di poter dire che la più pittoresca e gradevole e proprio quella che individua la suddetta parte anatomica col nome di merlo. Ogni maschio dovrebbe provare un senso di fiera allegria, al pensiero di avere un merlo fra le gambe.
Tante sfumature linguistiche, insomma, per un solo, spiumettevole amico dalla inconfondibile simpatia: il merlo.
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