"Un pensiero al giorno"
10 - Prendiamo ad esempio l'idea di "frangente". Si può dire anche in altri modi: circostanza, situazione, occasione. O se volessimo andare più sul difficile: "porzione d'esistenza", "pacchetto percettivo", "quanto coscienziale".
Mi riferisco insomma a ogni pezzetto significativo di realtà che consta a un umano, in un significativo intervallo di tempo. Può sembrare una faccenda astrusa, ma di fatto è semplicissima, perché ci abbiamo a che fare costantemente ogni giorno, ora, minuto e a volte anche secondo. Anzi, potremmo dire che la sommatoria della miriade di quelle robe lì, rappresenta noi stessi, ciascuno di noi, ogni persona: "è" noi.
È tutti gli istanti nei quali si suddivide una passeggiata fatta con un caro amico, ad esempio, oppure anche da soli; sono le emozioni e i pensieri, le impressioni sensoriali legate a un fatto che ci vede partecipi; è insomma tutto quanto ci sia di esistenzialmente commisurato alla nostra capacità di renderci conto che un qualcosa, di carattere frammisto fra il fisico e il mentale-emotivo, sta succedendo.
Preferisco chiamare "frangenti" queste entità a ciascuno così familiari, perché il participio presente rende con più fedeltà il carattere di uno "svolgersi" in atto, e la conseguente fugacità connaturata al fenomeno.
Poi è bellissimo, se ci pensate. "Frangente": ciò che si frange ora, come se l'attimo fosse un'onda del nostro essere.
Venendo al dunque, riflettevo sul fascino estremo di tutto questo. Tante suggestioni corrono alla mente, considerando le cose da una simile prospettiva.
Primo: ogni persona è un instancabile produttore di frangenti. Ne sforniamo a iosa, di continuo, tutto il giorno e tutta la notte. Che siamo svegli, addormentati, semi assopiti: noi frangiamo.
Secondo: se in una persona si verificano miliardi di miliardi di frangenti, di man in mano che la sua vita evolve, in due persone se ne realizzeranno miliardi di miliardi per due; e così via. La cosa più strabiliante però è che ciascuno di tali frangenti, seppur molto simile a tantissimi altri, rimane purtuttavia unico e irripetibile.
Il mondo è allora costituito, farcito, imbibito, da questo gran mosaico, dall'alveare tutto dei fantastilioni di frangenti sparsi attraverso tutti gli esseri umani. Per non parlare poi del contributo di tanti altri esseri senzienti, gli animali, ogni tipo di bestiole, se non addirittura le piante.
E qui ne derivano altri stupori a valanga, misti a componenti anche un po' nostalgico-fataliste.
Per quanto virtualmente infiniti siano i frangenti globali, e pur vivendo vite intensissime, a ciascuno sarà sempre concesso di sperimentarne solo una parte minima. Nessuno, inoltre, potrà mai comprendere sino in fondo l'essenza vera del significato dei frangenti vissuti dagli altri.
Ancora: si prefigura come impresa ciclopica, l'idea di voler in qualche modo governare la pletora di differenze e variegate sfumature insite nel "mare magnum" dei frangenti tutti. Di modo che, l'intero panorama di frangenti si distende attorno a noi come una immensa, smisurata, incalcolabile e indecifrabile distesa di un gioioso e ribollente impasto anarchico.
Ora, non ricordo bene se all'inizio era questo che volevo dire. Ma tutto sommato, non mi sembra male così...
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