martedì 19 aprile 2016

"Un pensiero al giorno" 27 - "Quorum vadis?"

"Un pensiero al giorno"

27 - "Quorum vadis?"

Riflessione un po' prosaica, oggi, sui benedetti referendum. Ho letto da più parti che il meccanismo del "quorum" (consultazione valida solo se ha votato il 50% più uno degli aventi diritto) sarebbe un dispositivo di tutela per evitare che una minoranza imponga la propria volontà decisionale alla maggioranza. Personalmente, questo ragionamento mi sembra alquanto capzioso. E anche se riconosco a esso una parte (piccola) di verità, mi pare di poter dire che gli svantaggi pagati sopravanzano di gran lunga il beneficio ottenuto.

Ipotizziamo che non esista il quorum.

Cosa succede? Una minoranza (cinquecentomila cittadini o cinque consigli regionali - ex art. 75 della Costituzione) propone di abrogare un articolo di legge.

Attenzione: "propone", a questo punto dell'iter, non "impone" nulla a nessuno. Forse che le ragioni di una minoranza non sono degne di essere ascoltate e valutate dalla maggioranza?

Secondo passo: si va a votare (e, abbiamo ipotizzato, senza quorum). Chi è veramente interessato a far sì che una minoranza non gli imponga alcunché, va a votare NO. Chi aderisce alle ragioni di quella minoranza va a votare SI. Chi invece si astiene non si potrà poi lamentare se altri hanno deciso per lui.

Risultato: ciascuno ha espresso la propria volontà e nessuna minoranza ha imposto nulla a nessuno.
Cosa succede invece col quorum? Forse non cambia nulla all'atto pratico: chi si è valso dell'opzione (tacitamente sancita in questo caso) di non votare, avrebbe probabilmente votato NO, e l'esito finale sarebbe stato il medesimo.

Ma molto cambia sul piano, diciamo così, "civico-morale" della questione. Si mortifica uno strumento di partecipazione popolare molto importante, facendolo apparire all'opinione comune (soprattutto dei meno attenti e sensibili) quasi come uno strano capriccio di alcuni eccentrici (nella classifica della dignità riservata dalla gente alle cose, il referendum si attesta ormai al novantaduesimo posto, appena dopo le mezze stagioni e un gradino prima dei pallini di lana accumulati nell'ombelico).

Non bastasse questo, tocca poi anche assistere all'aberrante spettacolo di uomini delle istituzioni che invitano a non votare. Per carità, formalmente mantenendosi essi pur sempre nell'ambito di un diritto previsto dalla legge, ma "umanamente" tanto stiracchiato da sembrare come se, ai suoi tempi di parlamentare, l'onorevole Ilona Staller avesse promosso un disegno di legge per rendere illegale la pratica del farsi le pippe.

Dulcis in fundo, grazie al caro quorum, buttiamo al cesso milionate di euro per volta (trecento è costato questo ultimo).

Ora, sarò ingenuo io, oppure mi sfuggono aspetti troppo complessi o sottili per il mio grossolano comprendonio. E nello stesso tempo, quasi mi sembra di dovermi vergognare, per aver scritto una sequela di banalità talmente lampanti. Ma non è arrivato forse il momento di sbatterci, al cesso, proprio il famigerato quorum?


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