"Un pensiero al giorno"
32 - "Suggestioni di ritorno"
Da "La pelle" (1949) di Curzio Malaparte: "...Qualcosa di quel che d'immoto, di gelido, di crudele, ha la fotografia, era in quegli occhi sbarrati e fissi, in quei volti intensi, nelle facciate delle case, negli oggetti, e quasi nei gesti...".
Questo passo suscita bellissime riflessioni. Le "conquiste" fatte col tempo dall'uomo nell'ambito della propria presa d'atto del mondo, non sono solo nuovi modi autonomi di consapevolezza. Esse possono bensì imboccare anche, per così dire, un percorso a ritroso, e estendere la propria influenza persino su modalità precedenti di acquisizione di informazioni dalla realtà.
Suona forse un po' contorto, ma se lo applichiamo giusto allo spunto di Malaparte, si vedrà che non è nulla di complesso. La fotografia ha introdotto un modo di vedere le cose che un tempo non esisteva. Può capitare che le implicazioni conoscitive della fotografia (ora che le sue potenzialità ci sono familiari) vadano a influenzare "di ritorno" anche il modo più tradizionale di considerare la realtà, ossia la semplice osservazione delle cose dal vero.
Ecco allora che guardare le cose vive, ricche del loro dinamismo, dei colori e di tutte le mutevolezze spazio-temporali possibili, con il filtro osservante della fissità fotografica, può dare adito a inusuali "acquisizioni percettive".
Un campo multi-cromatico di fiori carezzato dal vento, immaginato come fisso in uno scatto in bianco e nero, si arricchisce di sfumature inedite di significanza estetica.
In modo analogo, la realtà vista con le "modalità osservanti" a cui ci ha abituato ad esempio il cinema, oppure letta come un racconto scritto, può assumere ulteriori implicazioni di senso.
Il discorso si fa poi ancor più affascinante se ci riferiamo all'ambito artistico tradizionale. Potremo allora osservare ciò che ci circonda indossando virtuali occhiali che consentano una interpretazione del reale da un punto di vista picassiano, oppure caravaggesco, o bruegheliano, e così via.
Le forme dell'osservazione (nel senso più ampio della parola, non solo connessa alla visione sensoriale semplice) possono dunque influenzarsi, contaminarsi fra di loro e arricchirsi a vicenda, aderendo sempre meglio a una comprensione più raffinata della complessità intorno a noi.
Ne deriva inoltre che non esistono forme di "presa sul reale" meno importanti: tutte hanno uguale dignità, perché ciascuna apporta un contributo che le è proprio ed esclusivo. Per lo stesso motivo, anche nell'epoca della sofisticazione delle immagini più raffinata (visione 3d, grafica computerizzata, realtà virtuale, ecc.) continua ad avere senso (e molto anche) scrivere una semplice poesia o dipingere un quadro con l'acquerello.
Nessun commento:
Posta un commento