giovedì 7 aprile 2016

"Un pensiero al giorno" 15 - "Differenziale cronologico"

"Un pensiero al giorno"

15 - "Differenziale cronologico"

Chissà quante volte avremo provato quella sensazione riassumibile nella frase: "...quando ero bambino, le giornate sembravano non finire mai...".

La cosa non è ovviamente dimostrabile in termini rigorosi, ma che ci sia qualcosa di vero al proposito, lo intuiamo, lo subodoriamo. E se non si tratta proprio di cosa vera, perlomeno l'illusione (o persuasione) rimane potentissima.

Ciò che è vero psicologicamente, o "idealmente", può dirsi vero anche in assoluto? Non sarò certo io a dirimere una simile questione che ha tenuto impegnati i migliori filosofi di tutte le epoche. Sospendo il giudizio e mi accontento di accogliere la suggestione che ne consegue. Credo sia già un buon risultato.

Secondo la visione platonica, che affonda le radici nell'energia sapienziale del mito, deriviamo da una dimensione in cui si godeva della conoscenza perfetta. La verità era in nostro possesso, ma venendo noi al mondo, è intervenuta una forma di oblio a cancellare ogni cosa prima conosciuta.
Il nascere alla vita ha coinciso con la nostra "individuazione". Uscendo fuori dal multiforme indistinto, abbiamo dovuto iniziare tutto da zero, gradualmente sforzandoci di imparare cosa voglia dire essere "uno".

Abbiamo dovuto mettere da parte il lusso di non badare alla misurazione dell'essere. Anzi, dall'essere puro siamo stati precipitati nell'esistere (la differenza è cruciale). Il pensiero calcolante si è fatto largo dentro noi. La valutazione dell'utile e dell'inutile, del vantaggioso e dello sconveniente, s'è fatta familiare in modo pressante.

Cosa ci sia di vero in tutto ciò (quasi inutile ripetere) non sarà mai dato a sapersi con incontrovertibile certezza. Di fatto, in tanti periodi della vita ci pare di assaporare sottofondi d'infinito che albergano in noi. Uno dei più intensi di questi periodi è appunto l'infanzia. Da bimbi e ancor prima da neonati, siamo stati dei piccoli miracoli di sconfinata estensione esistenziale.

In età adulta, ci appare così miserevole, per certi versi, questo tempo delle nostre giornate, così circoscritto e definito. L'incommensurabile infantile al confronto è una gemma preziosa incastonata sopra un inarrivabile gioiello.

Sembrano considerazioni oziose e vaghe. Ma se ci si fermasse un po' ogni tanto a riflettere su questa nostra nobile origine dalle propaggini dispiegate sino al fondo del nucleo del mistero, forse ne uscirebbe rivalutata e ridimensionata in importanza, la considerazione di questo nostro tempo adulto, troppo spesso intriso oltremodo di tracotante pienezza di sé.



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