mercoledì 13 aprile 2016

"Un pensiero al giorno" 21 - "Scriver vite"

"Un pensiero al giorno"

21 - "Scriver vite"

Potremmo considerare la vita come la più pervasiva e alta forma di espressività. Paragoniamola ad esempio alla scrittura.

Vivere significa scrivere gli eventi che ci vedono coinvolti, sul libro del tempo (l'ho sparata un po' stucchevole, come immagine, ma era giusto per introdurre la mia metafora). La vita di ciascuno è allora la sua propria "scrittura totale".

Ci sono però due modi possibili di scrivere: si possono usare i caratteri preconfezionati disponibili su una tastiera; oppure ci si può creare da sé le proprie lettere.

Il modo più immediato per seguire la seconda strada è naturalmente prendere in mano la penna o la matita. Ma il vivere la vita ci s'impone spesso come un'esigenza intima che vuole esser scritta con caratteri dalle forme più elaborate, raffinate, personalizzate. Le frasi della vita si possono scrivere così anche con lettere plasmate come la creta, scolpite come legno o marmo, dipinte con colori a olio o ad acquerello.

Non sempre però siamo liberi di scrivere come ci pare. Se lasciassimo fare al nostro sentire più genuino, spontaneo, diretto, vorremmo sempre scrivere cambiando di continuo la forma delle lettere, adeguandole di volta in volta agli stati d'animo, facendole uscire con la sagoma che intendiamo davvero in quel momento, per far capire agli altri chi siamo, come ci sentiamo, qual è davvero la verità dentro di noi, secondo noi.

Invece tante volte dobbiamo scrivere con la tastiera. Tanti casi della vita ci vogliono scriventi "prefabbricati". Abbiamo a disposizione quella manciata di fisionomie tipografiche e dentro la loro griglia ci dobbiamo adattare.

Ma dentro noi qualcosa grida forte, vorrebbe sempre cantare, e le sillabe di quel canto sono scritte di marzapane, tela di juta, fronde di rododendro, ciuffi d'erba, seta, refoli di fumo, velluto, mazzetti di viole, lievissime orme di gatto, o persino di leprotto.



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