venerdì 29 aprile 2016

"Un pensiero al giorno" 37 - "Levità intercontinentale"

"Un pensiero al giorno"

37 - "Levità intercontinentale"

Per due o tre anni, ha abitato non tanto lontano da casa mia una famiglia indiana. Papà, mamma e la loro bimba, divenuta nel frattempo ragazzina. In genere, gli indiani trasferiti in questa terra così lontana dalla loro sono molto riservati e compiti. Tutto nei loro modi esprime una gentile serietà, ma difficilmente si aprono a comunicare con gli indigeni padani. Men che meno con indigeni del tipo "selvaticus stranus" come me. Vedevo dunque spesso questi vicini indiani, ma ci passavamo a fianco così, un po' come estranei, come in effetti eravamo, pur condividendo l'appartenenza a una comunità tanto piccola.

Ma loro avevano questa passione per l'argine e anche io ogni tanto ci faccio passeggiate sopra. È stato così che ha avuto inizio un piccolo "rito dei saluti" molto discreto, scambiati col papà di quella famiglia, in camminata sul sommo dell'argine. Si vedeva che era un timido inveterato, e cosa più curiosa, aveva attraversato mezzo mondo per finire con l'incontrare uno forse ancor più timido di lui. Era il convegno intercontinentale delle timidezze multiculturali. A un mio "ciao" discreto, lui rispondeva con mezzo cenno di sorriso, forse indeciso su quale formula di saluto adottare, anche per difficoltà linguistiche. Oppure, vai a sapere, quello era un suo modo indiano di esternare somma reverenza. Alla fine, se sono abituati a dir di no nella maniera in cui noi annuiamo, tutto era possibile in un ipotetico ribaltamento delle usanze. La moglie e la figlia erano spesso in passeggiata col marito-papà, ma il piccolo rito dei saluti si svolgeva solo con lui. Li vedevo spesso anche da casa, incamminarsi verso l'argine a piedi molte più volte di quanto non facessi io. Era bello pensare a questo loro desiderio di continuità con la natura e col fiume. Qui erano alloggiati in un appartamento e forse quelle loro mini-escursioni erano un modo per riprendere contatto con la loro terra d'origine. L'India sarà tutta un'altra cosa, ma anche là l'erba è verde allo stesso modo, e un fiume scorre sempre verso qualche parte in modo simile.

Poi ho saputo che la piccola famiglia indiana si trasferirà in Germania, forse alla ricerca di miglior fortuna. Credo che tutto sommato qui si siano trovati bene. E l'altra mattina, sono capitato in Comune proprio mentre, tutti e tre, stavano facendo dei documenti in vista dell'espatrio. Ho fatto così in tempo a salutare "mutamente", alla nostra maniera, il papà, con un mormorato "ciao", al quale lui ha risposto sempre nel suo modestissimo modo, gentile e a sorriso basso. Mi mancherà vederli in giro, e ora spero solo che dovunque andranno, in quel Qualsiasendorff o Qualchepostemburg in cui si ritroveranno ad abitare, siano contenti e almeno possano avere vicino a casa un argine col suo fiume.


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