"Un pensiero al giorno"
30 - "La pregnanza del nulla accadente"
I film di fine anni '60 e soprattutto poi del decennio '70, hanno sdoganato per il grande pubblico un concetto estetico-esistenziale importante. Più che concetto, si potrebbe dire una dimensione. Questi film hanno portato maggior consapevolezza rispetto al fatto che la vita di ciascuno è formata prima di tutto da quella gran parte di tempo in cui non accade assolutamente nulla di significativo.
Già la letteratura (Sartre, Proust, Joyce, Melville), la poesia (Montale, Saba), il teatro (Arthur Miller, Tennessee Williams) avevano conferito dignità al nulla nel suo accadimento. Ma si offrivano su canali riservati a un pubblico tutto sommato ristretto.
Col film "di crisi" fine anni '60 - '70 invece, il "non succedere" viene democratizzato e reso accessibile praticamente a tutti. "Il laureato", "Un uomo da marciapiede", Non si uccidono così anche i cavalli?", "Questa terra è la mia terra", sono solo alcuni dei primi titoli che vengono alla mente.
Ma la cosa interessante è che in quel periodo il "non succedere" rosicchia spazio anche in certi film d'azione o di pura trama, nei quali non ci si aspetterebbe nulla di non assolutamente necessario alla stretta "economia accadente" della storia. I western di Sergio Leone, oppure "Corvo rosso non avrai il mio scalpo", "Dersu Uzala" e "Dodeskaden" di Akira Kurosawa, persino alcuni polizieschi con Clint Eastwood, proclamano chiaramente che il "non succedere niente" è parte consustanziale del vivere.
La cosa è abbastanza notevole per dei film, essendo il film l'opera di finzione per eccellenza che più tende per sua "natura" alla soppressione dei tempi morti. Tale prerogativa è tecnicamente e concettualmente insita nella "filosofia" stessa del meccanismo narrativo che ha inaugurato la storia del cinema moderno: il montaggio.
Il montaggio è una sommatoria di tagli. Si filtra, si epura, si scarta, ciò che è noioso, ridondante, non degno di nota. Il montaggio è un inganno spazio-temporale realizzato con la nobile finalità di rendere avvincente e divertente una storia.
Un'altra dimensione verso cui sempre i "film di crisi" ci hanno traghettato in massa è l'aleatorietà dell'accadere. Le cose della vita infatti non solo accadono con scarsa rilevanza, ma altrettanto difficilmente seguono un vero e proprio filo narrativo ordinato, una sequenza sensata e articolata nella logica di un racconto vero e proprio (salvo certe direttive generali dettate da una coerenza di massima).
I "film di crisi" ci riportano insomma un po' coi piedi per terra. Ci avvisano: attenzione, se una volta terminate queste due orette di proiezione, rincasando ti accorgerai che di "non accadere" sono impastate le tue giornate, i fatti notevoli sono soltanto una minima, trascurabile parte, e per di più capitano un po' anche a casaccio, ebbene non ti lamentare...noi te lo avevamo detto.
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