"Un pensiero al giorno"
16 - "Sintesi sinestetica"
Per "praticità esistenziale" siamo abituati a classificare le cose della vita, e a disporne, un po' per compartimenti "quasi stagni".
La fondamentalissima e primaria suddivisione più che mai familiare a ciascuno, è quella fra mente e corpo. Da questa, come da una matrioska più capiente, esce fuori tutta una serie di altre classificazioni: cuore e testa, pancia e razionalità, sensi e pensiero, anima e fisicità, emotività e riflessività, e via di questo passo.
Un simile modo di guardare al mondo "per territori recintati" non è che sia completamente infondato o errato per intero. Ha prima di tutto una sua utilità, ci aiuta a passare in rassegna e ad affrontare meglio le svariate incombenze del vivere. Ci fornisce una buona mappa del territorio, grazie alla quale ci possiamo orientare meglio e con più ordine.
Ma non sarebbe male tener sempre presente che nella sostanza si tratta pur sempre di una sorta di "artificio contabile". Nell'effettività del "reale", ogni persona è un "continuum". Non sono date interruzioni fra ambiti. Essere consapevoli di ciò è importante.
Fra le figure retoriche, ne esiste una molto affascinante, che può aiutare a cogliere meglio il senso di questo concetto: si chiama sinestesia. Consiste nell'esprimere un'impressione sensoriale appartenente a un certo ambito percettivo (per esempio, il tatto), nei termini propri di un altro dominio dei sensi (per esempio, l'olfatto). Una frase scritta in termini "sinestetici" potrebbe allora essere qualcosa del genere: "...il profumo di lei era talmente fascinoso, che ne sentii tutto l'abbraccio caldo e sensuale..." (tanto per fare un po' di dannunzianesimo dei poveri...).
Lo "spirito" della sinestesia può farci da guida allora anche per addentrarci meglio nella fisionomia della nostra "logica esistenziale". Ci potrebbe risparmiare tante presunzioni o false convinzioni. In tante circostanze, siamo convinti di aver fatto scelte dettate dalla ragione più stringente, e invece anche la pancia ha detto ampiamente la sua. Questo succede perché per l'appunto non siamo macchine fatte per componenti sommate fra loro, ma una totalità vivente, a cui può capitare di risolvere un arditissimo dilemma metafisico anche col fondamentale intervento del duodeno o del mignolino del piede.
A di là della facezia, rimane vero che il nostro essere affronta il mondo come una totalità sempre integrata. Di noi tutto è nobile: dal più prezioso dei neuroni, sino al più umile fra i peli del culo, ogni nostra parte partecipa e contribuisce in misura importante alla misteriosa sacralità dell'esistere.
Nessun commento:
Posta un commento