"Un pensiero al giorno"
19 - "Florilegi puzzolèi"
Una "puzzola" si era stancata di fare "fuffa" da mattina a sera nel bosco.
- Questo posto diventa sempre più "fuffigno" ogni giorno che passa - pensava - non c'è altro da fare che grattarsi la"pancia", o andare a piedi fino alla cima della montagnola a "tetta", ma una volta giunti sul "capezzolo", è sempre lo stesso panorama.
Si mise allora a "rimuginare" su come avrebbe potuto "sgattaiolare" via. Ma essendo "puzzola", convenne che le si addiceva meglio "spuzzolare" da qualche parte. Avrebbe scoperto il posto "posticcio" in cui si nascondeva il mistero del suo "afrore".
Dalla riva del ruscello, vide passare un "ceppo" di "mogano" "fluitato" dall'acqua. Con impeto "balzano", si lanciò a bordo. Non aveva mai provato tanto "gaudio". "Spruzzi" d'acqua "ciccia" le "lambivano" la "pelliccia", in uno "sciabordio" talmente delicato da sembrare bello "pellicciato".
Durante il viaggio, avvistò tanti amici, magari affacciati fra i "ciuffi" d'erba, appesi "penzoloni" a un ramo, o "sguazzanti" con soddisfazione dove l'acquoreo corso fa un "giubbotto" alle caviglie. Sotto la cupola "frondosa" d'una rovere, intravide persino la "lontra" e la "moffetta" lanciare una "sfida" di "briscola" alla "donnola" e al "furetto".
La "pellicciosa" crociera si protraeva ormai da varie "pelliccevoli" ore, e la faccenda si stava facendo oltremodo "pellicciata", anche per una "pellicciarda" adusa alle espressioni più "pelliccione", qual era la "puzzola".
Fortuna che lungo il tragitto, la "puzzola" ingannò il tempo "sbocconcellando" pezzetti di "zenzero", frutto da lei assai gradito perché privo di "picciuolo". Vinse così la fame e la sua "insidia", fino a quando il "ceppo" incappò in un'"ansa" arrestandosi. Poco distante, un gruppetto di lavandaie se ne stava, dando sfoggio della propria alta maestria nell'arte del "se ne starsene", e curandosi nel frattempo anche del bucato.
Nascosto fra le "frasche" appena dietro le "ragazze", la "puzzola" notò un giovane. Non ci voleva la sapienza "olezzante" di suo cugino lo "zibetto" per capire che il ragazzo si stava "struggendo" per una delle belle lavanderine.
- "Peli", "alito", "polpastrello", "pollice" e "mignolo"! - pensò la "puzzola" - quel "giovinotto" di certo mira il "ricciolo" a rimirar di qualche "donnesco" "pertugio"! -
Si avvicinò un po' circospetta, un po' "circospuzzola", e vedendo il ragazzo a quattro zampe, lo interrogo circa il suo portamento "arcano".
Quegli si mise a "sciorinare" doglianze d'amore:
- Son perdutamente invaghito di quella giovane lavandaia, ma per la vergogna non oso dichiararmi, perché oggetto supremo del trasporto mio è il suo "cavo popliteo" -
La "puzzola", all'udir simili titubanze, si sentì d'incoraggiare lo spasimante: - Non tentennare qui nel "muschio", falle vedere quanto sei maschio! Vai, non essere "orso", di vasta audacia inghiotti un bel "sorso"! -
Preso il toro per le corna, il giovane s'inoltra verso la bella, ma nella "miscellanea" d'emozioni, lo tradisce un "borborigmo". Giunto infine al cospetto di lei, intimorito come al portone d'una reggia, non sa trattenere una gran "scoreggia".
Ma qui mirabile, inusitata è la sorpresa. Come per telepatico intendimento, cagionato dall'anti-impresa, ecco la donzella proclamare:
- Oh ipersensibil cavaliere, farvi dono del mio poplite è per me dolce dovere! -
E giù la la "puzzola" a "gigioneggiare", "burleggiando" fra di sé:
- Mamma mia che eccelso "sfiato"... e io che mi credevo in gran difetto, se ogni tanto mi scappa un "fumetto"! Di certo lui non le ha suonato il "liuto", ma l'ha presa diretta per il "fiuto"! Non sarò più fuori moda, se sollevo un po' la "coda"!
E dopo averne così viste un sacco e una carrettata, verso casa la "puzzola" si lancia ch'è una "schioppettata". Non vede l'ora di raccontare al "ghiro", al "lattonzolo" e alla "faina", che "sinfonia" si suona laggiù in fondo alla stradina, sotto la cappa della foresta tremula, giusto svoltato l'ultima "primula".
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