Le incursione modaiole di Kika nel mondo delle immagini hanno ultimamente imboccato il sentiero delle favole. Anche la presente mia rubrichetta incrociata si accoda dunque al tema, spostando l’attenzione sulla fiabesca dimensione così adorata da grandi e piccini (va beh, si fa per dire…in realtà certe fiabe son molto più tremende dei film di Dario Argento, altro che balle…).
Kika ha scelto stavolta la favola di Biancaneve, nell’interpretazione di una giovane illustratrice: Sophie Lebot. Come di fronte a ogni immagine, possiamo divertirci a fare alcune considerazioni generiche a ruota libera, su questa suggestiva versione della celeberrima “mangiamele”.
A prima vista, il modo in cui il personaggio è rappresentato, più che impressioni varie, mi ha suggerito due nomi, di per stessi già garanzia di piccoli universi di impressioni: Tim Burton e Raymond Peynet. La figura non si preoccupa chiaramente della deformazione anatomica, anzi la sfrutta per caratterizzarsi. Dal mondo di Tim Burton, pesca una certa inquietudine e bizzarria di fondo (gli uccellacci neri lassù in cielo aiutano a completare l’atmosfera, anticipando cosa succederà dopo il morso alla mela). Dalle scene di Peynet (autore dei famosi “innamorati”), prende a prestito un modo dolce di raffigurare, con quella manina tenera, nel reggere una mela evidentemente troppo spropositata per la bocca minima destinata al fatale morso.
D’altra parte, il punto focale di tutta la scena è incentrato sul viso, a sua volta costruito per mettere in evidenza la bocca. Sempre molto “Tim-Burtonianamente”, fra la testa e il resto del corpo non c’è proporzione (ricordate con quale capoccione conciò Helena Bonham Carter per il ruolo della Regina Rossa in “Alice in wonderland”). Tutti gli elementi del volto sembrano fatti per convergere visivamente nella boccuccia così piccola, ma paradossalmente preposta a scatenare così grandi stravolgimenti del destino.
Nell’insieme, il pregio di tutta l’immagine a mio avviso sta nel senso di sospensione trasmesso: la mela è a un soffio dal finire fra le piccole labbra, il braccio sottile sembra spingerla già verso l’alto, mentre lo sguardo, rivolto allo spettatore, contiene un misto di dubbio e fatalità, con un risultato non poco fascinoso.
L’«artificio scenico» del gesto sospeso è vecchio come il mondo, ma garantisce sempre un effetto emotivo efficace. Al proposito, mi sovvengono tre esempi celebri nella storia dell’arte, ma se ne potrebbero fare a bizzeffe. Uno: la formella per il battistero di Firenze di Lorenzo Ghiberti (1378-1455), recante l’episodio del sacrificio di Isacco, con Abramo colto nell’atto di calare il colpo letale sul figlio, frenato dall’intervento provvidenziale dell’angelo del Signore; due: il maestoso “Martirio di San Pietro” dipinto dal Caravaggio nel 1601; tre: la coeva “Conversione di San Paolo”, sempre del Caravaggio.
Per il gioco delle somiglianze, ho trovato tre possibili volti.
Ecco il primo:
Si tratta dell’attrice americana Lucy Liu.
Il secondo volto invece ci riporta in patria:
Questa, altri non è che l’inconfondibile Nicoletta Strambelli, in arte Patty Pravo.
E infine, col terzo volto, rimaniamo sempre in Italia:
Abbiamo ancora una cantante, Anna Hoxha, che conoscerete tutti meglio senza le due “h”, dismesse per motivi artistici, quando iniziò la carriera, facendosi da allora chiamare semplicemente Anna Oxa.
Si conclude qui questa puntata favolistica delle “Muse di Kika viandanti per pensieri”. Se volete vedere adesso con quali strabilianti sorprese si può rimodellare il look della tenebrosa Biancaneve di Sophie Lebot, non vi resta altro da fare che balzare nel blog di Kika e godervi le sempre interessanti invenzioni della nostra maghetta modaiola preferita.
2 commenti:
Ottima interpretazione! Hai subìto anche tu il fascino di questa Biancaneve e hai pure trovato degli esempi più che illustri per richiamare la stessa sensazione di "sospeso", anche se apparentemente con scene lontane da quella qui rappresentata.
In quanto alle sosia io non avrei saputo trovarne nessuna, ma la figura ha effettivamente dei tratti orientaleggianti che ben si addicono a richiamare Lucy Liu. Le altre due hanno somiglianze più sottili e parrebbero improbabili come Biancaneve, eppure, eppure... come al solito tu ci vedi lungo :)
@->Kika: grazie :-) abbiamo fatto una buona puntata anche stavolta, Kika :-) l'immagine che hai scelto era davvero stimolante...il linguaggio espressivo-visivo ha un suo alfabeto, è bello rintracciarne le vari sillabe in ogni declinazione nuova :-) rifacendosi anche soprattutto al passato, perché credo che un meccanismo, nel suo funzionamento, rimane sempre lo stesso, anche se la dimensione di applicazione è più o meno alta o nobile (uhm...non so se mi sono spiegato :-D...
Anche la ricerca dei volti è stata divertente :-) dai, non sarò un espertone, ma un minimo di malizia da detective fisiognomico, credo di averla acquisita con la pratica :-) ehehehe
Bacini settenani :-)
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