Da un po’ di tempo mi frulla in mente il sospetto che dentro di noi convivano due spiritelli contrapposti. O meglio, ferma un momento. Dire “dentro di noi”, è forse un azzardo ipotetico eccessivo. Mi correggo, allora: facciamo “dentro di me”. Perché nel salotto della testa degli altri, non posso certo permettermi di andare a sindacare.
Ci sono insomma queste due entità, questi folletti, gnomi, nanetti esistenziali, elfi della personalità, che si contendono a modo loro la quotidiana partita dei miei pensieri.
Uno dei due folletti, è in realtà una piccola folla, ossia una folletta (Ah – ah – ah! Ho fatto la battuta, ho fatto…!). Ma la battuta è gratuita fino a un certo punto. Questa folletta infatti vale da sola una quantità numerosa di individui. Il suo nome è Niki, detta la Vitalista. Perlomeno è così che la chiamano, in giro per le piazze neuronali e nei sobborghi sinaptici più frequentati. Niki la Vitalista è un personaggio simpatico. Innanzitutto è femminile. Ama la fantasia, le cose creative. Trova sempre qualcosa da inventare, e anche nei momenti di maggiore piattezza, se proprio non le viene nemmeno un’idea, si reinventa la concezione stessa dell’inventare.
Niki è lunare, istintuale, emotiva (oppure istintiva ed “emotuale”: Oh – oh – oh! Ma come sono spiritoso oggi…). Niki, per istinto appunto, si fida più delle sensazioni. Si immerge nel tempo, infilandolo sempre dalla parte in cui esso tende a una leggera follia. Niki crede nell’empatia, nell’utopia della fusione fra gli animi delle persone. Per lei lo scorrere del tempo è ciclico, sa che le cose hanno un inizio, finiscono e poi si rigenerano. Non si scoraggia troppo dunque quando il suo scoppiettante biplano dell’umore sta veleggiando a quote davvero molto basse. Perché sa che arriverà sempre il momento di un nuovo colpo di cloche, in grado di riportare il velivolo alle altezze rarefatte della serena consapevolezza di sé.
In virtù di tutto ciò, Niki adora confrontarsi con l’andirivieni alternante del binomio fame-sazietà. Per dirla in senso più ampio, Niki desidera desiderare. Sa inoltre che il gioco dei piaceri ha regole ben precise: se non le conosci e non stai alle regole del gioco, il gioco ti demolisce. Niki ha allora imparato nel tempo un particolare tipo di saggezza della sensualità. L’eccesso va schivato come una trappola esiziale, ma altrettanto pericoloso è il rifiuto della soddisfazione dei sensi. Niki può permettersi di spingersi diretta a contemplare il nocciolo accecante del piacere, perché da tempo si è costruita gli occhiali da sole adatti a non farsi male agli occhi.
C’è poi quello “scassa” di Vito, l’altro folletto. Sì, Vito il Nichilista. Spiace dirlo. E non per fare del razzismo di genere: sarei un fesso, altrimenti, a parlare male della mia stessa categoria di appartenenza (va beh, forse lo so in ogni caso, in generale, fesso). Spiace dirlo, insomma, ma Vito è maschio. Per dirla in termini brutali, Vito certe volte non vorrebbe nemmeno esistere (da qui il suo nomignolo: il Nichilista). Vito vuole vedere tutte le cose alla luce del sole. Per lui i conti “devono” tornare per forza. Va in crisi quando qualche ingranaggio, anche pur minuscolo, si inceppa. E’ un precisino ansioso che ve lo raccomando. Nei suoi momenti peggiori, diventa persino un misto fra il bigotto e il saputello, che non gli si può stare proprio accanto. Se le cose non funzionano a dovere, per Vito è tutto da scartare. Da qui la sua propensione ricorrente a voler buttare tutto, se stesso compreso, nel gran pentolone nulla. Per Vito il tempo scorre come su una linea: è progressivo, niente ritorna mai. Una volta passata, ogni cosa si può solamente rimpiangerla e provare nostalgia per lei, per sempre. Vito è introiettato dentro di sé. Tende un po’ al solitario. Rimugina un sacco e prima di passare all’azione…anzi, è difficile persino ricordarsi l’ultima volta in cui è passato all’azione.
Non ha però solo difetti, Vito il Nichilista. Per esempio, aiuta Niki la Vitalista, quando a lei sfugge un po’ di mano la situazione. Quante volte l’ha riportata a casa un po’ alticcia, coprendole la bocca con una mano, perché lei avrebbe voluto cantare a squarciagola nei vicoli affollati del comparto cerebrale in cui si gestiscono la compitezza e la serietà del comportamento. Possiamo dire questo: Vito ha molti difetti, ma anche questo unico pregio di portata più vasta, e piuttosto importante. E’ stato lui infatti che ha insegnato a Niki la saggezza delle emozioni.
Insieme fanno dunque una coppia di vicendevole completamento reciproco. Niki la Vitalista e Vito il Nichilista: e non ci sarebbe altro da aggiungere, insomma. Se non un’ultima cosa: ancora non ho capito chi sia quel terzo misterioso folletto che si prende briga di andare a raccontare tutti questi fattacci miei. E’ un tizio alquanto grafomane. Proprio non riesce a lasciare in pace quella benedetta tastiera. Mai che si facesse una carrettata di affaracci suoi…ma se lo becco…
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